Papa Francesco nel messaggio ai movimenti popolari riuniti in California: non esiste il terrorismo cristiano, ebraico o islamico. Ignorare i poveri è una «truffa morale»Ignorare i poveri è una «truffa morale». Non esiste il terrorismo cristiano, ebraico o islamico. Nessun popolo è terrorista. Non usa mezzi termini papa Francesco nel messaggio ai movimenti popolari, riuniti in questi giorni (16 – 19 febbraio) a Modesto in California, per denunciare il sistema che mette al centro il dio denaro e il pregiudizio sul presunto fondamentalismo innato e generalizzato di certe nazioni o religioni.
In particolare, il Pontefice punta il dito contro lo «stile elegante» utilizzato «per distogliere lo sguardo in modo ricorrente: sotto l’apparenza della correttezza politica o delle mode ideologiche si guarda a chi soffre senza toccarlo, lo si guarda in diretta tv, e si adotta un discorso all’apparenza tollerante e pieno di eufemismi, ma nulla viene fatto di sistematico per guarire le ferite sociali né per affrontare le strutture che lasciano tanti fratelli lungo strada».
Si tratta, denuncia il Vescovo di Roma, di una «truffa morale che, prima o poi, viene fuori e si dissipa come un miraggio. Avverte Papa Bergoglio: «La cancrena di un sistema non si può camuffare eternamente perché prima o poi la puzza si sente e quando non può più essere negata dallo stesso potere che ha generato questo stato di cose nasce la manipolazione della paura, l’insicurezza, la rabbia, inclusa la giusta indignazione della gente, e si trasferisce la responsabilità di tutti i mali a un “non prossimo”». E questa, sottolinea il Papa, è la tentazione più grande che alimenta un «processo sociale in atto in molte parti del mondo e che costituisce una seria minaccia per l’umanità».
Poi, sulle violenze fondamentaliste nel mondo, precisa: «Non esiste il terrorismo cristiano, non esiste il terrorismo ebraico e non esiste il terrorismo islamico. Nessun popolo è criminale, e nessuna religione è terrorista. Non esiste il terrorismo cristiano, non esiste il terrorismo ebraico e non esiste il terrorismo islamico. Non esistono. Nessun popolo è criminale o narcotrafficante o violento». Il Papa osserva che «ci sono persone fondamentaliste e violente in tutti i popoli e in tutte religioni, che si rafforzano anche con le generalizzazioni intolleranti, e si nutrono dall’odio e dalla xenofobia».
Il Pontefice riflette anche sui problemi ambientali: «La crisi ecologica è reale – ribadisce – Le ferite causate dal sistema economico che mette al centro il dio denaro, e che a volte agisce con la brutalità dei ladri della parabola sono stati criminalmente trascurate».
Aggiunge il Pontefice: «La disoccupazione è reale, la violenza è reale, la corruzione è reale, la crisi di identità è reale, lo svuotamento delle democrazie è reale», e dopo questo elenco sottolinea: «Gesù ci insegna un’altra via. Non classificare gli altri per vedere chi è il prossimo e chi non lo è. Puoi farti prossimo del bisognoso, e lo sarai se nel tuo cuore hai compassione, cioè, se hai la capacità di soffrire con l’altro. Devi farti samaritano», poiché «in ciò si fonda la vera umanità che resiste la disumanizzazione che ci viene offerta sotto la forma dell’indifferenza, l’ipocrisia o l’intolleranza».
Rivolgendosi in particolare ai cristiani, Francesco lancia un’esortazione: «Non dobbiamo rimanere paralizzati dalla paura, ma nemmeno imprigionati dal conflitto. Dobbiamo riconoscere il pericolo, ma anche l’opportunità che ogni crisi presuppone per andare avanti». Secondo il Papa, «il pericolo è quello di negare il prossimo, e quindi senza renderci conto, negare la loro umanità, la nostra umanità, negare noi stessi, e negare il più importante comandamento di Gesù». Questa «è la disumanizzazione».
Oggi «i processi di disumanizzazione vengono accelerati», ma, assicura Francesco, «c’è una opportunità: che la luce dell’amore verso il prossimo illumini la terra con la sua lucentezza abbagliante come un fulmine nel buio che ci svegli».
Così, «affrontando il terrore con l’amore lavoriamo per la pace. Vi chiedo fermezza e mitezza – scrive Francesco il suo messaggio – per difendere questi principi; vi chiedo di non scambiarli come merce a buon mercato e, come san Francesco d’Assisi, diamo tutto di noi affinché: “dove c’è odio, che io porti l’amore, dove c’è offesa, che io porti il perdono; dove c’è discordia, che io porti l’unione; dove c’è errore, che io porti la verità”».
Un altro invito papale: lottare per la terra, la casa e il lavoro, gettando «ponti tra i popoli e le persone, ponti capaci di superare i muri dell’esclusione, l’indifferenza, il razzismo e l’intolleranza». Francesco desidera, «attraverso questa lettera, incoraggiare ciascuno di voi, le vostre organizzazioni e tutti coloro che lottano per la terra, la casa e il lavoro», auspicando «che in ogni diocesi si contagi questa energia costruttiva, costruendo ponti tra i popoli e le persone».