Dal 2007 a oggi il numero delle persone in povertà assoluta è aumentato del 155 per cento. Di fronte a ciò «stentiamo a capire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, aprendo i lavori del Consiglio permanente e dicendosi anche preoccupato per le proposte di legge riguardanti il fine vita. Una prolusione più sintetica del solito, la penultima che l’arcivescovo di Genova farà prima di lasciare la guida dell’episcopato italiano dopo un decennio di presidenza. Nel maggio prossimo l’assemblea generale dei vescovi dovrà votare la terna con i nomi dei candidati da portare al Papa perché scelga il successore di Bagnasco.
Il cardinale, nel paragrafo dedicato alla situazione del Paese, ha accennato «alle difficili condizioni in cui versa una fascia sempre più ampia di popolazione», ricordando che «dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1milione ed 800mila mentre oggi sono 4milioni e 600mila». Dietro ai numeri, ha ricordato Bagnasco, «ci sono i volti e le storie di centinaia di migliaia di famiglie» che nelle diocesi e parrocchie, nei centri d’ascolto, nelle associazioni e nelle confraternite hanno trovato «una prima risposta – in termini di beni e servizi materiali, di sussidi e di alloggio – e spesso anche una presa in carico progettuale». Il presidente della Cei chiede «la massima attenzione alla legge delega di introduzione del Reddito d’Inclusione (REI) e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà».
La crisi economica, osserva ancora Bagnasco, «continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione. A maggior ragione – ha aggiunto – in riferimento all’ennesimo rinvio sui decreti attuativi, stentiamo a capire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia – che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire – facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento».
La discussione politica, ha osservato il cardinale, «verte, piuttosto, su altri versanti, quali ad esempio il fine vita, con le implicazioni – assai delicate e controverse – in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento». Bagnasco ha detto che i vescovi sono «non poco» preoccupati per le proposte legislative che «rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico». Secondo queste proposte, sostegni vitali quali l’idratazione e la nutrizione assistite «verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte».
«Crediamo che la risposta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte – ha spiegato il cardinale – non possa essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali; la tutela costituzionale della salute e della vita deve restare non solo quale riferimento ideale, bensì quale impegno concreto di sostegno e accompagnamento».
Nella prima parte della prolusione il presidente della Cei ha parlato del terremoto, ringraziando, con le parole del Papa, «i parroci che non hanno lasciato la terra» e «si sono comportati da veri pastori». La tragedia «che tale rimane – ha aggiunto – ci sta consegnando anche il volto migliore del nostro Paese, della nostra gente, pronta a mettere in gioco la propria vita per salvare quella altrui; disposta a rinunciare a qualcosa di proprio per condividerlo con chi tutto ha perso. Ringraziamo, quindi, le comunità cristiane che – in risposta alla colletta indetta dalla Cei – hanno contribuito finora con quasi 22 milioni di euro». La Conferenza episcopale «oltre al primo milione di euro stanziato dai fondi otto per mille il giorno stesso delle prime scosse» ha messo a disposizione di ogni diocesi interessata 300 mila euro «per interventi su edifici ecclesiastici, destinati al culto e alla pastorale».
Parlando dei migranti, Bagnasco ha accennato al problema dei minori non accompagnati, «esposti a ogni sorta di abuso», una «realtà che interpella fortemente la coscienza civile del nostro Paese e le sue istituzioni; realtà rispetto alla quale, come osserva il Santo Padre, in tema di accoglienza “il più cattivo consigliere è la paura, mentre il migliore consigliere è la prudenza”». La Chiesa, ha ricordato, «è in prima linea nell’accoglienza: dove questa parola non richiama soltanto servizi offerti, ma famiglia, comunità, dialogo interculturale».