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6 esercizi quotidiani per vincere l’orgoglio

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Catholic Link - pubblicato il 25/01/17
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Scrivo questo articolo come risorsa per l’apostolato, ma anche come qualcosa da applicare nella vita di ognuno. A partire dalla mia e dalla tua. Non è facile parlare dell’orgoglio e proporre delle strategie per vivere senza di esso. Ecco perché vorrei che quanto sto scrivendo non si limiti ad essere teoria, parole belle da condividere sui social network che però nessuno è in grado di mettere in pratica.

Perché in realtà l’orgoglio ci fa fare proprio questo. Diciamo di essere cristiani (e su Internet pubblichiamo tante cose che lo fanno pensare) ma facciamo fatica a riconoscere che ci vuole tanto per esserlo davvero, per vivere come tali. Ci nascondiamo dietro delle pubblicazioni spirituali, una vita pastorale attiva, la famiglia, il lavoro e le relazioni interpersonali. Ma non ci impegniamo allo stesso modo per riconoscere le nostre debolezze e i nostri peccati.

Non pretendo che questo articolo sia un esame di coscienza su ciò che facciamo di male, ma voglio che aiuti a risolvere un problema che ci accomuna: l’orgoglio.

C’è una definizione dell’orgoglio che ci aiuta a non vederlo come qualcosa di estraneo alla nostra realtà: “Un’eccessiva stima per se stessi e per i propri meriti che spingono una persona a credersi superiore agli altri”. Dobbiamo amare noi stessi, è Gesù a chiedercelo; il problema sorge quando si rompe l’equilibrio e la bilancia pende verso un lato (di solito verso di noi).

Ma come posso continuare a scrivere senza pormi in una condizione di superiorità nei tuoi confronti? Si tratta di una tentazione ricorrente per tutti coloro che fanno apostolato, perché spesso guardiamo agli altri come se fossero nostri fratelli minori (spiritualmente parlando). In questo articolo evitiamo di farlo. L’ho già detto: io e te stiamo combattendo la stessa battaglia, quindi se propongo questi esercizi spirituali per guardare dentro noi stessi, non lo faccio con uno spirito inquisitore e giustiziere, ma con lo stesso amore con cui Dio guarda il nostro cuore. Per migliorare e diventare più autentici. Eccoli qui:


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1. Conosci te stesso

Qui è il punto fondamentale della questione. Quando la nostra autostima viene meno, di solito percorriamo due strade: ci scoraggiamo, oppure ci gonfiamo di fantasie.

Quando non siamo in grado di riconoscere chi siamo veramente e non apprezziamo ciò che Dio ha messo in noi, possiamo finire con l’utilizzare l’orgoglio per proteggerci, per tutelare le vulnerabilità del nostro carattere e per evitare che vengano mostrate le nostre fragilità. Conoscere noi stessi è quindi importante; accettare i propri limiti aiuta a valutare più oggettivamente chi siamo, e questo è il primo passo per evitare di cadere in una “sopravvalutazione di se stessi”. Siamo buoni, sì, ma siamo anche fragili; tutto in un unico pacchetto.

Comune è la situazione di chi passa anni a fare lo stesso apostolato. Molti si aggrappano alla routine quando arrivano dei cambiamenti (perché sentono che la loro zona di comfort è stata violata). Credo che abbiamo visto tutti come l’orgoglio agisca in coloro che non danno spazio agli altri e che non vogliono rischiare per ottenere di più.

2. Esercita le orecchie ad ascoltare con amore

Anche quando consideriamo ingiuste alcune critiche e commenti, usiamo le nostre orecchie con umiltà, cercando, anche se è difficile, quanto di buono ed edificante vi sia in quelle parole. Non c’è niente di peggio del fare orecchie da mercante verso chi riteniamo abbia torto. Tutti abbiamo delle ragioni, e fare il minimo sforzo per cercare di comprendere ciò che ci viene detto parla bene di noi e ci aiuta a scoprire noi stessi. Sicuramente a volte vengono dette cose che non hanno senso o che non rendono giustizia ai fatti, ma è anche vero che spesso si rivelano corrette. Il punto è che tendiamo ad alzare una cortina di fumo – fatto di orgoglio e di scuse – per sfuggire alla situazione di disagio.


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Ad esempio, accettare le critiche mamma è sempre una cosa scomoda (di solito perché qualsiasi cosa facciano, le mamme hanno sempre ragione).

3. Riconosci quanto di buono c’è negli altri

Ci succede di sottovalutare gli altri. San Alberto Hurtado usava un’espressione sull’apostolato che è diventata molto popolare: “Un fuoco che accende un altro fuoco”. Sosteneva che negli altri vi è un fuoco che già esiste, noi ci limitiamo a dargli nuova forza. Inoltre, anche nelle persone più semplici o che dichiarano pubblicamente di non avere fede, c’è qualcosa di Dio e non possiamo ignorarlo.

Papa Francesco ha fatto accenno al tema in una delle sue omelie: “L’orgoglio, ossia il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la “vita dei comuni mortali” … pregando tutti i giorni: “Grazie Signore perché non mi hai fatto come loro”.

La prossima volta che hai la possibilità di confidare qualcosa di delicato a qualcuno, fallo. Che la gelosia e la sfiducia sulle capacità e le caratteristiche degli altri non ti giochi contro. Trova il modo di fidarti degli altri, scoprirai che sono in gamba e che c’è del buono in loro. Fa’ un passo indietro, un passo di umiltà.

4. Non si tratta di quanto si ha, ma di quanto si può dare

Non gonfiamoci il petto pensando a quanto abbiamo in Lui, perché Lui già ci ha dato tutto; ma pensiamo a quanto siamo disposti a dare. Se c’è qualcosa che potrebbe farci sentire giustamente fieri (come San Paolo nei suoi ultimi giorni) e di aver combattuto la buona battaglia, di aver dato tutto a Gesù e di aver abbandonato anche i propri progetti. In questo caso, consapevoli dell’amore dato a Dio, non c’è niente di male nel riconoscere che il Signore ci ha promesso una corona. San Paolo ci dice che ce ne sarà una per lui e per tutti coloro che hanno guardato con amore alla sua manifestazione. (Cfr. 2 Timoteo 4:7-8).

Non ti sto esortando a pensare alle tue esperienze formative, ai premi e ai riconoscimenti ricevuti. Non misurare te stesso in base ai successi avuti, ma agli sforzi, alle rinunce e all’impegno mostrato. A quali cose difficili hai dovuto rinunciare per aiutare gli altri a crescere? Che questo elenco non rimanga sulla carta, ma nel tuo cuore, in modo che tu possa aggiungervi ogni volta nuove cose.

5. Abbi su di te l’autorità di qualcuno

Che non sia qualcuno di troppo vicino a te (come un membro della famiglia o il tuo coniuge), ma qualcuno che possa guardare alla tua vita con oggettività. Qualcuno a cui rendere conto (un direttore spirituale, un fratello più grande o quello che volete). Ciò ti aiuterà non solo a reindirizzare le tue decisioni e a guardare alla vita di comunità, ma si tratta di un vero e proprio esercizio di umiltà che toglie via l’orgoglio. Aprire il cuore a qualcuno e riconoscere che abbiamo bisogno di una piccola spinta, non è un segno di debolezza, ma di grandezza e di umiltà. Gesù stesso ha chiesto compagnia ai suoi amici quando, nel Getsemani, la notte si fece più buia del solito.


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6. Cerca aiuto (essere cristiani non significa essere supereroi)

È importante che tu non percorra questa strada da solo. Cerca aiuto, consiglio e supporto negli altri. Mettere via l’orgoglio aiuta a riconoscere che non si può fare tutto da soli, che gli altri sono necessari e che si ha bisogno di Dio. Accettare i propri limiti (in particolare quelli che hanno a che fare con la guerra spirituale e con la conversione personale) ha tutto a che fare con il vivere questi processi a livello comunitario. Non abbiamo dei super poteri per affrontare da soli le proprie difficoltà; Dio ci ha resi vulnerabili affinché vivessimo queste cose insieme agli altri e insieme a Lui.

Prendersi ogni giorno del tempo per condividere sofferenze e lotte con gli altri (persone di fiducia, spirituali) e con Dio è un modo molto importante per combattere contro l’orgoglio e contro le molte altre tentazioni che ci mette davanti il nemico.


Infine voglio esortarti affinché non guardi alla tua vita solo prima di prendere delle decisioni o di affrontare dei problemi. Camminare verso la santità non è un qualcosa che può essere risolto con 5 o 10 consigli. È, appunto, un cammino, uno stile di vita. Tienilo a mente e cerca di vivere questi suggerimenti. In modo che la prossima volta che l’orgoglio verrà a bussare alla tua porta, ti possa trovare più preparato a combatterlo.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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