Da Pio XII a Giovanni Paolo II, così i pontefici incontravano corridori e “dispensavano” consigliChe feeling tra i Papi e il giro d’Italia. La “carovana” rosa in Vaticano ci arriva la prima volta nel1946.
È Pio XII, scrive Vatican Insider (21 maggio), il primo Pontefice ad incontrare insieme i ciclisti del primo Giro dopo la Seconda Guerra mondiale. I “girini” – come allora li si chiamava e ancora oggi qualcuno li chiama – arrivano a Roma per l’udienza loro riservata iI 26 giugno. Ecco Bartali, Coppi, la maglia rosa Ortelli, Ronconi.
Pacelli, affacciato al balcone centrale del Palazzo Apostolico nel cortile di San Damaso, parla loro con simpatia e, congedandoli, li esorta: «Andate dunque, al sole radioso d’Italia, di questa vostra Patria, di cui conoscete le native splendenti bellezze e della quale volete essere campioni degni ed intrepidi. Andate, o prodi corridori della corsa terrena e della corsa eterna».
PIO XII E IL CALVINISTA
Altra tappa da ricordare durante il lungo pontificato pacelliano è quella del 1950, anno giubilare, che proprio per questo motivo vede scegliere come traguardo conclusivo del Giro la “Città eterna”. Tra le immagini più significative di quell’edizione il momento in cui Bartali e il suo rivale, il calvinista svizzero Hugo Koblet (che vincerà proprio l’edizione in quell’Anno Santo) sono immortalati da un fotografo inginocchiati insieme davanti a Pio XII.
«Il Papa, sceso dal tronetto, si diresse inaspettatamente e con visibile e paterno piacere, verso due figure che subito caddero in ginocchio: Bartali e Koblet. Bartali, si sa, è un po’ in casa sua in quel tempio. Ma Koblet, calvinista, potrebbe rappresentare quanto di più anticattolico sia stato inventato dalla reazione protestante» scrisse in un articolo memorabile Luigi Gianoli, commentando: «Eppure Koblet, abdicando con straordinario tatto ad ogni principio, si prosternò con un gesto semplice, giovane e commovente così diverso dalla massiccia e severa devozione di Bartali, da descrivere, in virtù di un solo movimento, il carattere di due atleti».
GIOVANNI XXIII TIFOSO DI BARTALI
Da Pio XII a Giovanni XXIII che a detta di molti come il predecessore è tifoso di Bartali e non disdegna qualche occhiata alla stampa sportiva. Su di lui girano aneddoti decisamente improbabili e le storie del ciclismo segnano che la carovana del Giro fu ricevuta da lui nella 46esima edizione quella del maggio 1963. Purtroppo né agende né il poderoso volume degli indici dei discorsi, messaggi e colloqui, vi fa alcun rimando . Certo è che quando morì, il 3 giugno 1963, la notizia raggiunse i corridori a Treviso. E l’indomani si disputò la cronometro senza premiazioni e senza pubblicità e in un clima mesto la “Maglia rosa” Balmamion corse col segno di lutto al braccio.
PAOLO VI TRA MERCKX E GIMONDI
Il successore Paolo VI accolse subito il Giro dell’anno seguente e il 30 maggio 1964, un sabato, rivolse ai «carissimi corridori» e a tutti gli «Organizzatori, promotori, osservatori della grande gara ciclistica» un discorso persino accalorato in cui subito richiamò «l’interesse appassionato cui anche Noi, nella Nostra fanciullezza, seguivamo le notizie del Giro d’Italia».
«È una tappa – aggiunse il Pontefice – che ci offre la gradita opportunità, non solo di ricordare i nomi famosi dei grandi corridori degli anni passati, ma di conoscere i vostri nomi e d’informarci delle vicende di questa sempre celebre gara!». Poi spiegava le «due importanti ragioni» per cui era felice di assistere al «passaggio romano»: e cioè per avere una nuova occasione di manifestare la sua «simpatia per tutti gli sportivi» e la sua «stima per lo sport».
Tra le immagini rimaste nella storia del ciclismo quella del Papa bresciano nel 1974 in piedi fra Eddy Merckx e Felice Gimondi.
IL GIRO “UMANISSIMO” DI PAPA LUCIANI
Si racconta che la bicicletta sia stata una passione di Albino Luciani che però nel suo pontificato di 33 giorni non ha il tempo di toccare temi sportivi. Prima dell’elezione al papato da patriarca di Venezia manda il suo saluto al 55° Giro che nel 1972 vede come prima tappa il percorso Venezia -Ravenna. «Nulla di ciò che è umano è estraneo alla Chiesa. Sono qui per amore del giro, ma anche per amore di Venezia», è il suo augurio ai partecipanti
E c’ è chi ancora ricorda quell’omelia nella messa solenne in San Marco, il giorno prima della partenza, quando definì il Giro «avvenimento popolare umanissimo» e si potevano notare in prima fila Bartali e chierichetti d’eccezione Merckx e Franco Bitossi.
WOJTYLA E IL DRAMMA DI PANTANI
Da Luciani a Karol Wojtyla. Tra le sequenze più rappresentative della sua attenzione alla “carovana rosa” primeggia la toccante udienza concessa da Giovanni Paolo II in Sala Clementina a tutti i partecipanti e gli organizzatori del Giro nel 2000, l’anno del Grande Giubileo.
Nei filmati si riconoscono bene Adorni e Baldini, Magni e Gaul, Gimondi e Merckx, Moser e Saronni, Fignon e Hampsten, e c’é Marco Pantani tornato in pista dopo le disavventure dell’anno precedente e poi prematuramente mancato.
A ricordarlo più volte è stato l’avvocato sorrentino Carmine Castellano, tra gli organizzatori, mai dimentico degli occhi lucidi dello scalatore romagnolo chiamato “il pirata” che, emozionatissimo, si inginocchia ai piedi di Wojtyla ricevendone una carezza sul capo. «Era un momento molto delicato della vita di Marco Pantani e… il Papa lo sapeva», ha ricordato Castellano.
“RIGORE, COSTANZA, LIMITI..”
Giovanni Paolo II, di certo il Papa più sportivo della storia, in quell’occasione elencò le doti necessarie agli atleti: «Il rigore della preparazione, la costanza nell’allenamento, la consapevolezza dei limite delle capacità della persona, la lealtà nella competizione, l’accettazione di regole precise, il rispetto dell’avversario, il senso di solidarietà ed altruismo».
BENEDETTO CICLISTA “AD HONOREM”
In realtà Benedetto XVI non è mai montato su quella “ammiraglia”. E tuttavia dal Capodanno 2007 è tesserato della Federiclo mondiale, l’Uci, in quanto presidente onorario del Gruppo Sportivo Madonna del Ghisallo, il già ricordato santuario dei ciclisti per eccellenza. Sempre Benedetto XVI ha benedetto, il 31 maggio 2006, in Vaticano, l’ultima pietra per il Santuario ora conservata nel salone centrale dell’attiguo museo. Reca il testo in latino “Omnia Vincit Amor”: l’amore vince tutto.