L’ecumenismo «in cammino» indicato da Papa Francesco comincia a produrre i suoi frutti anche nella pastorale ordinaria. I tanti incontri con cui Bergoglio ha sorpreso la sua Chiesa e il mondo – la visita all’amico protestante a Caserta, l’incontro di Cuba con il patriarca Kirill, la visita a Lund in Svezia, fino all’ultima nella chiesa anglicana di All Saints a Roma con l’ipotesi di un viaggio in Sud Sudan insieme al primate Welby – non rappresentano solo gesti riservati ai leader delle chiese, ma un esempio da seguire nel quotidiano.
«Non si può fare il dialogo ecumenico stando fermi» perché «le cose teologiche si discutono in cammino» e allora le comunità sono chiamate a mettersi in marcia insieme a partire dalle diverse attività feriali. Un ecumenismo, che potremmo anche definire semplice o spicciolo, ma che nelle intenzioni del Pontefice rappresenta una modalità ineludibile per testimoniare l’unico Vangelo di Cristo: un aiuto reciproco, secondo le necessità.
E un esempio arriva fresco dall’Austria dove, in nome della collegialità episcopale col Vescovo di Roma, l’arcivescovo di Salisburgo ha raccolto la sfida e nelle scorse settimane ha proposto al sovrintendente evangelico di stendere insieme la tradizionale Lettera di Quaresima che verrà presentata alle rispettive comunità domenica 5 marzo.
Franz Lackner, 60 anni, già provinciale dei Frati Minori austriaci e un passato nelle fila dei caschi blu dell’Onu, dal 2014 alla guida dell’antica diocesi di Salisburgo (eretta nel 798), ha inteso in tal modo unire con questo gesto due ricorrenze significative: l’anniversario dei 500 anni dalla Riforma di Lutero e la Giornata della Bibbia che in Austria si celebra la prima domenica di marzo.
«L’uomo non vive di solo pane» non è allora solo una Lettera pastorale di Quaresima (28 pagine), ma rappresenta soprattutto uno stile. Una modalità, forse per alcuni inedita, che parla da sola perché porta l’ecumenismo fra la gente: non si tratta di annullare le differenze, che restano ambito del dialogo teologico, ma di rimarcare l’unico Vangelo di Cristo a partire dalle comunità di vita delle persone: cattolici e protestanti sono i destinatari di un unico testo e questa è già la prima riflessione.
«Dio è il nostro fondamento», scrive Lackner nell’introduzione richiamando la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani celebrata a gennaio e in particolare alcune espressioni del Vangelo di Giovanni «Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,5) e ancora «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12), «Io sono la porta» (Gv 10, 9) o «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). La vite è una pianta caratterizzata da una grande adattabilità anche a terreni aridi perché le sue radici possono estendersi anche a 20 metri di profondità per raggiungere l’acqua: l’immagine della vite è significativa e rappresenta il desiderio di vita da parte dell’uomo, un anelito che la Parola di Dio può colmare.
«L’Occidente cristiano ha una lunga storia alle spalle, una storia di salvezza, ma anche di tanti disastri, guerre e ingiustizia e il nostro cammino non può dirsi mai concluso, come ci ricorda Paolo. Una parte del Paese e dell’Europa intera non trova nella fede la propria guida e la partecipazione alla vita della comunità cristiana è in calo, le città sono prese a ostaggio dalla minaccia del terrorismo e la sicurezza che credevamo acquisita da decenni si è trasformata in paura, ma questo non significa che nella nostra società non esista il bene». Con il ricordo di una recente esercitazione di soccorso alpino in condizioni atmosferiche proibitive cui ha assistito, Lackner indica tutto il mondo del volontariato sociale, i gesti di condivisione e accoglienza ai nuovi arrivati e l’azione della Caritas lasciando al giudizio della storia se l’Occidente sarà ritenuto all’altezza di superare la sfida di oggi. Per questo è importante il camminare insieme anche all’interno di un dialogo ecumenico che deve farsi ogni giorno più serrato: il germoglio dal tronco di Jesse è diventato un ceppo di vite che continuerà a dare frutti.
«La condivisione della Scrittura è una modalità ormai collaudata», aggiunge il sovrintendente Olivier Dantine con riferimento al Vaticano II. Nonostante le differenze di selezione dei testi e la disposizione dei Libri, la Bibbia resta il fondamento comune che lega tutte le chiese cristiane alla radice. La lettura della Parola ha giocato un ruolo fondamentale nella fede della Riforma: la traduzione di Lutero trovava posto in ogni casa e ogni discussione, anche su temi sociali, faceva riferimento ultimo alla Scrittura, spesso con il rischio di interpretazioni di parte. Con il Concilio la sua importanza è stata rimarcata anche da parte cattolica e da 50 anni si può procedere sulla medesima strada.
Ecco allora che la Lettera si fa ancora più originale e le pagine che seguono costituiscono un invito alla lettura: in coppia, in famiglia, in gruppi la condivisione della Parola è un modo per accostarsi a ciò che chiede il Vangelo, una via di conversione per questa Quaresima 2017. L’invito è quello di formare Gruppi della Parola (i «Bibelteilens») in ogni comunità parrocchiale per andare alle fonti della propria fede, per individuare insieme la strada e testimoniare Gesù Cristo nel proprio ambiente di lavoro, nella società intera. Non si tratta di quello che conosciamo più propriamente come Lectio Divina, ma qualcosa forse di più accessibile, già sperimentato in diverse sedi, specialmente giovanili: un momento di preghiera anche in forma di canto, una lettura a voce alta dove ciascuno può rimarcare un versetto o approfondire con una riflessione personale, un momento di silenzio per interiorizzare e quindi una condivisione per giungere a ciò che la Parola chiede per la propria vita, la famiglia, il lavoro, la comunità civile per concludere poi con una preghiera o un canto finale.
Citando una celebre espressione dello scrittore americano Mark Twain («Molte persone sono preoccupate di non capire la Bibbia. Io sono più preoccupato di ciò che ho capito») il testo fa seguire alcuni esempi di lettura e comprensione biblica firmati da Matthias Hohla e Eduard Baumann. Mentre venerdì 3 marzo, a Salisburgo, verrà presentata la Nuova traduzione interconfessionale della Bibbia cui ha lavorato da parte cattolica anche l’arcivescovo emerito Alois Kothgasser a fianco della pastora Jutta Henner della Società Biblica d’Austria.