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Vaticano, il pm: “L’ordinamento riformato senza perdere l’identità”

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Vatican Insider - pubblicato il 18/02/17
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L’ordinamento vaticano «ha compiuto uno sforzo di grande complessità e imponenza, supportato dalle riforme di papa Francesco e ispirato dalle motivazioni ecclesiali indicate dal suo magistero», in particolare in materia finanziaria, divenendo sempre più permeabile al contesto internazionale, senza per questo perdere la propria «identità valoriale». Lo ha sottolineato il promotore di giustizia del tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Gian Pietro Milano, nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario dello Stato pontificio. Il Pm vaticano ha rievocato, tra l’altro, il caso di divulgazione di documenti riservati vaticani (vatileaks) al centro di un processo che lo ha visto rappresentare la pubblica accusa, ma ha concentrato la propria relazione soprattutto sulla riforma penale finanziaria, relativa innanzitutto al riciclaggio dei proventi di attività illegali, rilevando i passi avanti compiuti e quelli ancora da compiere in particolare in materia di sanzione dei reati. Dal 2013 al 2016, ha rilevato, sono stati sequestrati 12 milioni di euro. Buona la collaborazione con la magistratura italiana. 

«Di fronte all’ampiezza e incisività di questo processo di rinnovamento», che si è realizzato soprattutto con il motu proprio promulgato da Jorge Mario Bergoglio a luglio 2013, «non sono mancati in dottrina rilievi critici, che hanno evidenziato come le riforme introdotte in questo ambito abbiano determinato un “affievolimento”, una limitazione dell’indipendenza della Santa Sede», ha sottolineato Milano. «Si è giunti a parlare di compromissione – almeno sul piano formale – dell’autorità sovrana del Vaticano, per quanto circoscritta e sempre revocabile». Il Promotore di Giustizia ha invece voluto sottolineare la «sollecitudine della Santa Sede a partecipare in coerenza con la propria specifica missione, a tutte quelle iniziative che coinvolgono la comunità internazionale, dirette a rimuovere le ingiustizie e gli squilibri che si danno negli assetti sociali, siano esse di carattere economico, giuridico o sociale». Ad ogni modo, «nel cooperare con le realtà ordinamentali esterne e nel recepirne le modifiche legislative», la Santa Sede «pone estrema attenzione a che vengano comunque salvaguardati la propria natura e missione e soprattutto i propri principi fondanti», a partire dal fatto che «la recezione e l’ambito di operatività della norma eteroprodotta sono subordinati alla conformità ai principi dell’ordinamento canonico». Per cui, «entro questi limiti generali, che non rispondono soltanto a esigenze di coerenza formale ma che – ha rimarcato il professore Milano – divengono criteri di salvaguardia di identità valoriale, si sviluppano le riforme di nostro interesse, introdotte con le leggi del luglio 2013 promulgate a pochi mesi dall’inizio dell’attuale pontificato». 

Il Promotore di Giustizia vaticano ha passato in rassegna la riforma avviata da Benedetto XVI nel 2010 e proseguita da Francesco in particolare con una «decisa accelerazione» delle riforme penali, con conseguenza modifica del codice penale sostanziale e processuale, «significative rimodulazioni e innovazioni» nell’architettura degli organi con competenze in materia finanziaria, «l’adeguamento alle politiche internazionali di solidale contrasto ai crimini in detto settore», e infine, «l’ampliamento della giurisdizione degli organi giudiziari vaticani». 

Per quanto riguarda la «stretta, intensa interlocuzione» con Moneyval, l’organismo anti-riciclaggio del Consiglio d’Europa, il Pm vaticano rileva che se «possono dirsi adempiute per la più gran parte – e con piena soddisfazione – le “Raccomandazioni” collegate alle verifiche antiriciclaggio, tanto da potersi ritenere ormai colmato il gap iniziale rispetto agli standard internazionali per ciò che riguarda le azioni di prevenzione e monitoraggio, permangono sollecitazioni per un più consistente avvio di iniziative di prosecuzione giudiziale, e dunque si perseguano giudizialmente le posizioni segnalate nei “Rapporti” dell’Aif», l’authority di intelligence finanziaria del Vaticano, spiega Milano, che rileva, tra l’altro, che «nonostante i virtuosi raccordi tra l’autorità di intelligence e l’autorità giudiziaria, e la preziosa opera di collaborazione che, sino a oggi, si è tra loro sviluppata nel contrasto al riciclaggio, purtroppo, nella fase operativa vengono a collidere, con effetti neutralizzanti, le logiche del sistema preventivo – nell’ambito del quale opera l’autorità amministrativa – e quelle tipiche della funzione giudiziaria».  

Il Procuratore generale assicura la «piena consapevolezza della necessità di un più incisivo adeguamento ai parametri segnalati dalle Raccomandazioni di Moneyval formulate nello scorso anno, e che hanno già portato ad alcune rimodulazioni dell’attuale assetto dell’ufficio del Promotore di Giustizia»: una sezione per i reati in materia economico-finanziaria nell’ufficio del Pm, il rafforzamento del suo apparato amministrativo e un contestuale rafforzamento nella sezione di polizia giudiziaria della Gendarmeria: «Il percorso di potenziamento così avviato è auspicabile venga a completamento in tempi ristretti, nella consapevolezza del carattere strategico e dell’impatto reputazionale di questo settore, nell’ottica di un auspicato allineamento ad alcuni standard internazionali». 

Il Promotore di Giustizia dello Stato pontificio, ad ogni modo, non manca di elogiare la Gendarmeria ed elenca i successi ottenuti. Dal 2013 al 2016 l’ufficio «ha emesso dieci provvedimenti di sequestro di beni per un ammontare complessivo di 11.297.510,03 euro; 1.012.156,77 dollari; 320.034,77 sterline. Di questi, i sequestri disposti nel solo 2016 ammontano a 1.132.300 euro e a 960.938 dollari». Sono proseguite anche «assidue, rigorose attività di controllo doganale» per monitorare i passaggi finanziari trasfrontalieri, che sono sfociate, nel solo 2016, in controlli su 8.185 persone, 6.807 veicoli e «tra questi, 93 controlli sono stati effettuati con esito negativo». 

Milano sottolinea, tra l’altro, la nascita del Cosifi (Comitato per la Sicurezza finanziaria), la centralità della legge dell’8 ottobre 2012, «un vero e proprio testo unico sulla finanza», alcune particolarità normative (per esempio, «le pene per i reati di corruzione e abuso di ufficio risultano più elevate nel massimo di quelle previste dal Codice italiano»), e la nuova architettura degli organismi economici vaticani, laddove, in particolare, «nel tempo e alla luce dell’esperienza maturata, e in qualche caso di squilibri evidenziatisi» è stata modificata la iniziale relazione tra Segreteria per l’Economia e Amminsitrazione del Patrimonio della Sede apostoica (Apsa), «il cui modus operandi è parso meritevole di più attento coordinamento, data anche le rilevanza e la delicatezza delle rispettive competenze». 

Nella relazione di Milano, anche il consueto elenco di piccoli furti tra Musei vaticani e San Pietro (nel 2016 ci sono state 78 denuncie per furto e 47 per danneggiamento, sono state arrestate quattro persone, due per furto, una per violazione delle norme di accesso e soggiorno allo Stato e una per violenza e lesioni a pubblico ufficiale, ma vi sono stati anche 28 tentativi di truffa nello Stato pontificio, 135 multe e 59 incidenti stradali), ma anche crimini informatici («oscuramento di siti web contenenti aspetti diffamatori per lo Stato e/o per la Santa Sede; chiusura di account di posta elettronica utilizzati in tentativi di truffa»), furto o manomissione di dati riservati (hackeraggio), nonché due interventi del nucleo antisabotaggio su bagagli e plichi sospetti. L’ufficio ha ricevuto, ancora, una denuncia di scomparsa. 

Milano rileva, ancora, una «aperta, sollecita cooperazione» internazionale «in particolare con la magistratura italiana» e rende noto che il Tribunale vaticano ha eseguito quattro richieste di rogatoria durante l’anno provenienti dall’Italia. 

Nella relazione c’è spazio anche per il caso Vatileaks, nato perché «per la prima volta» è stata applicata la norma introdotta sotto Francesco in materia di «divulgazione di notizie e documenti» e – in trasparente riferimento alla detenzione del principale imputato, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda – sottolinea che la situazione, «in ragione dello status dei detenuti o della situazione psico-fisica, presentava profili di delicatezza e complessità, e che sono stati gestiti con tratti di vicinanza e sollecitudine personale nei confronti del soggetto astretto, di rara sensibilità ed intelligenza». 

L’anno giudiziario è stato introdotto dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin che, nella Messa mattutina nella cappella del Governatorato, ha tra l’altro sottolineato come non solo la pena di morte ma anche l’ergastolo, «una pena senza speranza», dovrebbe scomparire dagli ordinamenti giuridici, condividendo e appoggiando il «coraggioso impegno» di papa Francesco, e come è già accaduto nell’ordinamento penale vaticano. Il promotore di giustizia Gian Pietro Milano, da parte sua, ha concluso la sua relazione con una citazione del celebre giurista Arturo Carlo Jemolo. 

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