«Quando le vittime della violenza sono capaci di resistere alla tentazione della vendetta, diventano i più credibili promotori della costruzione nonviolenta della pace». Così Papa Francesco nel Messaggio inviato ai partecipanti del XVI Summit mondiale dei premi Nobel per la pace, avviato ieri fino al 5 febbraio a Bogotá, in Colombia.
Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato al cardinale Rubèn Salazar Gòmez, il Papa incoraggia i partecipanti a riflettere «sulle diverse sfide per la pace nel mondo odierno» ed esorta proseguire gli sforzi «per promuovere la comprensione e il dialogo tra i popoli».
In particolar modo, Bergoglio auspica che «gli sforzi della Colombia per costruire ponti di pace e di riconciliazione possano ispirare tutte le comunità a superare le ostilità e le divisioni». L’obiettivo è quello già espresso nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2017, e cioè che «la nonviolenza possa diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme», scrive il Pontefice.
Il Summit, sul tema “Pace e Democrazia”, è stato avviato ieri e si concluderà sabato 5 febbraio. Sono presenti una ventina di premi Nobel che si incontrano per la sedicesima volta in un appuntamento mondiale. Tra questi: Rigoberta Menchú (Guatemala, Nobel nel 1992); Al Gore (Stati Uniti, Nobel nel 2007); David Trimble (Irlanda, Nobel nel 1998) e Mijaíl Gorbaciov (Russia, Nobel nel 1990). Come informano gli organizzatori, sono presenti in totale 2300 persone, tra cui 600 giovani e 270 giornalisti.
Non è casuale la scelta del luogo, la Colombia, dove sta per concludersi il processo di pace – uno dei più lunghi e complessi della storia contemporanea – tra Governo e Farc sottoscritto a L’Avana, Cuba.