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Dal 1990 la mortalità infantile nel mondo si è dimezzata

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Valerio Evangelista - Aleteia - pubblicato il 05/04/17
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Si è passati dai 14,2 milioni nel 1990 ai 7,3 nel 2015. Ma la notizia è buona solo in parte…Un rapporto di pochi giorni fa elaborato dalla JAMA Pediatrics ha mostrato che negli ultimi anni 25 anni la mortalità infantile è scesa moltissima. Più precisamente, si è praticamente dimezzata, passando dai 14,2 milioni nel 1990 ai 7,3 nel 2015. “Penso che in generale il risultato del rapporto sia da considerarsi una buona notizia”, ha ​​affermato il dott. Nicholas J. Kassebaum della University of Washington in Seattle, uno degli autori del rapporto. “Negli ultimi 25 anni la mortalità infantile è diminuita drasticamente, in tutto il mondo”.

Alla NPR, Kassebaum ha illustrato gli aspetti salienti della ricerca, spiegandone e contestualizzandone alcuni punti cruciali.

Ne emerge che molto si deve “alla migliore copertura vaccinale, alla maggiore nutrizione e alla più efficace cura delle madri durante la gravidanza”.



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Le mobilitazioni globali degli anni ’80 per il riconoscimento maggiore dei diritti del bambino hanno portato esperti e politici a mostrare più sensibilità al diritto dei minori alla salute e all’istruzione. Questo ha avuto come risultato diretto “maggiore assistenza allo sviluppo, più aiuti per l’HIV, un tentativo di rendere la vaccinazione universale e più sforzi per aiutare le donne in gravidanza”.

In alcuni paesi inoltre, tra cui emergono Etiopia e Malawi, i miglioramenti nelle forniture di acqua pulita e nei servizi igienico-sanitari sono stati accompagnati da un aumento dell’istruzione generale.

“Sappiamo che se le donne sono più istruite”, ha spiegato Kassebaum, “acquistano un potere maggiore nell’assistenza sanitaria propria e dei loro figli”, avendo la capacità di gestire meglio “l’alimentazione propria e delle famiglie”, arrivando a potersi prendere più cura “dei bambini nei primi cinque anni di vita”.

Sebbene l’istruzione non sia direttamente collegata ad un miglioramento della salute nei bambini, sicuramente è uno dei fattori che rende quest’ultimo un obiettivo più raggiungibile.



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Ma la notizia è buona solo in parte. A causa dell’estrema povertà diffusa in determinati paesi, alcuni dei bambini che un tempo sarebbero morti nei primi anni di vita, adesso vivono abbastanza a lungo da subire gli effetti delle malnutrizione o di malattie ereditate dai genitori, non sempre curabili nei paesi in cui vivono. Sempre più bambini sono inoltre esposti alle guerre che affliggono ancora troppe aree del mondo.

“In Medio Oriente, nel 2015, la principale causa di morte dei bambini di età superiore ai 5 anni è stata la guerra e le violenze ad essa collegate”. E in coloro che riescono a sopravvivere, gli effetti psicologici e fisici delle violenze permangono per molti anni, a volte per tutta la vita.

Negli ultimi due decenni sono stati compiuti enormi progressi. La lotta alla mortalità infantile ha fatto passi da gigante. Ma è necessario e urgente superare questo livello ed allargare l’orizzonte, pensando anche allo step successivo: una maggiore dignità della vita degli adolescenti e dei ragazzi.



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