Gesù è stato circonciso? E perché nella tradizione cristiana non si è conservato l’uso ebraico della circoncisione?
Donatella Sottili
Risponde don Francesco Carensi, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia centrale.
Gesù è stato circonciso l’ottavo giorno. Si legge: «Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre» (Lc 2,21).
La narrazione evangelica prosegue raccontando ciò che accade per ogni figlio nella discendenza di Abramo (cf. Gen 17,9-14; Lc 1,59): al compimento dell’ottavo giorno dalla nascita, il bambino viene circonciso, cioè riceve nella carne del proprio corpo un taglio indelebile, che testimonia l’essere in alleanza con Dio. La circoncisione è il segno dell’alleanza, un segno permanente nella carne, e proprio perché i cristiani non saranno più tenuti a praticarla, Gesù Cristo ha invece voluto assumerla in fedeltà alla comunione con il suo popolo, portatore delle promesse e delle benedizioni. Pensiamo che lo scorso primo gennaio nella liturgia si ricordava la circoncisione di Gesù… Il fatto che questo evento che ha riguardato la vita di Gesù sia stato ricordato nella liturgia, ci dice quanto sia importante questo segno nella carne, per comprendere l’incarnazione. Dio si fa uomo e viene ad abitare in un popolo e diventa a tutti gli effetti parte di quella realtà, che è Israele. San Paolo in Galati 4,4 dice: «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio».
Il Signore condivide il cammino faticoso dell’umanità, facendosi servo, accettando la sottomissione alla legge. Si tratta di un percorso di umiliazione che giunge fino a subire la condanna a morte. Ma proprio con questa solidarietà con il credente, Cristo coinvolge l’io del credente per farlo morire alla legge, e vivere un esistenza nuova nella comunione con Dio.
I beneficiari del riscatto sono sia coloro che sono soggetti alla legislazione mosaica,e quindi i giudei, ma le conseguenze riguardano gli altri, quindi noi oggi che riceviamo l’adozione a figli, attraverso la quale si comunica al credente una nuova esistenza.
La lettera ai Galati prende una posizione molto dura contro quei fratelli,che vogliono imporre ai cristiani di origine pagana la circoncisione. Ciò significava imporre ai cristiani l’osservanza della legge mosaica. Ma Paolo in maniera molto dura dirà, che il cristiano che confida nell’osservanza della legge, in ordine alla salvezza, dimostrerebbe vana la morte di Cristo. Il principio di vita nuova per il cristiano, non nasce dall’osservanza della legge, bensì dalla morte e risurrezione di Cristo. In altre parole osservare la legge mosaica non attira la benevolenza di Dio, ma Dio è benevolo e salva tutti indistintamente al di là di ogni possibile merito.
La legge può diventare la risposta dell’uomo all’amore di Dio, che salva già, indipendentemente da un’osservanza scrupolosa. La legge trova il suo compimento nell’amore. Dunque la risposta del cristiano al progetto salvifico di Dio, è nell’osservanza della legge dell’amore. In Rom 13,10 leggiamo «Pieno compimento della legge è l’amore».
Nel libro degli Atti il problema della circoncisione dei pagani, ha prodotto la prima riunione di Gerusalemme, che si usa chiamare concilio. Si legge In atti 15, 1: «Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: “Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete esser salvi”. Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè. Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: “Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro”».
Leggendo questo testo comprendiamo ancora la non necessità di imporre una prescrizione della legge giudaica ai cristiani provenienti dal mono pagano.
La risposta sarà altrettanto chiara: «Abbiamo perciò deciso tutti d’accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene». (Atti 15, 25-29).
Dunque si decide di non imporre la circoncisione, ma soltanto di vivere nella carità cercando di evitare quei gesti che possono turbare il fratello proveniente dall’ebraismo attraverso la consumazione delle carni immolate agli idoli, e una vita sessuale sregolata.