Il cardinale statunitense Raymond Leo Burke, patrono dell’Ordine di Malta, capofila dei contestatori di Papa Francesco, è stato inviato ieri nell’isola di Guam, nell’arcipelago delle Marianne, per indagare su un complesso caso di abusi di cui è accusato l’arcivescovo Anthony Apuron, 71 anni. Il «tribunale di prima istanza» presieduto da Burke, di cui fanno parte altri quattro giudici, tutti vescovi, dovrà raccogliere testimonianze e documentazione da trasmettere alla Congregazione per la Dottrina della fede.
Non si sa quanto tempo dovrà rimanere nell’isola del Pacifico il porporato, ex presidente del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che a fine mese è atteso negli Usa per una conferenza. Sicuramente il tempo necessario per istruire il processo canonico e far luce sul controverso caso di pedofilia.
Le accuse contro il vescovo Apuron, che continua a dichiarare la sua innocenza e sostenere di essere estraneo ai fatti, sono state mosse nel maggio scorso da un ex chierichetto, Roy Taitague Quintanilla, dodicenne all’epoca dei presunti abusi risalenti agli anni ’70, seguite dalle accuse di altri tre uomini, tutti ex chierichetti, e della madre di un quarto, morto nel frattempo. Come riferisce il quotidiano locale Pacific Daily News, il cardinale Burke raccoglierà oggi la deposizione di Quintanilla.
La vicenda risulta ancora poco chiara e, stando alle dichiarazioni di fonti locali, ha portato alcuni membri di uffici diocesani a dimettersi dagli incarichi. Il Papa è già intervenuto nominando un amministratore apostolico, l’arcivescovo cinese monsignor Savio Hon Tai-Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che però non sarebbe riuscito a far fare passi avanti all’inchiesta. A ottobre, Francesco ha poi nominato il vescovo Michael J. Byrnes come «coadiutore» della diocesi di Agana, con pieni poteri.
Apuron continua tuttavia a mantenere il titolo di arcivescovo di Guam. Già in passato il presule era finito al centro di violente proteste per avere distribuito una lettera in cui paragonava l’attivismo per i diritti gay al terrorismo islamico.