Così l’ex calciatore Giovanni Galli racconta il suo tremendo lutto a Tv 2000Lo scorso 12 gennaio, Giovanni Scifoni su Tv2000, l’emittente dei vescovi italiani, ha intervistato Giovanni Galli, ex portiere della nazionale di calcio. Un grande campione nel calcio, ma soprattutto – come dice il commento del video che vi proponiamo – nella vita. Ricorda come ha “restituito” a Santa Rita suo figlio Niccolò, nato il 22 maggio, morto a 17 anni. “Se non avessi avuto la fede, la convinzione che un giorno rivedrò mio figlio Niccolò, non ce l’avrei fatta. So che reincontrerò mio figlio Niccolò, anche se non so dove o come. Speriamo di riconoscerci”.
“Dopo l’incidente di Niccolò due cose sono state fondamentali nella mia vita: il grande amore della mia famiglia e la fede. Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio. Se non avessi avuto questa grande fede e la convinzione di ritrovare e rivedere mio figlio sarebbe stato difficile convivere con questo dolore. Il dolore non passa mai, ci si può solo convivere”. È la toccante testimonianza di Giovanni Galli, ex portiere e campione del mondo con l’Italia nel 1982, ospite del programma Beati Voi-Tutti santi in onda ogni giovedì alle 21.05 su Tv2000, ricordando il figlio Niccolò morto nel 2001 in un incidente stradale.
Galli racconta della sua fede anche durante la sua carriera: “la domenica mattina dovunque fossi a giocare andavo a messa, mi sentivo di doverci andare, era una chiamata più forte di me. La fede è un qualcosa che ti senti dentro e andare a messa mi faceva sentire bene. Con la mia famiglia non siamo stati mai superficiali. Abbiamo sempre dato valore alla vita, alle cose e alle persone ma dopo la scomparsa di Niccolò qualcosa in più c’è stata”. “Davanti a mia moglie e alle mie figlie volevo essere la persona alla quale loro potessero aggrapparsi e cercavo di non farmi vedere piangere. Mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia perché non volevo farlo davanti a loro. Ma è stato comunque un errore perché sia il dolore che la felicità devono essere condivise con tutti. A distanza di tempo mi sto portando dentro ancora tante ferite”.