Solo in alcuni casi. Quando c’è realmente la volontà di estinguere la cosiddetta “situazione di peccato”Si esce da un matrimonio e si inizia una convivenza. Si possono assolvere persone che in una situazione simile abbiano regolarmente rapporti sessuali?
Rocco Buttiglione, docente di filosofia e membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in “Terapia dell’amore ferito in Amoris Laetitia” (edizioni Ares) risponde a questa domanda:
È lecito, in alcuni casi, dare l’assoluzione a persone che, pur legate da un precedente matrimonio, convivano more uxorio e abbiano rapporti sessuali fra loro?
«Sembra che, alla luce di Amoris Laetitia ma anche dei princìpi generali della teologia morale, la risposta debba essere positiva, almeno in qualche caso. Bisogna distinguere chiaramente fra l’atto, che è materia grave di peccato, e l’agente, che può trovarsi in condizioni che limitano la sua responsabilità per l’atto o, in alcuni casi particolari, possono perfino annullarla».
UN’AMARA REALTÀ
Un esempio: «Si pensi a una donna che viva in condizioni di totale dipendenza economica e psicologica e alla quale i rapporti sessuali vengano imposti contro la sua volontà».
Purtroppo, commenta Buttiglione, «non è un caso di scuola ma una amara realtà, che avviene più spesso di quanto si immagini. Mancano qui le condizioni soggettive del peccato (piena avvertenza e deliberato consenso). L’atto rimane cattivo ma non appartiene (o non appartiene interamente) alla persona. In diritto penale si direbbe, forse, che qui non siamo all’interno della teoria del reato (se l’atto sia buono o cattivo) ma della teoria della imputabilità e delle attenuanti soggettive».
ATTI ILLEGITTIMI
Questo non implica, sottolinea il docente di filosofia, che «persone non sposate possano legittimamente compiere atti sessuali. Gli atti sono illegittimi. Le persone (in alcuni casi) possono non incorrere in un peccato mortale per la mancanza della piena avvertenza e del deliberato consenso».
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RAPPORTO SESSUALE SNATURATO
Padre Angelo Bellon su Aleteia (24 settembre 2013) scriveva: «Nella convivenza il rapporto sessuale viene vissuto snaturandolo del suo più profondo significato, che è quello della donazione totale di sé, donazione che comprende tutto, anche la possibilità di diventare padre o madre.
Ma la contraccezione nega tutto questo proprio mentre si compiono atti che sono per loro stessa natura ordinati a questo».
NON SEMPRE IN GRADO
In questo contesto di convivenza more uxorio, sottolinea Buttiglione, si potrebbe obiettare – per ricevere l’assoluzione – non è necessario il proposito di non peccare più? «È certo necessario. Il penitente deve avere il desiderio di uscire dalla sua situazione irregolare e impegnarsi a compiere atti che gli consentano di uscire effettivamente. È possibile, però, che egli non sia in grado di realizzare questo distacco e di riconquistare la propria sovranità sopra se stesso immediatamente».
“SITUAZIONE DI PECCATO”
È importante qui il concetto, conclude Buttiglione, di “situazione di peccato”, illustrato da Giovanni Paolo II. «Non si può credibilmente promettere di non commettere più un certo peccato se si vive in una situazione che – chiosa – espone alla tentazione irresistibile di commetterlo. Bisogna impegnarsi, per poter mantenere il proposito, a uscire dalla situazione di peccato».