L’associazione sostiene di aver monitorato e segnalato 9.379 indirizzi web, in lieve calo rispetto ai 9.872 del 2015. I riferimenti italiani nel deep web sono invece aumentati: 95 contro 70. «La flessione delle segnalazioni – spiega Meter in una nota – non implica la vittoria contro la pedofilia, ma il suo inabissamento. I pedofili hanno lasciato i social network (155 segnalazioni tra Twitter, Facebook, Youtube e così via contro i 3.414 dell’anno precedente), ma hanno scelto forme più sofisticate di immersione. Abbiamo identificato, e cioè contato una per una, 1.946.898 foto, in aumento rispetto al 1.180.909 del 2015. I video rilevati sono esplosi, triplicandosi: erano 76.200 nel 2015, ora sono 203.047».
DROPFILE
La grande e perversa novità 2016 è che i pedofili hanno imparato a lasciare meno tracce rispetto al passato.
Grazie a servizi come, ad esempio, Dropfile che consente lo scambio temporaneo di file. Ci si dà un appuntamento virtuale su una chat e si rende il materiale disponibile per un tempo limitato (al massimo 24 ore). Poi si cancella, senza lasciare tracce. In questo modo la “finestra” dentro la quale le autorità possono intervenire, si restringe.
iCLOUD
Aumentano anche i riferimenti cloud (che consentono sempre scambi temporanei di files), in particolare iCloud, il servizio offerto dalla Apple. Le segnalazioni totali sono 314 contro le 80 del Report 2015. Il rischio, insomma, è sempre più nel sommerso, nel “deep web”.
IL SISTEMA “TOR”
Il sistema prevalentemente usato nel “web profondo” è The Onion Router (TOR), una rete di comunicazione basata sull’autonomia dei suoi membri, i quali sono protetti dalla crittografia. È quindi difficile ottenere l’indirizzo IP che identifica ognuno di loro. E non è un caso, quindi, che “onion” voglia dire in italiano “cipolla”. Il simbolo della cipolla indica gli strati di segretezza che ricoprono gli utenti. Nato per garantire maggiore sicurezza, TOR oggi è usato maggiormente per attività illegali come appunto la pedofilia. E non è facile fermare i pedofili che se ne servono.
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UN CASO DI “ONION”
Meter fa un esempio pratico. Nel novembre del 2016, Meter segnala un indirizzo .onion di pedopornografia contenente 82.046 video pedopornografici. Pensate: ben 476.914 utenti hanno scaricato il materiale segnalato.
«Il 10 marzo 2017 – sottolineano dall’associazione – abbiamo nuovamente constatato la presenza di questo portale e riscontrato 109.535 video: in 4 mesi sono stati caricati 27.489 video e 685.590 utenti li hanno scaricati. Questo fa emergere che in poco più di 4 mesi, il sistema TOR ha permesso lo scambio in modo rapido e incontrollato. Senza ombra di dubbio possiamo quindi ipotizzare che esiste un’associazione a delinquere a scopo prettamente criminale».
L’ESPLOSIONE DI TONGA
Questi sistemi consentono di far transitare i dati su server sparsi nel mondo. «In particolare – prosegue Meter – abbiamo registrato l’esplosione di Tonga (4.156 segnalazioni), seguita da Russia (635) e Nuova Zelanda (312): questo è il podio della vergogna. L’arcipelago di Tonga, che raccoglie una popolazione di circa 100.000 persone, è quello che ha totalizzato la maggior parte delle segnalazioni. Nel Report 2015 Tonga aveva 504 segnalazioni: ora parliamo di un dato otto volte superiore».
I PAESI PIU’ A RISCHIO
Altri Paesi a rischio sono Russia, Slovacchia e Unione Europea (635, 111 e 66 segnalazioni); l’Italia si ferma a quota 15. Per le Americhe: Colombia, Groenlandia, Canada (22, 16, 4); Asia: India, Iran, Giappone (56, 16, 5); Africa: Libia, Gabon, Mauritius (167, 43, 32); Oceania: Tonga, Nuova Zelanda, Palau (4.156, 312, 62).
IN TESTA L’OCEANIA
Facendo un podio dei continenti, la testa è dell’Oceania (4.613), seguita da Europa (868) e Africa (259). Ci poniamo una domanda: fin dove arrivano le responsabilità dei server e dei provider utilizzati dai pedopornografi?
ETA’ MEDIA PIU’ BASSA
L’associazione segnala poi che sta calando l’età media delle vittime di pedopornografia. I bambini tra 0 e 3 anni sono in vertiginoso aumento e le violenze sono complete e totali. «Sono un’altissima percentuale i neonati: esiste un portale solo con neonati e che ha anche una chatroom con dialoghi in italiano».
“NON E’ UN CRIMINE?”
Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente Meter, commenta: «Siamo d’accordo che la pedofilia sia un crimine?”. Per il sacerdote siciliano: “La pedofilia non è una malattia, ma un crimine. E’ importante non confondere la pedofilia (come malattia psichiatrica) e la capacità di intendere e di volere: nel 99,9% dei casi, infatti, le condotte pedofile sono condotte lucide e quindi perseguibili penalmente – e il report Meter onlus lo conferma».
LEGAMI CON IL TRAFFICO DI ESSERE UMANI
La Cassazione, nel 2003, ha affermato che la pedofilia: “Non è una malattia mentale in virtù della quale i pedofili possono ottenere uno sconto di pena” (sentenza 12/11/2003 n° 43135). La pedofilia, ribatte Don Fortunato, «costituisce una nuova forma di schiavitù che ha legami con il traffico di esseri umani, la sottrazione, la schiavitù e l’orrore dello sfruttamento sessuale del minore».
MOVIMENTI PRO-PEDOFILI
Meter, quindi, riafferma «il dilagare senza sosta di questa realtà attuale e tragica, favorita dall’indifferenza di molti e da quella cultura economica che quantifica in denaro tutto ciò che è mercificabile, amplificata globalmente dalla pedopornografia online e sostenuta da vari e molteplici movimenti pro-pedofili, che giustificano tale devianza sessuale ritenendola come un orientamento sessuale che la società deve accettare socialmente, politicamente, culturalmente e religiosamente».
La rete dei trafficanti e dei pedofili «si è ben inserita all’interno delle nostre stesse libertà».