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Perché si dice che “venerdì 17” porti sfortuna?

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Valerio Evangelista - pubblicato il 17/02/17
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“Quando cala la fede, aumenta la superstizione” (Padre Amorth)Esistono vari pregiudizi legati a questa data. Ho sentito di persone che hanno rimandato appuntamenti galanti (o addirittura importanti riunioni di lavoro) per evitare di incappare negli influssi negativi che questo giorno porterebbe con sé.

Innanzitutto, chiariamo da subito qual è la posizione della Chiesa sulla superstizione in generale.

Nel Catechismo leggiamo che “il primo comandamento vieta di onorare altri dèi, all’infuori dell’unico Signore che si è rivelato al suo popolo. Proibisce la superstizione e l’irreligione. La superstizione rappresenta, in qualche modo, un eccesso perverso della religione; l’irreligione è un vizio opposto, per difetto, alla virtù della religione” (CCC, 2110).

E, più nello specifico:

La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un’importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione” (CCC, 2111).

Ma quali sono le origini di questa superstizione? Cos’ha di tanto spaventoso questa giornata, e perché esiste tanto astio nei suoi confronti? Andiamo per gradi.

Esiste una diffusa avversione al numero 17, tecnicamente definita “eptacaidecafobia“.

Nell’antica Grecia il numero 17 era oggetto di particolare antipatia da parte dei seguaci di Pitagora, perché situato tra i numeri 16 e 18, considerati perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6.

Dall’Antico Testamento si deduce che il Diluvio universale abbia avuto inizio il 17 del secondo mese.

Nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono” – (Genesi 7:11)

Nell’antica Roma era usanza incidere, sulle lapidi dei defunti, la scritta “VIXI” (“vissi”, cioè “sono morto”…), che è l’anagramma di “XVII”, che nel sistema di numerazione romano è il numero… 17.

Nella smorfia napoletana, le cui origini intrecciate alla Cabala si perdono nei meandri della storia, il numero 17 rappresenta ‘A disgrazzia, cioè la sfortuna.

Adesso abbiamo capito perché il numero 17 viene ritenuto sfortunato. Ma perché i suoi influssi sarebbero particolarmente nefasti proprio di venerdì? Esiste una “spiegazione” anche qui. Venerdì è il giorno in cui Gesù Cristo morì sulla croce.


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Non c’è nulla di religioso, né tantomeno di genuinamente spirituale, in questa credenza popolare. Va detto che quella della presunta sfortuna del “venerdì 17” è una superstizione tipicamente italiana. Non è infatti riscontrabile altrove, sebbene nel mondo si ritrovano infatti altre date e altri numeri  considerati sfortunati. Nei paesi anglosassoni tale giorno è il “venerdì 13”, mentre in Spagna, in Grecia e in Sudamerica il giorno “negativo” è invece il “martedì 13”.

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