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Quando Papa Francesco si definiva “sinistroide”

This handout picture released by the Vatican press office on July 8, 2015 shows Bolivian President Evo Morales exchanging gifts with Pope Francis in La Paz during his pastoral trip in South America. AFP PHOTO/ OSSERVATORE ROMANO/HO RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 26/05/17
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Negli anni in cui lavorava in un laboratorio. Ad indirizzarlo Esther, il suo “capo”Un Papa marxista lo hanno definito giornalisti, opinionisti, italiani e pure stranieri. Papa Francesco, da parte sua, non se l’è mai presa e anzi in qualche occasione ha pure esplicitamente commentato di intendere quell’accostamento tra la sua figura e il marxismo come un complimento: «Ho incontrato tanti marxisti nella mia vita ed erano brave persone perciò non mi sento offeso» (Libero, 3 maggio 2017).

È questa una delle frasi riportate da un libro in uscita in questi giorni. Si intitola The political Pope (“Il Papa politico”) e a scriverlo è stato George Neumayr, un giornalista americano di orientamento conservatore.

I LIBRI SUL COMUNISMO

«Bergoglio – scrive – è cresciuto in un’Argentina socialista che gli ha lasciato senz’altro un segno. Ha anche raccontato ai giornalisti Javier Camara e Sebastian Pfaffen (autori di “Gli anni bui di Bergoglio” ndr) di aver letto da giovane tanti libri sul comunismo che gli dava il suo datore di lavoro e che ci sono stati periodi in cui aspettava con ansia l’uscita del giornale La Vanguardia che non era venduto insieme agli altri quotidiani ma che era diffuso dai militanti socialisti».

Il “capo” a cui Papa Francesco fa riferimento è Esther Ballestrino de Careaga che descrive non solo come una fervente paraguaiana comunista ma anche una delle sue grandi mentori.

IL LABORATORIO

L’incontro con la Ballestrino è avvenuto quando un giovanissimo Bergoglio ha iniziato a lavorare in un laboratorio di analisi. Qui riesce a entrare perché frequenta un istituto industriale specializzato in chimica dell’alimentazione.

Si legge ne “Gli anni oscuri di Bergoglio” (Ancora edizioni):

«In quel periodo lavorava dalle 7:00 alle 13:00. Poi, dopo pranzo andava a scuola fino alle 20:00. Era un laboratorio di analisi di materie grasse, acqua e cibo. Bergoglio collaborava facendo il controllo bromatologico dei campioni inviati dalle fabbriche».

I RIMPROVERI A BERGOGLIO

In “Papa Francesco” (Salani editore), Bergoglio rammenta quei giorni trascorsi in laboratorio con la Ballestrino.

«Ricordo che quando le portavo i risultati di un’analisi mi diceva: ‘Però, come hai fatto in fretta!’ E subito dopo mi chiedeva: ‘Ma questo test l’hai fatto?’. E io le rispondevo che non ce n’era bisogno perchè dopo tutti i test fatti prima, il risultato doveva essere più o meno quello. ‘No, le cose vanno fatte per bene’ mi rimproverava lei. Insomma quello che mi stava dicendo era che il lavoro va sempre preso con molta serietà. Davvero, una grande donna a cui devo molto».



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ASSASSINATA BRUTALMENTE

Esther era considerata «un capo straordinario», si legge ancora ne “Gli anni oscuri di Bergoglio“.

«Era un’esperta in chimica, militante comunista, che durante la dittatura argentina ha sofferto il sequestro di una figlia e del genero. Annoverata tra le fondatrici delle Madres de Plaza de Mayo (associazione formata dalle madri dei desaparecidos, ossia i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983), lei stessa venne sequestrata e assassinata – fu gettata in mare da un volo militare – insieme alle suore francesi Alice Domon e Léonie Duquet. Il suo cadavere è stato ritrovato in una spiaggia della costa di Buenos Aires e sepolta in una fossa comune. Diversi anni dopo è stato identificato dal Reparto Argentino di Antropologia Forense, che ha lavorato anche nelle fosse comuni della dittatura militare rinvenute a Córdoba».

I LIBRI DI ESTHER

Bergoglio racconta la genesi della sua esperienza «sinistroide», come la definisce lui stesso:

«E’ nata leggendo libri del Partito Comunista» che gli dava la Ballestrino, «la donna che tanto mi ha insegnato della politica», e che prima dell’esperienza argentina, era stata segretaria del Partito Rivoluzionario Febrerista paraguaiano.

«Dopo – prosegue Bergoglio – ha seguito gruppi di giovani con diverse esperienze politiche. Si deve anche ricordare che a quell’epoca, la unidad básica perronista così come il comitato radicale o la sede socialista, erano luoghi di cultura politica. Ora probabilmente vengono utilizzati per insegnare a cucinare, per tenere corsi, ecc., però in quegli anni la cultura politica veniva molto incentivata. A me piaceva andare in tutti quei posti».

“MAI AFFILIATO AD UN PARTITO”

«Negli anni 1951 e 1952 aspettavo con ansia le persone che vendevano, tre volte alla settimana, La Vanguardia, rivista che non poteva essere venduta dai giornalai e allora veniva distribuita per la strada dagli stessi militanti socialisti. Sicuramente, in seguito, ho accompagnato anche a gruppi ‘justicialistas’23, però mai mi sono affiliato a un partito».



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