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La bella storia dell’ultimo “calvario” di Parigi

La croce “de l'Évangile” © Paris-Bise-Art

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FABIOLA DE LA VILLEGEORGES - pubblicato il 20/04/17
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Rue de l’Évangile, all’estremo nord del 18esimo arrondissement, custodisce un tesoro raro, che ha destato l’ammirazione di numerosi artisti, come Marcel Aymé, Pierre Brasseur o Yves Montand.

«È un quartiere puro, insieme ricco e ristretto, nemico di Dio e dello snobismo», scriveva nel 1939 Léon Paul Fargue, per evocare il quartiere popolare di Saint-Denis la Chapelle nel 18esimo arrondissement, roccaforte del comunismo.

Eppure questo quartiere, presentato come ostile a ogni presenza divina, custodisce un vero tesoro: l’ultima croce stradale di Parigi, la “croce del Vangelo”, situata in fondo all’omonima via.

Una croce in campagna

La storia di questa croce risale al XVI secolo, nel 1540: all’epoca una grande pianura si stendeva tra i paesini di Saint-Denis, La Chapelle e La Villette, che erano allora fuori dai quartieri della città di Parigi. Già all’epoca, questa croce era un luogo di venerazione importante. Ogni anno una grande processione effettuava un tragitto triangolare tra Saint-Denis, la croce del Vangelo e La Villette. La croce era un luogo di venerazione imprescindibile, per gli abitanti.

Oasi di luce nelle tenebre

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Stampa della croce “de l’Évangile” ancora circondata di gazometri. I gazometri a colonne sono dei serbatoi di gas tipici della rivoluzione industriale. Una grande campana in ferro vi stava fissata, e oscillava su una riserva d’acqua. Al di sotto di questa riserva c’era lo stoccaggio del gas che serviva ad alimentare la città. La quantità di gas immagazzinato faceva salire o scendere il livello della riserva d’acqua, che si portava dietro la campana, mediante un sistema di carrucole e col sussidio di un supporto esterno. Queste campane potevano arrivare a 65 metri di altezza e 75 di diametro. © Paris-Bise-Art

All’indomani della Rivoluzione, nel 1789, la quasi totalità delle croci parigine vengono demolite. Quella del Vangelo è conservata e restaurata nel 1860 (la statua che vi si può vedere oggi è appunto coeva di quest’ultimo intervento di restauro).

Spinta da una forte crescita demografica, la regione di Saint-Denis la Chapelle si trova a poco a poco assorbita dalla città di Parigi. Numerosi interventi urbanistici sono posti in cantiere, allora, per organizzare la crescita della capitale. La croce viene spostata sul marciapiede dirimpetto, poi qualche metro più in là. Ancora oggi dà il nome alla strada sulla quale è installata: “Rue de la croix de l’Évangile”, diventata per semplificazione “Rue de l’Évangile”.

Per molto tempo, Rue de l’Évangile è stata considerata la via più malfamata di Parigi, vicolo di tagliagole per eccellenza. Chiusa tra i suoi due alti muri, essa fece dire di sé a Marcel Aymé, in Rue de l’Évangile:

La Rue de l’Évangile, che correva tra due alti muri ciechi, costeggia a destra una sezione di binari della Gare de l’Est e, a sinistra, il vasto quartiere dei gazometri i cui alti e mostruosi depositi sembravano lì lì per crollare sulla carreggiata e demolirla. Questa lunga via incassata, senza case, senza passanti […]. A qualche centinaio di metri da piazza Hébert piegava un po’ verso destra e sembrava proseguire senza fine tra i suoi due muri uniti e perdersi in sé stessa.

La presenza di una croce in questo posto sinistro aveva qualcosa di rassicurante, di luminoso.

Una fonte d’ispirazione

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Fotogramma del film “Mentre Parigi dorme”, di Marcel Carné. © Paris-Bise-Art

Questa croce e Rue de l’Évangile sono state una fonte d’ispirazione per numerosi artisti, soprattutto per Marcel Carné, per il suo film Les portes de la nuit [noto in Italia come “Mentre Parigi dorme”, N.d.T.], del 1946, che vantava nella scenografia Jacques Prévert, la musica, Vladimir Cosa e nientemeno che Serge Reggiani, Pierre Brasseur e Yves Montand. Realizzando il lungometraggio, Marcel Carné decide di girarne una scena capitale ai piedi della croce del Vangelo.

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Oggi la croce si staglia sempre in capo a Rue de l’Évangile, a due passi dalla stazione Rosa Parks, in mezzo a cassette di birra vuote, a calcinacci e all’odore acre dei gas di scappamento. Eppure, ogni giorno dei credenti vengono con discrezione a cambiare i fiori e le offerte ai piedi della croce, malgrado il regolare vandalismo. Alcuni si segnano quando la guardano, altri – affaticati da notti di vagabondaggio e di sbornie – riposano le stanche gambe contro il suo zoccolo di pietra. Ognuno vi trova il conforto di cui abbisogna. A immagine della presenza del Cristo tra gli uomini, quella croce assicura una presenza umile, forte e toccante in questo quartiere del 18esimo arrondissement di Parigi.

[traduzione a cura di Giovanni Marcotullio]

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