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Papa Francesco e le piaghe che affliggono i cristiani in Egitto

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Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 07/04/17
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La visita del pontefice al Cairo, con un programma ancora senza i dettagli dei luoghi che visiterà per motivi di sicurezza“Il Papa di pace nell’Egitto di pace” è il motto del viaggio apostolico di Francesco, in programma il 28 e il 29 aprile. L’itinerario di 27 ore sarà ecumenico e interreligioso. Ci sono anche grandi aspettative sul suo incontro con la coraggiosa e piccola comunità cattolica del Paese.

“Il viaggio del papa può aiutare a migliorare la situazione dei cristiani”, ha commentato alla stampa il 5 aprile in un evento organizzato dall’Associazione Iscom a Roma Samir Khalil Samir S.J., egiziano, docente presso il Pontificio Istituto Orientale.

“Penso che come prima cosa creerà più unione tra i cristiani, e poi presenterà una loro immagine positiva e costruttiva. Un’immagine opposta a quella offerta dall’islam estremista. Il che rafforza l’immagine dei cristiani e influenza l’atteggiamento del popolo e del Governo egiziano, che diranno: ‘Siete veramente un leader (spirituale) buono, aperto, fraterno…’”, ha aggiunto padre Samir per spiegare il contrasto tra l’esempio del Successore di Pietro e l’atteggiamento di altri che alzano la voce per incitare alla guerra e all’odio.

In questo contesto, Francesco incontrerà Ahmad al-Tayyib, il Grande Imam dell’università sunnita di al-Azhar, accolto in Vaticano in uno storico incontro il 23 maggio 2016, e Tawaros II, patriarca dell’antica chiesa copto-ortodossa di Alessandria.



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Anche la Conferenza Internazionale sulla Pace, con sede al Cairo, farà parte del programma comune del papa e al-Tayyib. Sarà uno dei momenti più rilevanti del viaggio, nel quale sono previsti un discorso del pontefice e uno del grande imam.

Per motivi di sicurezza, le autorità non hanno ancora reso noti i luoghi che il papa visiterà in Egitto, Paese flagellato dal terrorismo. In particolare, si temono attentati nel contesto della Messa di sabato 29 aprile.

Va ricordato che nel dicembre 2016 almeno 25 persone sono morte in un attentato contro una chiesa cristiana copta al Cairo in piena Messa, il più grave attacco contro questa minoranza religiosa nella storia recente del Paese. La chiesa è stata poi ricostruita dallo Stato.

 

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MAX ROSSI / POOL / AFP
Pope Francis (R) talks with Egyptian Grand Imam of al-Azhar Mosque Sheikh Ahmed Mohamed al-Tayeb (L) during a private audience at the Vatican on May 23, 2016. Pope Francis met the Grand Imam of Cairo’s Al-Azhar Mosque at the Vatican on Monday in a historic encounter that was sealed with a hugely symbolic hug and exchange of kisses. / AFP PHOTO / POOL / MAX ROSSI

La situazione dei cristiani in Egitto

In Egitto cristiani e musulmani convivono dall’arrivo dell’islam nel Paese. I cristiani egiziani rappresentano il 5% di una popolazione vicina ai 90 milioni di abitanti, il 95% dei quali si dichiara musulmano.

La situzione è instabile. Da un lato la comunità cristiana gode del sostegno del Governo, dall’altro soffre per l’esclusione da parte delle correnti più estremiste e perfino violente dell’islam.



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“Il Governo vuole sostenere i cristiani come cittadini al 100%. Lo stesso desidera l’università sunnita di al-Azhar, ma i gruppi fondamentalisti come l’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, o Daesh), insediato nel nord del Sinai, e i Fratelli Musulmani (l’organizzazione politica basata ideologicamente sull’islam) non lo ammettono”.

“Dicono che i cristiani possono vivere con i musulmani a patto che siano sottomessi e paghino un”imposta’, posizione basata su una lettura radicale di alcuni passi del Corano, in cui la persona che paga deve essere ‘umiliata’ e che in passato non ammetteva che i cristiani convertiti inviassero un intermediario, ovvero un servo che pagasse il tributo” in base a una regola in vigore 14 secoli fa.

Non lasciare solo l’islam che si dissocia dalla violenza

Il gesuita Samir ha ascoltato personalmente le argomentazioni di Papa Francesco che lo portano al dialogo con le religioni, e soprattutto con l’islam e i suoi leader. Questo sforzo – nella situazione attuale di violenza estremista – potrebbe sembrare ingenuo, ma persegue un fine molto più elevato: la convivenza pacifica e l’avvicinamento.

“Il papa mi ha spiegato il suo atteggiamento. Cerca amicizia e contatto, e non vuole sottolineare i difetti”, ha affermato Samir, direttore del Centre de Documentation et de Recherches Arabes Chrétiennes e che è stato ricevuto nel giugno dello scorso anno dal pontefice in Vaticano. Francesco applica così la cultura dell’incontro che ha sostenuto in varie circostanze.

La visita del papa e il dialogo con l’islam sunnita

L’esperto ha affermato che l’Egitto ha una posizione preponderante come Paese arabo-islamico che detta legge nel mondo sunnita, ovvero quello legato alla corrente principale dell’islam, che comprende il 90% dell’intero mondo islamico.

L’occidente cristiano e l’islam sunnita possono ottenere dei vantaggi dal dialogo attraverso l’università di al-Azhar, situata al Cairo e uno dei principali centri di insegnamento dell’islam sunnita, dove si formano gli imam, i religiosi che dirigono la preghiera collettiva nell’islam.

Secondo il professor Samir, si tratta di “un centro teologico islamico” che può aiutare a promuovere e a conoscere i diritti dei cristiani nei Paesi islamici, non perché siano immigrati, ma perché sono lì, sono cittadini originari del luogo, che hanno diritti come i cittadini musulmani.

Dall’altro lato, può aiutare a far accettare che i musulmani che emigrano nei Paesi occidentali possano risiedere in qualsiasi Paese rispettandone le leggi e la cultura.

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Il caso Regeni e la politica in Egitto

“Il regime di Abd al-Fattāḥ al-Sīsī non sopprime la popolazione cristiana, al contrario, al-Sīsī appoggia la comunità cristiana. Il Governo non ha bisogno di legittimazione, è legittimo perché è stato votato da una maggioranza”, ha spiegato padre Samir.

Gli egiziani “non lo ritengono un Governo impostore”. “Si può dire che sia un dittatore, ma non più che in altri (Paesi della regione)”.

“Viviamo in un sistema in cui l’autorità è dittatoriale, chi più chi meno, perché c’è un basso livello di coscienza politica”, ha aggiunto.

In un Paese con il 40% di analfabeti, ha osservato padre Samir, non esistono condizioni che permettano “una maggioranza di abitanti che comprende la politica in Egitto”.

“Il Governo non è del tutto sotto il comando di al-Sīsī”, ha ricordato citando il caso di Giulio Regeni, lo studente italiano torturato e assassinato al Cairo nel gennaio 2016.

La famiglia del ragazzo lamenta che si sia trattato di un “omicidio di Stato”. Padre Samir ha affermato che “al-Sīsī governa come può 90 milioni di persone”, ovviamente senza giustificare un atto di questo genere.

Il 28enne italiano era in Egitto per indagare sul movimento dei nuovi sindacati indipendenti. La seconda autopsia realizzata in Italia, hanno spiegato i genitori di Regeni il 3 aprile, ha evidenziato una “violenza disumana brutale”.

“Siamo sicuri che il papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace”, ha affermato la mamma di Giulio, Paola Regeni, in una conferenza stampa al Senato.

Il viaggio del papa sarà anche un’occasione per riaffermare ed esortare il clero locale. Prima di tornare a Roma, il pontefice pranzerà con i vescovi cattolici egiziani e con il seguito papale. Parteciperà anche a un incontro di preghiera e dialogo con il clero, i religiosi e i seminaristi.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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