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L’uomo è quello che mangia: Dio ha dato ragione a Feuerbach

Ostia Eucaristia Sacerdote
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Fabio Bartoli - La Fontana del Villaggio - pubblicato il 10/05/17
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Nel mio recente libro sulla Quaresima ho scritto: “Il fatto è che aveva proprio ragione Feuerbach, quando diceva che l’uomo è quello che mangia. Aveva talmente ragione che il Signore, perché potessimo essere trasformati in Lui si è fatto cibo per essere mangiato”.

Qualcuno forse avrà pensato: ma come? Un prete che in uno scritto sulla Quaresima cita ed approva uno dei padri del materialismo, lo stesso che ha detto che l’uomo si è fatto Dio a sua immagine e somiglianza?

Sì, lo lodo e lo ringrazio, perché il grande male in cui siamo immersi oggi non è più il materialismo, ma l’idealismo gnostico. Ho già avuto modo di dirlo: Dio è materialista, il diavolo è spirituale. Ogni cosa buona che facciamo nella nostra vita la facciamo con la carne: non c’è modo di amare un altro senza passare attraverso la carne. Come potrà un altro sapere che lo amo se non glielo comunico almeno con un sorriso e uno sguardo? Viceversa il peccato è sempre spirituale: il peccato è l’orgoglio, è l’egoismo, è l’invidia, è la presunzione, e questi veleni possono bruciare dentro senza nessun bisogno di arrivare fino al gesto e alla parola.

Abbiamo un bisogno disperato di rivalutare la carne come luogo dell’incontro con Dio e in questo ci può venire incontro magnificamente la teologia sacramentale, che è poi quello che nel corso dei secoli ha spesso costruito la più forte barriera contro l’eresia gnostica. Non è un caso, non può esserlo, se la materia dei sacramenti è quasi sempre un’esperienza umana basica, fondamentale, assolutamente carnale: mangiare, bere, far l’amore, lavarsi, profumarsi sono la materia dei sacramenti e quindi questo vuol dire che questi gesti sono in sé gesti mistici, che già nella loro struttura antropologica portano impresso il segno di ciò che possono essere una volta che sono assunti nel Sacramento.

Se l’eros, ogni eros, da quello per la pasta alla carbonara a quello per gli occhi belli di una zingara, non portasse in sé un’eco e una traccia dell’eros di Dio, i sacramenti sarebbero una follia e la vita cristiana una sublimazione nevrotica della nostra frustrazione. Chi non sa gustare un buon calice di Amarone come potrà capire che Gesù ci porta il vino nuovo? Chi non contempla la meraviglia e l’incanto dell’unione di un uomo e una donna, come potrà capire l’ultimo grido accorato della Bibbia: Maranatha, vieni Signore Gesù! (Cfr. Ap. 22,17)? Chi non ha mai sentito il piacere animale di togliersi i vestiti sporchi e immergersi nell’acqua calda del bagno cosa potrà mai capire del Battesimo?

Credo che il discorso sull’eros in tutte le sue declinazioni (lo ripeto a scanso di equivoci, penso al sesso, ma non solo) sia il grande locus theologicus del XXI secolo e ringrazio mille volte Dio che profeticamente ci ha donato un Papa (S. Giovanni Paolo II) che con coraggio ci ha dato in mano gli strumenti necessari a combattere questa battaglia, lui innamorato della carne come pochi ed al tempo stesso talmente spirituale che nessuno potesse seriamente dubitare della sua santità.

Dunque sì, ascolterò Feuerbach, e volentieri dialogherò con lui, se mi aiuta a capire meglio S. Giovanni Paolo II. Io stesso mi farò Feuerbach, torrente di fuoco – questo il significato del suo nome -, se può servire a risvegliare la Chiesa da questa follia idealista.

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