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15 apporti del cristianesimo all’Europa… e al mondo

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Miriam Diez Bosch - Aleteia - pubblicato il 13/04/17
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Tra gli altri, il perdono, la nozione di persona e la gratuitàLa situazione attuale dell’Europa è ambigua e piena di contraddizioni. Da un lato ha un potenziale enorme, dall’altro presenta segni preoccupanti.

Quali elementi di tradizione e origine cristiana possono contribuire a rendere l’Europa migliore, più umana? Grazie alla sua saggezza di ecumenista, ci propone 15 idee al riguardo il professore e sacerdote Antoni Matabosch, già presidente della Fundació Joan Maragall e a cui il Governo catalano ha appena conferito la Croce di Sant Jordi.

1. La nozione di persona. Nella tradizione giudaico-cristiana, troviamo la grande novità per cui Dio vuole stabilire un rapporto di amore/amicizia con ogni uomo e ogni donna. Tutti gli esseri umani sono amici di Dio allo stesso modo. Tutti sono uguali e preziosi. Non sono Dio, ma sono immagine di Dio. La suprema dignità di ogni uomo/donna è un bene democratico che non si può mettere in discussione, un bene culturale supremo e non negoziabile. Nella riflessione cristiana posteriore, questa dignità umana è stata chiamata persona e implica quattro dimensioni principali. La persona è soggettività e possesso di sé, si possiede e si amministra (è il valore unico e irripetibile di ogni persona). È anche apertura al “tu” e agli altri. È essere con gli altri, in modo solidale. È infine apertura a Dio.

2. Il primato dell’essere sull’avere. Se non si mette al primo posto ogni persona umana e la sua maturazione personale, è facile cadere nel “feticismo della merce”, come direbbe Marx. Il consumismo e il produttivismo radicale ci coinvolgono in un processo in cui siamo assorbiti da ciò che è esterno, e l’eccesso non ci rende più persone. È una caduta nell’esteriorità personale e nelle tirannie della propaganda.

3. La sintesis tra logos (ragione) e agape (amore). La tradizione greca ha apportato il valore della razionalità, che ha dato frutto durante tutta la storia dell’Europa, con un accento speciale sulla modernità. Per questo bisogna fare attenzione alle correnti attuali che parlano di “pensiero debole” (Vattimo), di “pensiero o società liquida” (Baumann) o di post-verità. Bisogna tuttavia respingere un razionalismo unidimensionale. La dignità della persona umana esige che tutto (anche ciò che è più ingegnoso e acuto) sia avvolto dall’amore. Non è senza ragione che ora si parla di intelligenza emotiva. Sant’Agostino già diceva che non si può entrare nella verità se non attraverso la carità. Solo una ragione radicata in ciò che è più radicale, l’amore, si rivela la più ragionevole, e quindi la base più feconda di ogni buona cultura. Questo ci aiuta anche a comprendere la ragionevolezza della fede.

4. La storia, spazio di libertà creativa dell’uomo. Il divenire storico ha un senso che è in mano all’azione umana individuale e collettiva. Non c’è un determinismo fatalista, né un eterno ritorno. Ci sono un mondo e una società che creano una cultura guidata dall’uomo. Niente di più lontano da una visione tragica del processo storico, anche se per via della libertà possiamo avanzare o retrocedere. La realtà è il prodotto della libertà.

5.- I diritti umani, il valore della democrazia e lo Stato di diritto. La concezione di ogni essere umano come persona, con una dignità inviolabile, ha portato a poco a poco ad affermare dei diritti umani universali, proclamati dall’ONU nel 1948. I diritti umani forniscono una base solida per instaurare e vivere in democrazia, avendo come base lo Stato di diritto.

6. L’apertura al trascendente. Quando una società si chiude su se stessa e non si apre a ciò che la trascende asfissia, si inaridisce. L’apertura al trascendente – bellezza, verità, bontà – include la religione, ma si estende ad altre dimensioni. Questa apertura è l’origine di grandi imprese e creazioni.

7. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso. L’ecumenismo cerca l’unità dei cristiani e delle Chiese, in un’Europa pluriconfessionale cristiana che in passato è stata una fucina di discordie religiose. L’ecumenismo si basa sulla libertà religiosa, sull’accettazione dei valori dell’altro, sull’avere un’identità propria chiara ma aperta a nuove idee, e infine sul dialogo. Dall’altro lato, l’Europa è sempre più plurale, più plurireligiosa, e l’esperienza che hanno le confessioni religiose nelle relazioni interreligiose contribuisce molto alla pace e alla convivenza. I rapporti interreligiosi cercano l’armonia e si basano sull’accettazione dei valori religiosi delle altre religioni, sulla collaborazione per il benessere della società, sulle esperienze religiose condivise e sul dialogo.

8. Favorire un islam europeo. Certi valori e certe visioni cristiane radicate e trasformate già in cultura comune degli europei possono aiutare a far sì che i musulmani che si sono stabiliti in Europa pratichino un islam che non sia puramente di imitazione di ciò che è tradizionale nei loro Paesi di origine. I valori di base degli europei potrebbero influire su una maggiore accettazione di tutti i diritti umani, sull’introduzione della ragione ermeneutica nei loro testi sacri e sul fatto che diventi sempre più una religione solo religiosa.



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9. L’unità della famiglia umana e la solidarietà universale. Se la tradizione europea, basata sull’insegnamento biblico, ci insegna che tutti gli uomini e le donne sono uguali in dignità e formano un’unica umanità, dovremmo essere solidali con tutto il mondo abitato. “L’Europa che siamo stati chiamati a costruire”, diceva il cardinale Martini, “dovrebbe essere capace di offrire a tutti un nuovo contributo di saggezza, quella che deriva da quella cultura millenaria che la linfa vitale cristiana ha contribuito a maturare nel corso dei secoli. Si chiede infatti all’Europa di non chiudersi in se stessa, ma di rimanere aperta a ogni forma di cooperazione, soprattutto a favore dei popoli e dei Paesi più bisognosi, e a favore della costruzione di una civiltà in cui l’uomo si riconcili con la creazione, con i suoi simili, con se stesso”. Non basta creare la “casa comune europea”, bisogna contribuire a formare una “famiglia di Nazioni”.

10. Una nuova cultura della solidarietà accogliente. La tradizione cristiana sottolinea l’amore per gli altri, le opere di misericordia. L’Europa dovrebbe imparare a creare un sistema e una cultura dell’asilo e della migrazione. Dovrebbero essere aperte le porte a immigrati e rifugiati. La chiusura nei confronti degli altri crea un’Europa egoista e misera.



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11. Il diritto dei popoli. Tra le nuove generazioni di diritti umani, insieme a quelli individuali ed economici bisogna inserire i diritti dei popoli, che basandosi su una cultura propria formano una Nazione anche se non hanno uno Stato. Giovanni Paolo II ha ribadito molte volte questa dottrina, soprattutto all’ONU nel 1995. L’Unione Europea dovrebbe riflettere seriamente sugli inconvenienti e le ingiustizie che implica il fatto di essere basata solo sulle Nazioni-Stato. L’Unione Europea dovrebbe anche essere attenta all’unificazione universale e alla pluralità delle entità che la compongono.

12. Imparare a distinguere tra politica e religione e tra Stato e religione. Le vicissitudini della storia sono state molto varie, ma se si torna alle radici cristiane i cristiani possono apportare l’importanza fondamentale della separazione tra le religioni e lo Stato, la libertà religiosa, il fatto che lo Stato riconosca la positività di fondo delle religioni e la necessità che si stabiliscano accordi per assicurare la pace sociale.

13. Le strutture universali e il principio di sussidiarietà. Per raggiungere un mondo solidale e che rispetti tutti i popoli della terra è sempre più necessario creare strutture internazionali: un nuovo diritto internazionale, una nuova struttura mondiale economica e finanziaria, tribunali che aiutino a superare le tensioni tra i popoli, un governo universale e democratico che superi le sovranità attuali, ecc. Come principio di fondo di questa nuova forma di comunità mondiale bisognerà applicare con rigore il principio della sussidiarietà, secondo il quale non è necessario fare a un livello superiore tutto ciò che si può fare a un livello inferiore, per assicurare la massima partecipazione di tutti a tutti i livelli. Sarebbe bene che l’Europa fosse un buon esempio al riguardo.

14. Creare una “casa comune europea”. L’Assemblea Ecumenica Europea di Basilea ha sottolineato che i cristiani devono aiutare a ritrovare l’anima dell’Europa, una specie di “casa comune europea”, un modello di vita basato sull’umanesimo, come un “regolamento della casa” fondato su uguaglianza, valori condivisi, dialogo, accoglienza…



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15. Il perdono riconciliatore, l’accoglienza e la gratitudine. Per mettere in pratica questi valori che appartengono alla tradizione europea, sono necessari atteggiamenti di fondo inequivocabilmente cristiani e profondamente umani e umanizzatori. Per superare davvero gli scontri, le guerre o il terrorismo, arriva un momento in cui solo il perdono porta alla riconciliazione e alla pace vera e duratura. Solo un atteggiamento accogliente di ogni tipo di vita e di ogni persona (vicina o lontana) può gettare una base stabile di convivenza cittadina. La gratitudine è la capacità di contemplare qualcosa come un dono ricevuto, un regalo, da custodire con cura. L’Europa e il mondo dovrebbero vivere come uno scambio reciproco di doni.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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