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Il film Moonlight, nominato agli Oscar, potrebbe essere problematico per il pubblico cattolico

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David Ives - pubblicato il 03/02/17
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Ottime interpretazioni, alcuni luoghi comuni, ma finisce col fare un miscuglioLo ammetto, ero riluttante a vedere Moonlight. Per un semplice motivo: non mi piacciono particolarmente i film didascalici. Avete capito di cosa parlo, quel tipo di film la cui unica ragion d’essere è promuovere un messaggio politico o sociale, e poco altro. Ebbene, quando sui social media cominciarono a circolare i primi riferimenti a Moonlight, aveva tutta l’aria di essere un film del genere.

Già la sola sinossi sembra un insieme di appunti per un sermone generico sulla tolleranza. Un bambino nero che vive con la madre – una donna dipendente da crack ed emotivamente violenta –  è costantemente vittima di bullismo da parte degli altri bambini a scuola, perché pensano che sia gay. Il ragazzo cresce nella durezza della strada, e deve fare i conti con chi è realmente. È chiamato a trovare un posto per se stesso in un ambiente difficile, intollerante e che detesta chi è diverso. Terribile, giusto? Detta così sembrerebbe che vedere Moonlight sia una sessione di formazione alla sensibilità (della durata di 2 ore), piuttosto che andare a vedere un film. Quindi, ho lasciato perdere.

Ma una volta che Moonlight è stato nominato all’Oscar, mi sono sentito in dovere di guardarlo, se non altro per essere in grado di rispondere onestamente all’inevitabile domanda da parte di amici e collaboratori: è un buon film oppure no? Per farla breve, sì, è un buon film. Per lo più. Ed è anche piacevolmente privo di luoghi comuni e di polemiche. Per lo più.

Moonlight si concentra sul suo personaggio principale, Chiron, in tre momenti distinti della sua vita.

Da bambino, intrappolato nella situazione sopra descritta, il piccolo Chiron (Alex R. Hibbert) è quasi sempre infelice e poco comunicativo. Riesce a trovare un solitario amico in Kevin, un giovane ragazzo cubano-americano che non è allontanato dalle stranezze di Chiron. Scopre anche una figura paterna in Juan (il candidato all’Oscar Mahershala Ali), uno spacciatore locale che prende il ragazzo sotto la sua ala protettiva, in parte perché si sente in colpa perché è lui a dare crack alla madre del ragazzo.

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Nel secondo atto Chiron va al liceo, la madre ora è una tossicodipendente totale e la sua sessualità confusa è ancora più pronunciata. Prova un momento di pace dopo una breve esperienza sessuale con Kevin, ma la sensazione svanisce rapidamente e Chiron ritorna al suo stato normale di confusione. A peggiorare le cose, alla fine Kevin si unisce a una banda locale che tormenta Chiron, un tradimento che spinge Chiron a commettere un atto di violenza che gli cambierà la vita.

Nella parte finale del film, Chiron è un giovane adulto che segue le orme del suo ex mentore. Egli stesso uno spacciatore, vive in un quasi totale isolamento da altri esseri umani. Sembra deciso a continuare in questo modo, ma una visita alla madre (la candidata all’Oscar Naomie Harris) in riabilitazione, e una chiamata fortuita a Kevin spingono Chiron a intraprendere un viaggio per venire finalmente a patti con chi è e con chi dovrebbe essere.

Per la maggior parte degli spettatori con una sensibilità religiosa, Moonlight sarà un mix contrastante. Come ogni opera d’arte, la sua qualità è innegabile. Merita totalmente il posto tra i candidati all’Oscar di quest’anno. Tuttavia, sembrerebbe che la redenzione finale di Chiron stia nella abbracciare pienamente la sua omosessualità. E questo è in diretta contraddizione con l’insegnamento della Chiesa. Per lo più.

Vedete, la cosa strana del personaggio di Chiron è che, a parte un unico incontro con Kevin, ha vissuto una vita di completa astinenza. A questo proposito, almeno, si comporta come la Chiesa chiede per tutti coloro con inclinazioni omosessuali. Dal lato del traffico di droga, invece, no. Sebbene il suo ambiente sia stato certamente un fattore che ha contribuito, nel film è fortemente implicito che Chiron non avrebbe mai seguito il percorso che ha fatto se non fosse stato trattato così duramente, nel corso degli anni, per la sua sessualità.

E questo evidenzia un dilemma per i cristiani moderni. La Chiesa non può e non cambierà mai il suo insegnamento sulla peccaminosità degli atti omosessuali. Ma per non condurre loro stessi o altri ulteriormente nel peccato, la Chiesa richiede ai suoi membri che gli omosessuali siano “accolti con rispetto, compassione e delicatezza” e che “a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Un filo del rasoio su cui non è facile camminare. E, purtroppo, la risposta su come farlo correttamente non si trova nella semplice recensione di un film.


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Ciò che si può dire è che Moonlight fa quello che un film ben fatto dovrebbe. Presenta dei personaggi interessanti in una storia coinvolgente, che non sacrifica mai per il semplice gusto di fare polemica. E sebbene le sue conclusioni siano dubbie dal punto di vista religioso, fornisce comunque un sacco di spunti al cristiano premuroso. È un buon film. Per lo più.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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