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“Porto il Vangelo tra i disabili. Così sconfiggi i pregiudizi”. La missione di Suor Veronica Donatello

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 09/02/17
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Suor Veronica Donatello ha ricevuto in Quirinale l’Onorificenza al merito della Repubblica italianaSergio Mattarella premia al Quirinale i 40 eroi del quotidiano che nello scorso novembre erano stati insigniti delle Onorificenze al merito della Repubblica italiana. Protagonisti pescati fra i non protagonisti, portatori sani di quel “senso della comunità” più volte evocato dal presidente della Repubblica come valore fondante della convivenza civile (Avvenire, 6 febbraio).

Suor Veronica Donatello, suora della Congregazione delle Francescane alcantarine, responsabile del Settore per la catechesi delle persone disabili dell’Ufficio Catechistico nazionale della Cei, è tra i quaranta uomini e donne ai quali Mattarella, ha conferito l’onorificenza.

GENITORI E SORELLA DISABILI

Suor Veronica è impegnata da decenni, in prima linea, in favore dell’inclusione sociale e in particolare per i disabili. «Sono figlia e sorella di persone disabili – si legge su Zenit (21 novembre 2016) – La disabilità è sempre stata, per me, una sfida e una grazia: una condizione che mi appartiene dalla nascita e, fin da piccola, ho sperimentato che l’inclusione nella differenza è possibile. Ho due genitori sordi e una sorella, Chiara, disabile intellettiva. Durante i pasti, a casa mia la pluralità di linguaggio era una consuetudine: comunicavamo utilizzando il Lis, la lingua dei segni italiana, e non ci trovavo nulla di strano! Era la mia vita, la mia quotidianità. E, quando in famiglia hai una persona disabile, all’inizio c’è una sorta di “obbedienza alla vita”: ci cresci, è la tua “normalità”».

“NON HO MAI PROVATO VERGOGNA”

Poi, nel confronto con gli altri, prosegue la suora, «puoi scegliere tu come viverla: se come una grazia, appunto, o come una barriera. Per merito dei miei genitori, che vivono serenamente la propria disabilità e sono una autentica risorsa per la loro comunità (mia mamma organizza e partecipa attivamente alla vita parrocchiale), io non ho mai provato vergogna, perché ho sperimentato che puoi essere sordo, disabile intellettivo… ma non sei mai inutile. Crescere nella mia famiglia è stata una ricchezza»

VERA “CULTURA DELL’INCONTRO”

Il lavoro di Suor Veronica si è rafforzato ancor più con il pontificato di Papa Francesco, che spesso ama ripetere l’espressione: cultura dell’incontro.

«È necessario – scrive Suore Veronica in “O tutti o nessuno!” (edizioni Dehoniane Bologna) – Comunità cristiana e persone disabili creare la cultura dell’incontro perché ognuno è portatore di dignità da contrapporre a quella dello scarto dominante nelle società moderne. Il gesto più significativo, a dimostrazione di questo orientamento, è stato quell’abbraccio a una persona disabile fatto all’improvviso in piazza San Pietro; abbraccio che ha commosso tutto il mondo e ha scosso l’opinione pubblica sulla realtà della disabilità».

“VANGELO PER TUTTI”

Secondo la francescana alcantarina, la vera cultura dell’incontro si ottiene se, concretamente, «il Vangelo è per tutti, il Signore è per tutti».

Nella Bibbia, ogni volta che Gesù sana una persona, la restituisce anche alla comunità. Per questo è fondamentale lavorare sul pregiudizio: «I supporti vanno benissimo, abbattere le barriere architettoniche è importante, ma se non c’è un cambio di prospettiva resta un rapporto dall’alto verso il basso» (Agensir, 12. novembre 2016).

QUANDO NASCE UN FIGLIO DISABILE

C’è poi la disabilità cognitiva, continua la suora, che spaventa ancora di più: «Sono questioni che interrogano, dal sacerdote all’operatore pastorale. Il nostro compito è fornire risposte adeguate, da condividere con chi ne ha bisogno. Che sia un parroco, una religiosa o un genitore». Ed è soprattutto sulle esigenze della famiglia che la Chiesa italiana è sintonizzata: «Nella vita può arrivare la nascita di un figlio disabile o di una malattia. Se non si è preparati, il terremoto che vive la coppia è sconvolgente».

RISORSA PER CATECHESI E LITURGIA

Nel suo libro, “Una fede per tutti – Persone disabili nella comunità cristiana” (edizioni Dehoniane Bologna), Suor Veronica avverte: «Una persona con disabilità, anche grave, che a volte ha comportamenti imprevedibili e problematici – sembra paradossale – può essere vista perciò come una risorsa sia per quanto riguarda la catechesi, soprattutto quella dei bambini e dei ragazzi, sia per la liturgia».

PARROCCHIE “PREPARATE”

La disabilità in quanto risorsa, conclude la religiosa, «produce comunione, ma a una condizione: che la parrocchia sappia comportarsi in maniera inclusiva, e non si limiti solo ad accogliere, sopportare e gestire questi fratelli e sorelle nei loro bisogni essenziali. Essere inclusivi vuol dire mettere al centro la persona, puntare sui suoi bisogni e necessità non solo fisici ma anche spirituali».

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