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Avete ascoltato con attenzione “Occidentali’s Karma” di Gabbani?

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Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 15/02/17
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Un testo non banale per un artista che evidentemente ha un rapporto rispettoso col sacro. Vi ricordate “Amen”?La canzone trionfatrice di Sanremo 2017 è quella di Francesco Gabbani, una musica orecchiabile, un simpatico stratagemma (lo scimmione che balla con lui durante la performance) per attirare l’attenzione e un testo apparentemente banale, almeno ad un primo ascolto, ma poi, con un minimo di buona volontà qualcosa di più profondo e provocatorio emerge dal brano. E’ lo stesso Gabbani che – in diverse battute prese qua e là – ne parla. Le abbiamo raccolte:

“L’aspetto scanzonato delle mie canzoni è riferito più che altro alla musica, anche in  Occidentalìs karma, un brano accattivante e semplice da ricordare. Nel testo ci sono figure ironiche e sarcastiche ma anche un’analisi del nostro atteggiamento quando ci accostiamo alle pratiche orientali, alla ricerca di una serenità interiore. Finiamo per “occidentalizzarle”” ha sottolineato il cantante, che – insieme al fratello – è pure l’autore dei versi (HuffPost).

E prosegue:

«Parla dell’uomo dei nostri giorni. Mentre componevamo il pezzo è venuta fuori la parola “Occidentali’s Karma” che in realtà non esiste, ma funziona bene per descrivere la situazione dell’uomo occidentale, i suoi modelli e questa sua maniera di cercare rifugio nei rituali orientali in cerca di conforto. E’ un pretesto per osservare come siamo noi uomini moderni» (Varese News).

Il testo, lo si intuisce dal titolo, vuole accostare due culture diverse:

“Il testo sembra un guazzabuglio di parole a caso, ma credo che ci siano degli spunti per riflettere sul mondo di oggi. Si ironizza, in modo provocatorio, sul nostro goffo tentativo di scimmiottare le abitudini dell’Oriente per trovare la pace interiore. La verità è che nelle culture altrui saremo sempre turisti” ha spiegato a Tv Sorrisi e Canzoni il cantante. Gabbani ha poi aggiunto a TgCom: “Tutte le mie citazioni, come ad esempio Eraclito (Panta Rei, ovvero Tutto scorre), hanno l’obiettivo di provocare. Ho giocato sul fatto che dietro al nostro modo di essere intellettuali in realtà siamo tutti delle scimmie con dei vestiti” (Gossip e Tv).

Nel testo sono davvero molteplici i riferimenti culturali sia alti che pop tanto che alcuni giornalisti presenti al Festival lo hanno accostato a Battiato. La “scimmia nuda“, è un chiaro riferimento alla teoria dell’antropologo Desmond Morris. Il testo, poi inizia con una citazione dall’Amleto di Shakespeare, per sottolineare come la società odierna (almeno in Occidente) sia scissa tra la tentazione della spiritualità e la necessità dell’apparire, tanto che poi il cantante descrive gli uomini come “selfisti anonimi”. E il già citato Eraclito. Poi, ovviamente, il karma e la spiritualità orientale (nel video ufficiale Gabbani è vestito da monaco buddhista), ma anche il web, in un miscuglio di culture da cui si prende più o meno come ad un buffet, ma il pregio del cantante toscano è quello di mettere sotto la lente di ingrandimento questi comportamenti e questi sincretismi facendo un – seppur blando e rapido – atto di accusa. Come a dire: dove stiamo andando come società?

Il testo di Francesco Gabbani, è molto più moderno – o, si potrebbe dire, post-moderno. Gabbani, come aveva utilizzato in Amen immagini e riferimenti cristiani e solo cristiani, ora in Occidentali’s Karma utilizza solo riferimenti extra-cristiani, senza giungere al banale sincretismo di mischiarli in un indifferentismo senza senso.

In entrambe le canzoni di Gabbani il riferimento religioso viene utilizzato non in sé, per un qualche disprezzo religioso che è invece assolutamente assente nei video, bensì a criticare l’impoverimento della vita che viviamo, della vita fatta di selfie, di banalizzazione della religione, di complottismo e di assenza di senso, di un’evoluzione affrontata alla carlona, di un’orientalismo da quattro soldi che ormai non interessa più nessuno: la visione della modernità è estremamente critica in Gabbani, pur essendo il suo testo, paradossalmente, parte di questa modernità (Gli Scritti).

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