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Sarà Beato don Tito Zeman, salesiano slovacco martire del comunismo

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Vatican Insider - pubblicato il 27/02/17
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Papa Francesco, nell’udienza concessa questa mattina al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione dei decreti riguardanti un nuovo Beato e sette nuovi Venerabili Servi di Dio.  

In particolare, il Pontefice ha autorizzato il decreto per il martirio del servo di Dio Tito Zeman, sacerdote professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, ucciso in odio alla fede l’8 gennaio 1969. Zeman era nato il 4 gennaio 1915 da una famiglia cristiana, a Vajnory, presso Bratislava; fu ordinato sacerdote a Torino nel 1940, realizzando un desiderio nutrito sin da bambino. A Vajnory, suo paese natale, celebrò la sua prima messa. Fu studente di teologia presso l’Università Gregoriana di Roma e poi a Chieri, dove sfruttava il suo tempo libero per fare apostolato nell’oratorio. Quando, nell’aprile del 1950, il regime comunista cecoslovacco vietò gli ordini religiosi e iniziò a deportare consacrati e consacrate nei campi di concentramento, divenne necessario organizzare dei viaggi clandestini verso Torino per consentire ai religiosi di completare gli studi. Don Zeman decise di incaricarsi di realizzare questa rischiosa attività. Organizzò così due spedizioni per oltre 60 giovani Salesiani. Alla terza spedizione, però, fu arrestato insieme ad altri fuggitivi. Il processo che subì fu durissimo: il sacerdote venne accusato di essere un traditore della patria e una spia del Vaticano, rischiando addirittura la morte. Tuttavia, in considerazione di alcune circostanze attenuanti, il 22 febbraio 1952 venne condannato a 25 anni di pena. Visse il suo calvario con grande spirito di sacrificio: «Anche se perdessi la vita, non la considererei sprecata, sapendo che almeno uno di quelli che avevo aiutato è diventato sacerdote al posto mio», diceva. La libertà arrivò dopo 12 anni di reclusione, il 10 marzo 1964. Ma don Tito era ormai irrimediabilmente segnato dalle sofferenze subite in carcere, tanto che morì cinque anni dopo, l’8 gennaio 1969. Da subito fu circondato dalla fama di martirio e santità. L’inchiesta diocesana per la beatificazione del salesiano è stata aperta a Bratislava il 26 febbraio 2010 e si è chiusa il 7 dicembre 2012. 

Tra i sette nuovi Venerabili Servi di Dio di cui il Papa ha autorizzato il decreto circa le virtù eroiche, spicca invece il nome dell’italiano Vittorio Trancarelli. Il suo processo canonico è ad uno stadio meno avanzato rispetto a quello di Zeman. Nato il 26 aprile 1944 a Spello, in provincia di Perugia, Trancanelli era medico chirurgo all’Ospedale Silvestrini, incaricò che svolse con grande dedizione considerandolo una missione. Tanto che fu soprannominato da colleghi e pazienti «il santo della camera operatoria». La sofferenza segnò la sua vita, oltre che lavorativa, anche personale. Si ammalò gravemente durante la prima gravidanza della moglie Lia Sabatini, la quale, forse per la concitazione del ricovero e della cura del marito, perse il bambino. Cinque anni dopo, un mese prima della nascita di Diego, l’unico figlio naturale della coppia, la malattia si ripresentò in modo ancora più violento. Vittorio fu operato d’urgenza per una colite ulcerosa che già evolve in peritonite, uscendo dalla sala operatoria con una ileostomia che lo renderà menomato a vita. Pochissimi erano a conoscenza di questo handicap. Nonostante i gravi problemi, Vittorio e Lia accoglieranno nella loro casa come figli altri sette ragazzi, alcuni dei quali disabili. Nel 1998 il Servo di Dio però si ammalò di nuovo e morì dopo tre mesi, il 24 giugno. Poco prima della morte chiamò tutti i figli attorno a sé, e disse alla moglie: «Per questo motivo valeva la pena di vivere, non per diventare qualcuno, fare carriera e soldi». Dalla rete di solidarietà creata da altre famiglie amiche attorno a loro nasce l’associazione “Alle Querce di Mamre”: cinque famiglie aperte all’accoglienza di donne e bambini in difficoltà. Ancora oggi, la vedova Lia e le altre famiglie continuano a prendersi cura di qualunque mamma o bambino abbia bisogno di un sostegno e di un’ospitalità più o meno prolungata, oltre che in Italia anche in Pakistan, in India, in Brasile.  

Gli altri nuovi Venerabili Servi di Dio sono: il vescovo di Chachapoyas, in Perù, Ottavio Ortiz Arrieta, anch’egli della Società Salesiana di San Giovanni Bosco; i sacerdoti Antonio Provolo, fondatore della Società di Maria per l’educazione dei sordomuti e della Congregazione di Maria per l’educazione delle sordomute, e il gesuita Antonio Repiso Martínez de Orbe, fondatore della Congregazione delle suore del Divino Pastore. Poi: Maria della Mercede Cabezas Terrero, fondatrice dell’Istituto religioso delle Operaie missionarie del Sacro Cuore di Gesù; Lucia dell’Immacolata (al secolo: Maria Ripamonti), suora professa della Congregazione delle Ancelle della Carità; il laico Pietro Herrero Rubio

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