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Comanda l’uomo e il cane ne è felicissimo

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Paola Belletti - pubblicato il 26/04/17
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Dall’ultimo libro del dog trainer più famoso del mondo una grande confermaIl titolo del libro che mi sta aiutando in questa fase della nostra vivace vita familiare non si intitola così. E nemmeno l’originale  best seller al quale allude il corsivo. Però spiega già l’approccio che ho incontrato nel testo del quale voglio parlarvi e che mi sta piacevolmente sorprendendo.

Non so nemmeno perché l’abbia acquistato. In copertina compare l’immagine di un personaggio famoso, anche in Italia, per un programma in onda su Sky, Dog Whisperer. Fa parte di quei programmi tipicamente americani, che piacciono tanto a mio marito, sulla falsa riga di Come è fatto, Mega costruzioni, Mega strutture, Demolizioni varie, Grill master, decoratori, aggiustatori, Pescatori estremi, cose così..Insomma l’How do di qualsiasi cosa. E la cosa non mi pareva desse credenziali particolarmente alte alla pubblicazione.

Invece ho fatto bene! E mi sento di consigliarlo anche a voi. Anche a chi non ha o non avrai mai un cane.

Il titolo? Ah sì, scusate: Il capobranco sei tu (Cesar Millan, SALANI, 2010).

La cosa davvero sorprendente che ho notato, e che in realtà non dovrebbe affatto sorprendermi, è che pur prendendo le mosse da un tema non strettamente vitale per l’esistenza delle persone, obbedendo alla realtà dei fatti ovvero a come è fatto un cane e, soprattutto, a come siamo fatti noi esseri umani, si possono ri-scoprire cose davvero interessanti per il nostro benessere. Cose vere su come sia fatto l’uomo, la natura, il nostro indissolubile rapporto.

Credo addirittura che, mutatis mutandis, pure San Francesco approverebbe questo manuale!

Non che la colonna sonora del programma possa essere il Cantico delle creature magari con un arrangiamento pop o soft rock, ma non si può negare una fondamentale sintonia con la visione cattolica del mondo e dei suoi abitanti. Gli animali fanno parte della natura e sono belli. Hanno bisogno di vivere in un certo modo per essere felici, appagati. L’uomo ha un ruolo unico nel creato. Anche se qui viene chiamato Madre Natura, ma non daremo troppo peso a maiuscole e genitorialità attribuite.

Questo messicano trapiantato in California, raccontando il suo lavoro con i cani e i loro padroni, riesce a mostrare le debolezze e i profondi disequilibri di una popolazione fortemente consumistica e individualista. Nessun sermone moralista, per carità! Ma l’osservazione puntuale di ciò che succede se la nostra preoccupazione è ottenere intimità- intesa come qualità della relazione- dal nostro cane o dal nostro gatto, per restare sul Pet classico.

Non stiamo benissimo. Noi, ma nemmeno i nostri “amici a quattro zampe”.

La cosa subito rassicurante è che lui, ad esempio, non li chiama così. Sono cani. E prima di tutto sono animali. Non personcine basse e carine, dotate di pelliccia.

E cosa cercano? Cosa bramano più di tutto?

Ordine. Sicurezza. Uno scopo. Un lavoro. Regole, autorità.

Meno, molto meno tutù, impermeabili stile burberry e collari glitterati. Umanizzarli è il peggior torto che possiamo fare loro. Invece più del 50% delle persone interpellate in un sondaggio americano del 2004 riportato nel libro a pagina 24, alla domanda su chi volessero con sé su di un’isola deserta, se un essere umano o un animale, ha risposto un animale! E il punto esclamativo c’è anche nell’originale.

Per  Cesar – e credo per moltissimi esemplari della specie homo sapiens sapiens –  la scelta sarebbe caduta sulla moglie (o il marito), ad occhi chiusi.

E questo signore ha fondato, e campa meravigliosamente con, il Dog Psychology Center. L’80% degli intervistati dichiara inoltre che ciò che lo ha spinto a prendere un cane è stato il desiderio di compagnia.

Questi risultati ci dicono qualcosa della nostra cultura occidentale: ci sentiamo soli. E i rapporti con i nostri simili ci sembrano spesso troppo ardui. Rinunciatari, sfiduciati rispetto alla possibilità di una vera intimità con i nostri simili ripieghiamo sugli animali ritenuti, erroneamente, ma piuttosto comunemente, più facili e molto più gratificanti.

E invece la più grande ingiustizia che possiamo infliggere loro è di smettere di essere i veri signori del creato. E i padroni in casa nostra. Non lo dice snocciolando versetti biblici, l’autore del libro. Lo fa raccontando del miliardario che paga due differenti jet per mandare i suoi due schnauzer nani al suo Dog Center a Santa Clarita, per esempio. Il magnate era famoso per la sua “oculatezza”.

Due, dico, ben due jet. Uno per cane. E dichiara candidamente di essere disposto a spendere cifre impronunciabili per risolvere il problema. I cani rischiavano di ammazzarsi  l’uno con l’altro.

Ma il prezzo più alto che l’anonimo riccone paga, si renderà presto conto l’autore, è quello di aver del tutto abdicato a relazioni umane di qualità e di aver riversato tutta la propria carica emotiva e sentimentale sui cani.

Riusciva a terrorizzare contemporaneamente tutti i membri del suo staff, ma non a farsi obbedire da quei due minuscoli cagnetti. E l’ultima cosa che avrebbe voluto sentirsi dire era che stava sbagliando tutto e che l’unico soggetto a dover cambiare per fare andare meglio le cose era proprio lui. Comunque Caesar è sopravvissuto per raccontarcelo. Deve esserci riuscito piuttosto bene.

Il cane, spiega nei primi capitoli, ci fa da specchio. Riflette il nostro stato emotivo e mentale.

Ah. Speravo invece di trovare un rapido vademecum per risolvere il problema della gestione del cucciolo destinato a raggiungere in breve tempo il peso della mia terza figlia anziché di vedermi proposta, come una via di scampo al caos incombente,  un’altra improrogabile occasione per cambiare io stessa. Ho sfogliato golosa in cerca di specchietti e check list. Qualcuna in effetti c’è. E diversi consigli pratici. Ma tutti rimandano ad un concetto cardine: il capobranco sei tu.

Quindi devi sapere chi sei, come stai, cosa vuoi dal tuo cane e anche dalla tua vita.

O mamma mia, che impresa! In un certo senso sì. Perché siamo molto sbilanciati sul fronte razionale e poco su quello pre razionale, istintivo che invece continuiamo a possedere perché così vuole la nostra natura. Siamo comunque anche animali.

Ma nella grande orchestra della Creazione siamo gli unici a poter girare, per esempio, film come Ace Ventura. E non solo perché abbiamo la tecnologia per fare riprese e montaggi, ma soprattutto perché siamo i soli  in grado di far stare insieme, nello stesso ambiente e senza che si scannino, animali di specie diverse.

L’energia alla quale fa così spesso riferimento l’autore non mi ha fatto nemmeno lontanamente pensare a visioni orientaleggianti e a chakra intasati da liberare.

Mi ha fatto ricordare che siamo anche una presenza corporea, significativa e che anche noi emaniamo odori e suoni, possiamo toccare e occupiamo spazio. E che le intenzioni passano molto di più dal tono, la postura, le intenzioni che non dalle parole.

Molto bello il capitolo “la corda del nonno”. Non guinzagli da decine o centinaia di dollari, bensì la vecchia solita corda che il nonno teneva nella stalla. Lo strumento funziona solo se fa passare la tua intenzione. Conta l’intenzione insieme allo strumento, mai lo strumento da solo.

Siamo anche l’unica specie con la mania di “taggare”- diremmo oggi. Assegniamo nomi, significati, simboli.

Ed è magnifico. Caesar ci ricorda invece che ai cani questo mondo di simboli non importa per nulla e che non è loro in alcun modo accessibile. L’albero all’angolo è l’albero che ricorda a Jack (o Fido, Laika, Musa, Rio..) che passano macchine veloci proprio lì vicino. O che è velenoso e quindi pericoloso.

Per questo invita a diffidare dall’attribuire i comportamenti, soprattutto quelli instabili e disturbanti, alla “personalità” dell’animale!

E per questo stesso motivo invita a non immaginare chissà quali vissuti radicati di dolore e senso di abbandono nel nostro cucciolo magari preso pietosamente in un canile. Il cane sta piantato nell’oggi. Vive nel presente. Ricomincia sempre. E non aspetta altro che noi ci riprendiamo il ruolo di capo. Che gli diamo regole, limiti, compiti. E ci insegna, senza averne troppo l’aria, anche un’altra cosa che potrebbe tornare assai utile anche ad altri “branchi”.

Ci sono innumerevoli studi sulla leadership, sugli stili più adeguati, sulla motivazione, su cosa faccia lavorare al meglio il proprio gruppo. E purtroppo gli esempi di stili di comando coercitivi, basati sulla paura e l’intimidazione o sulla seduzione sono altrettanto numerosi. Quello che funzionerebbe alla grande anche in molte aziende e le farebbe vivere e prosperare a lungo nel turbolento mercato globale di oggi e domani è invece proprio il modello della leadership calmo-assertiva; quella che funziona con i cani.

Basato sulla stabilità e l’equilibrio emotivo e mentale del capo.

Siamo deliziosamente da capo e anche davanti al Capo. Ce lo diceva già, Lui, il Creatore, che siamo vicini alle bestie create nel sesto giorno (non uguali, per niente con lo stesso valore e dignità), meno a quelle dei giorni prima. E che siamo chiamati, noi e solo noi, a dominare su tutti gli animali.

Dominare significa signoreggiare. E lo si fa, appunto,  “da signori”, con calma e fermezza.

Avrei ancora molte cose da sottoporre alla vostra preziosa attenzione ma Puré, il nuovo arrivo in famiglia dotato di pelliccia e denti aguzzi tanto da meritarsi l’appellativo di “squaletto da giardino”, non deve aver colto con chiarezza cosa intendessi comunicargli poc’anzi con il mio tocco calmo-assertivo. In qualche modo deve aver capito “ok, puoi dilaniare le scarpe di papà”.

 

 

 

 

 

 

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