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Come dare un senso alla sofferenza? La risposta di una donna bipolare

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CATHERINE SOUDÉE - pubblicato il 17/02/17
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Per guarire è necessario che ci sia una persona che ti ascolti e aiutiDa 25 anni l’autrice Véronique Dufief soffre di un disturbo mentale chiamato “bipolarismo”. Questa malattia colpisce persone che sono più sensibili e fragili di altre. “Proprio come esistono delle condizioni fisiologiche in cui si abbassano notevolmente le difese immunitarie e il soggetto diventa vulnerabile ad ogni virus con cui entra in contatto, esistono anche delle condizioni psichiche di ipersensibilità che privano il soggetto di qualsiasi protezione in relazione al suo ambiente”.

Per proteggersi da ciò che potrebbe farle del male, Véronique Dufief si è chiusa in se stessa, costruendosi un muro intorno. Pensava che così tutto sarebbe andato bene, ma soffriva molto e sentiva una grande solitudine. Un giorno ha chiesto a Gesù di guarirla. Due giorni dopo è stata ricoverata in ospedale per una crisi di delirio. Si era manifestato il suo bipolarismo.

Una successione di montagne russe

Dufief descrive la malattia come una successione di montagne russe, con alternanza di episodi depressivi ( “ti senti depressa, senza vitalità, scoraggiata, amorfa, apatica”) ed episodi chiamati “maniacali”, con periodi in cui è ricoverata in ospedale. “Un’ebollizione, un’effervescenza, un’esaltazione… sono stati che possono raggiungere la forma patologica dichiarata di delirio”.


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L’autrice parla dei diversi nomi con cui è stato definito, nel corso dei secoli, il bipolarismo: Jean-Jacques Rousseau veniva chiamato ”ciclotimico” o “lunatico”. Nel XIX secolo si parlava di “malinconia”. Fino a poco tempo fa veniva utilizzato il termine “psicosi maniaco-depressiva”, ma è un’espressione negativa. Dufief preferisce il nome usato al giorno d’oggi: “bipolarismo”.

Avere attorno a sé una terza persona

Con verificarsi degli episodi della sua malattia, questa donna ha conosciuto diversi medici che l’hanno presa in cura, ed ha potuto fare progressi e diventare più umile.

“C’è qualcosa che è cambiato, impercettibilmente ma radicalmente, al punto da accettare la mia vulnerabilità”, dice. Per guarire, ci dice, è necessario che una terza persona ti ascolti ed aiuti. 

Spiega anche che oggi i farmaci sono efficaci e che, seguendo le prescrizioni del medico, li prende volentieri. Bisogna anche tenere “uno stile di vita sano, semplice ma deciso, ad esempio impegnandosi a fare ogni giorno una passeggiata di un’ora”.

L’aiuto di uno psicoterapeuta

L’hanno aiutata anche a livello psicologico. Grazie alla terapia psicologica ha imparato, lentamente, ad avere un corretto rapporto con le figlie. La nostra intelligenza viene da Dio. È cosa buona vivere nel presente, trovare sostegno nella fede e imparare ad amare e perdonare. In realtà siamo tutti “poveri in cerca di amore”.

L’importanza della preghiera

Véronique Dufief ha scoperto l’importanza di pregare durante un ritiro presso l’Abbazia di Saint-Wandrille de Fontenelle, nella Normandia francese. “Se le dedico del tempo ogni giorno, con dedizione, la preghiera entrerà gradualmente in ogni aspetto della mia vita”.

Alla fine del suo libro, l’autrice spiega come il Signore l’ha aiutata ad accettare la sua malattia, la sua povertà, e a confidare in Gesù, a prescindere da quello che ha vissuto. Dio l’ha creata così, e la ama ugualmente, con la sua malattia. E, nonostante la sua bipolarità, ha un’incredibile ricchezza interiore. E ha anche molto talento, soprattutto per la scrittura e, in particolare, per la poesia.


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La malattia le ha dato un grande desiderio di incontrare altre persone. Per quanto riguarda la guarigione, adesso la vede in un’altra maniera. Non si tratta più di voler eliminare la malattia, ma di accettarla nella consapevolezza che solo Dio guarisce.

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[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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