Nella Città Santa una cerimonia ecumenica ha celebrato la fine dei lavori, durati quasi un annoDopo il raggiungimento dell’accordo tra greco-ortodossi, cattolici latini (rappresentati dalla Custodia di Terra Santa) ed armeni, nella primavera dell’anno scorso sono iniziati i lavori di restauro dell’edicola del Santo Sepolcro, da lungo tempo necessari. Gli ultimi lavori di consolidamento dell’Anastasis risalgono infatti al 1947, ad opera degli inglesi. Ma il mancato accordo tra le tre comunità religiose che gestiscono la basilica, impedì all’epoca il proseguimento dei lavori.
Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, ha sottolineato che “all’interno delle tre comunità proprietarie del Santuario si parlava ormai da anni della necessità di intervenire con lavori di restauro, ma bisognava trovare un modo che rispettasse lo Status Quo e vedesse il coinvolgimento e la cooperazione di tutti. La Custodia di Terra Santa, ben consapevole del valore di questo luogo, era favorevole a questa iniziativa e perciò si è adoperata in tal senso”.
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Esattamente un anno dopo, il 22 marzo 2017, nella basilica si è tenuta una cerimonia eucaristica per celebrare la fine dei lavori. “Una funzione semplice”, afferma ad AsiaNews fra Sinisa Srebenovic, francescano di origini croate e membro del Consiglio del Custode di Terra Santa. “Un momento comune all’insegna dell’unità“, al quale ha partecipato anche “il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I”.
“L’ultima volta che si recò a Gerusalemme”, si legge su it.custodia.org, “avvenne nel 2014 durante il pellegrinaggio di papa Francesco, quando, dopo 50 anni, seguì le orme del suo predecessore Atenagora. La sua presenza in questo luogo e in questo giorno, indica lo slancio ecumenico che le Chiese hanno saputo vivere in occasione di questi lavori”.
Ci sono stati “tre canti per ciascuna comunità”, aggiunge fra Sinisa, seguiti dagli interventi del Custode di Terra Santa e dei patriarchi armeno e greco-ortodosso. Infine è stato “recitato il Padre Nostro in ciascuna lingua”.
Migliaia di pellegrini sono accorsi dai quattro angoli della Terra per essere presenti alla cerimonia. Il Jerusalem Post ha raccolto alcune testimonianze dei presenti.
Shynar Jakiyeva, una commercialista di 27 anni originaria del Kazakistan, ha viaggiato dal paese asiatico insieme a sua sorella e a sua cugina. “Non eravamo mai stati a Gerusalemme prima, avevamo un grande desiderio di vedere i siti religiosi della Città, soprattutto il posto dove è stato sepolto Cristo”, racconta. “Volevamo vedere il luogo che unisce ogni religione. È affascinante sapere che un posto così esiste davvero”.
A pochi metri da Shynar c’è un gruppo di musulmani, una cinquantina di uomini e donne dell’India. “Siamo venuti per onorare il profeta Gesù“, ha detto il responsabile del gruppo al giornalista del JPost. “Abbiamo molti profeti, ma i principali sono Muhammad, Mosè, Adamo, Noè e Abramo”. L’uomo ha poi commentato il risultato dei lavori: “È meraviglioso (…) la tomba era sporca, adesso è splendente. E non ci sono più impalcature. È tornata alla gloria di un tempo”.
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Nell’anno appena trascorso, la chiesa è rimasta comunque accessibile al culto e alla devozione dei fedeli, ma da ieri è possibile ammirare la bellezza della tomba di Cristo senza ponteggi e impalcature.
Secondo Bonnie Burnham del World Monuments Fund, che ha diretto i lavori, la restaurazione è avvenuto con perfetto tempismo. “Se l’intervento non fosse stato eseguito in questo momento, ci sarebbe stato un altissimo rischio di crollo”, ha dichiarato Burnham.
I lavori, del costo di circa 3,5 milioni di dollari, sono stati finanziati soprattutto dalle tre principali confessioni cristiane responsabili del Santo Sepolcro, che la Tradizione ritiene essere stata la tomba di Gesù Cristo e il luogo della Sua Resurrezione. Ma vanno citati anche i finanziamenti pubblici stanziati dal governo greco, il contributo del re di Giordania Abdullah II (diretto discendente del profeta Muhammed), e anche dell’Autorità palestinese. “Sua Maestà è sempre stata, e sarà, fedele custode dei luoghi sacri cristiani e musulmani in Terra Santa”, si legge in un contributo. “Re Abdullah incarna – con i fatti, e non solo a parole – la vita condivisa di musulmani e cristiani in tutto il mondo, soprattutto in Terra Santa”.
Padre Patton ha rimarcato “il valore aggiunto di questi lavori rispetto alla pur necessaria opera di consolidamento, restauro e riabilitazione dell’Edicola. Si trattava di intervenire sul luogo in assoluto più importante per tutta la Cristianità, il luogo chiave per interpretare la nostra vita e la nostra storia. Il sepolcro vuoto è il luogo dove anche fisicamente è iniziata una nuova creazione, un mondo nuovo nell’istante di luce in cui Gesù è risorto”.
“Per la prima volta in oltre due secoli, questa sacra edicola è stata restaurata”, ha dichiarato Teofilo III, attuale primate della Chiesa ortodossa di Gerusalemme. “Non si tratta soltanto di un dono per la nostra Terra Santa, ma per l’intero pianeta”.