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Cosa possiamo imparare dal video virale dell’uomo che ha fermato una rissa

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Valerio Evangelista - pubblicato il 31/03/17
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Una lezione sulla risoluzione pacifica dei conflitti umaniIl 26enne Ibn Ali Miller stava andando a fare una commissione per la madre, quando ha visto una rissa tra due adolescenti in mezzo alla strada. Si è fatto avanti impedendo che la situazione diventasse tragica. Un passante stava girando il video della lite, riprendendo quindi anche l’intervento di Miller. In poche ore, è diventato ultra virale.

Senza ricorrere ad alcun contatto fisico, Miller ha attirato l’attenzione dei due litiganti rivolgendosi alla folla di ragazzi che stavano riprendendo la rissa con i telefoni: “A tutti voi che state usando i vostri telefoni, siete voi i veri codardi”.

https://www.youtube.com/watch?v=XrTXQ1Jzusc

Il conflitto è “un inganno del demonio”, ha aggiunto Miller dopo essere riuscito ad allentare il clima. E rivolgendosi agli “spettatori”, li ha invitati a non mettere in imbarazzo i loro genitori. Guardandosi intorno, ha riconosciuto un volto familiare. “So da dove vieni, sei di umili origini. Tua mamma e tuo papà hanno lavorato duramente per arrivare dove sono ora”. La scena termina con Miller che incoraggia i due a riappacificarsi. “Non me ne andrò fino a quando non vi sarete stretti la mano”. Dopo un po’ di esitazione, perché circondati dalle risatine della folla, i due si stringono la mano. Con riluttanza forse, ma sinceramente.



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Venuto a conoscenza dell’accaduto, il comune di Atlantic City ha voluto rendere onore al signor Miller, dichiarandolo “eroe”. Alla cerimonia pubblica, a cui hanno preso parte anche i due ragazzi coinvolti, Miller ha dichiarato che in realtà siano stati loro due i “veri eroi”, perché si sono rifiutati di dare ascolto a chi li voleva vedere combattere.

Ibn-Ali-Miller

Edward Lea/The Press of Atlantic City tramite Associated Press

È interessante notare che l’attenzione di Miller, oltre che sulla grande responsabilità della folla aizzante, si sia concentrata sul comportamento sbagliato dei due, non interessandosi affatto delle motivazioni che li hanno spinti a combattersi. In Efesini 4:26-27 leggiamo: “Nell’ira, non peccate“. L’Apostolo sapeva bene che la natura umana è incline al conflitto, ma ciò a cui siamo chiamati è non cedere al desiderio disordinato di vendicare un torto subito.

E sulla possibilità di trovare pace e felicità nel confronto con l’altro, il giornalista Bruno Mastroianni (su Twitter @brunomastrosta affrontando una serie di riflessioni molto acute, mosse da un concept che lui riassume con il nome di #Disputafelice:

Credo che sia possibile sostenere in modo pacifico la divergenza sia quando c’è semplice disaccordo ma anche quando l’altro vuole litigare o non ne vuol sapere.

Anticamente si diceva che una cosa la conosci solo quando la sai insegnare a un altro (Seneca). Einstein sosteneva che padroneggi solo ciò che sai spiegare a tua nonna. Oggi, nell’epoca della disputa generalizzata e del mondo iper-connesso, cambierei prospettiva: comunicare è farsi capire da chi non è d’accordo.

Sono tre i possibili approcci con cui affrontare un certo tema (maturati da Mastroianni nello studio della comunicazione online, che però sono riscontrabili in qualsiasi forma e ambito comunicativo): reagire, adeguarsi e rielaborare.



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Per reagire Mastroianni intende opporsi a un contenuto, a una tesi, a un’opinione, affermando il proprio dissenso.

Il secondo approccio è quello dell’adeguarsi, cioè dell’esprimere consenso verso un’idea o opinione altrui.

Due approcci opposti che però tendono ad appiattire il dibattito alla dicotomia accordo/disaccordo, da cui bisogna uscire per abbracciare il terzo principio, più difficile da attuare ma ben più interessante: quello della rielaborazione.

In questa terza modalità ci si inserisce nella conversazione non per posizionarsi, né per ottenere consensi e like, ma per aggiungere qualcosa. Rientrano in questa modalità: le spiegazioni, le contestualizzazioni, l’espressione di dubbi pertinenti, la diffusione di dati rilevanti, le argomentazioni coerenti, le narrazioni alternative, i punti di vista inesplorati.

Questa modalità è faticosa perché richiede essere distaccati dalla proprie posizioni, preparati sul tema, pronti a correggersi, capaci di parlare ventilando dubbi e possibilità più che certezze.

Chi rielabora si pone nell’atteggiamento collaborativo di chi prende per buono ciò che viene dagli altri, ma sa anche di evidenziarne i limiti, e si prende la briga di partecipare, senza chiudere o definire chi ha (o presume di avere) ragione.

Rielaborare è sostanzialmente lo sforzo di superare l’istinto primitivo a reagire o adeguarsi per fare un passo verso una dimensione più evoluta del confronto.

Tra due (o più) litiganti il terzo, se rielabora, gode.

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