Durante la visita a Baku, il 2 ottobre scorso, papa Francesco dichiarò: «Auspico vivamente che l’Azerbaigian prosegua sulla strada della collaborazione tra diverse culture e confessioni religiose. […] Qui si desidera custodire il grande patrimonio delle religioni e al tempo stesso si ricerca una maggiore e feconda apertura: anche il cattolicesimo, ad esempio, trova posto e armonia tra altre religioni ben più numerose, segno concreto che mostra come non la contrapposizione, ma la collaborazione aiuta a costruire società migliori e pacifiche».
Un piccolo gregge
Ad accogliere in terra azera papa Francesco fu padre Vladimir Fekete: slovacco, 62 anni, è prefetto apostolico dell’Azerbaigian e responsabile della missione salesiana di Baku, costituita da sei sacerdoti, tre laici consacrati e due Figlie di Maria Ausiliatrice. Nella capitale azera sono presenti anche cinque Missionarie della Carità che hanno aperto una casa destinata all’accoglienza dei più bisognosi. In tutto il paese, che conta 10 milioni di abitanti, questi sono i soli sacerdoti e religiosi cattolici presenti. I fedeli a Baku sono un piccolo gregge. Mentre nel 1900 erano circa 10.000, con l’avvento del regime comunista tutto cambiò – le chiese vennero distrutte e i sacerdoti perseguitati e uccisi – e oggi vi sono circa 300 cattolici con cittadinanza azera e qualche migliaio di cattolici stranieri. Nel resto del paese vi sono solo singole persone o famiglie.
Una lunga storia di convivenza
«Noi salesiani siamo presenti dal 2000, inviati dalla Santa Sede su invito del governo azero, che aveva richiesto sacerdoti per accompagnare la piccola comunità cattolica», racconta padre Fekete, che aggiunge: «Il rapporti tra cattolici e musulmani, come ha potuto constatare papa Francesco, sono buoni. Dal I secolo e per lungo tempo questo territorio fu un regno cristiano: con l’avvento dei musulmani gran parte della popolazione si convertì progressivamente alla fede islamica ma nel corso dei secoli sono sempre state presenti comunità di cristiani ed ebrei e la convivenza non è mai stata problematica. Questo passato è una radice bella cui il presidente e il governo tengono molto: l’azione politica mira a sostenere e incoraggiare relazioni serene e operose. Generalmente si pensa all’Islam come a un monolite, ma in realtà ha molti volti: quello azero è caratterizzato da apertura, rispetto e tolleranza. Ogni mese, ormai da molti anni, mi incontro con i rappresentanti delle religioni tradizionali dell’Azerbaigian, dunque con lo sceicco dei musulmani del Caucaso Allahshukur Pashazadeh, con l’arcivescovo ortodosso Aleksandr e con il rappresentante della comunità ebraica Millik Yevdayev: discutiamo della vita dei nostri fedeli, ci consigliamo tra noi. Sono momenti di confronto molto utili. Spesso inoltre partecipiamo tutti insieme a incontri promossi dal governo».
La voce dei musulmani
Fra gli amici di padre Fekete vi è Gunduz Babayev, 52 anni, sposato, padre di tre figli, dirigente in un dipartimento dell’Ufficio dei musulmani del Caucauso, che afferma: «I credenti autentici non possono accettare la paura, inclusa l’islamofobia. Con il loro esempio devono insegnare ad amare e stimare il prossimo: ogni vera religione ha questo dovere. In Azerbaigian la diversa appartenenza religiosa non è causa di divisione; ciascuno vive secondo la propria fede, ma tutti crediamo nell’unico Dio creatore. Personalmente non faccio alcuna distinzione in base alla fede, ho rispetto per quanti credono nell’unico Dio e cercano di fare il bene. Il nostro paese è fiero della tolleranza che esiste tra i suoi abitanti e sono persuaso che i cattolici possano contribuire a consolidare questa peculiarità dell’Azerbaigian».
Alle parole di Gunduz Babayev fanno eco quelle di Kasim Talibov, 23 anni, giornalista: «Qui i fedeli delle diverse religioni vivono bene insieme, non si registrano difficoltà. Sono convinto sia importante promuovere la conoscenza reciproca in modo da essere sempre più vicini e aperti agli altri. Da parte mia, essendo musulmano, ho un atteggiamento tollerante verso ogni persona. Penso che i cattolici stiano aiutando lo sviluppo del paese attraverso la loro opera di assistenza agli anziani, ai senza tetto e alle persone bisognose». Anche Rasim Musaffarli, 58 anni, sposato, padre di due figlie, editore, afferma di avere buoni rapporti con i cattolici. E aggiunge: «Ritengo che le persone autenticamente religiose (di differenti religioni) che vivono insieme in pace possano insegnare a comprendere che Dio è Uno e Unico. A mio giudizio, in Azerbaigian la convivenza tra i fedeli è in grado di contribuire al progresso di questo paese aiutando la liberazione dei territori occupati».
La vita della comunità cattolica
Nel 2000, all’arrivo dei padri salesiani, fu eretta una piccola cappella dedicata a Cristo redentore. Dopo la visita di Giovanni Paolo II, nel 2002, il governo donò alla comunità un terreno sul quale fu eretta la chiesa dell’Immacolata Concezione: lo sceicco, che padre Fekete definisce «un uomo molto aperto», volle contribuire alla costruzione offrendo personalmente 10.000 dollari. Nel corso degli anni, alla chiesa, dove si celebrano messe quotidiane, si sono aggiunti il centro pastorale e l’oratorio.
I progetti sociali ed educativi
«Cerchiamo anche di sviluppare progetti sociali ed educativi», racconta padre Fekete: «La società sta pian piano comprendendo che la Chiesa cattolica non si occupa solo dei “suoi”, ma – ovunque si trovi – desidera servire tutto il popolo, avendo particolare cura dei più fragili. Attualmente prestiamo assistenza ai poveri che si rivolgono alla casa delle Missionarie della Carità, inoltre abbiamo aperto una scuola di recupero, con insegnanti anche musulmani, frequentata da 400 giovani e abbiamo avviato un programma di adozione a distanza per i figli di donne sole o di coniugi che vivono in stato di bisogno».
L’incoraggiamento di papa Francesco
La visita di papa Francesco, prosegue padre Fekete, «è stata motivo di grande gioia per i fedeli cattolici, che sono accorsi felici di poterlo incontrare: la messa solenne è stata molto partecipata. Il papa, con il suo stile familiare e affettuoso, ci ha incoraggiato ad andare avanti con fiducia, senza paura: per noi le sue parole sono state uno sprone molto importante». Rasim Musaffarli giudica positivamente questa visita e Gunduz Babayev, concludendo, afferma: «La presenza del Papa in Azerbaigian è stata un evento storico. Francesco ha visitato un paese musulmano, ha parlato ai fedeli nella moschea: è un esempio significativo di dialogo interreligioso».