È continuata a crescere anche nel 2016 la persecuzione contro i cristiani nel mondo. E se in Medio Oriente e in Africa gli eccidi e gli assalti alle chiese diminuiscono numericamente (sostituiti comunque da forme più quotidiane di discriminazione) è l’Asia dei nazionalismi a far segnare negli ultimi mesi un’avanzata preoccupante dell’ostilità nei confronti dei cristiani. È la fotografia che emerge dall’annuale rapporto di Open Doors, ong di matrice evangelica che da anni a gennaio propone la graduatoria dei 50 Paesi più pericolosi per i cristiani nel mondo.
La «classifica» viene stilata a partire da una serie di indici elaborati sulla base degli episodi di violenza registrati nell’anno precedente. Complessivamente secondo Open Doors sono oggi ben 215 milioni i cristiani che vivono in una situazione di persecuzione alta, molto alta o addirittura estrema. In termini percentuali si tratta di circa un terzo dei cristiani dei 50 Paesi indicati nella graduatoria, e corrispondono a livello globale a circa 1 cristiano ogni 12 nel mondo. Va precisato, però, che si tratta di un dato che tiene insieme situazioni tra loro molto diverse: dal rischio specifico di morte o di violenza fisica a situazioni di discriminazione più o meno generalizzate.
Al di là della cifra globale è dunque importante guardare ai trend che il rapporto di Open Doors, molto ricco di dati, mette in luce. Intanto il rapporto indica il numero complessivo degli episodi di violenza fisica di cui si è avuta notizia nell’anno precedente: tra il 1° novembre 2015 e il 31 ottobre 2016 vi sono stati 1.207 cristiani uccisi per motivi legati alla fede e 1.329 chiese attaccate. Entrambi questi numeri sono in forte calo rispetto ai dodici mesi precedenti; una diminuzione che Open Doors spiega con due ragioni: da una parte il dato di fatto che due realtà come Boko Haram e lo Stato Islamico, autori di gravissimi eccidi nel 2015, hanno finalmente conosciuto un’azione di contrasto che ne ha limitato il potenziale omicida. Dall’altra, però, va anche aggiunto che vi sono aree afflitte dalle violenze dalle quali è sempre più difficile raccogliere notizie (ad esempio il Sud Sudan) e quindi non è affatto detto che i numeri siano esaustivi. In generale, comunque, pur diminuendo le violenze fisiche gli indici di Open Doors fanno registrare aumenti preoccupanti in tutti quei punteggi che sono legati a situazioni di discriminazione e oppressione.
In testa alla classifica dei peggiori Paesi per i cristiani rimane per il quindicesimo anno consecutivo la Corea del Nord; alle sue spalle, però, la Somalia si fa ormai molto vicina, seguita da Afghanistan, Pakistan e Sudan. A completare l’elenco delle dieci nazioni in cui per Open Doors il pericolo è definito «estremo» sono Siria, Iraq, Iran, Yemen ed Eritrea. Scorrendo le altre posizioni della classifica a colpire è soprattutto il balzo in avanti che fanno registrare molti Paesi dell’Asia, sull’onda dei nazionalismi crescenti. L’India di Narendra Modi sale al quindicesimo posto, il più alto mai toccato in questa graduatoria; il Vietnam al diciassettesimo per via delle persecuzioni contro l’etnia hmong; il Laos al ventiquattresimo. E nell’elenco dei cinquanta fa di nuovo il suo ingresso lo Sri Lanka, sulla scorta degli atti di intolleranza alimentati dal fondamentalismo di matrice buddhista. Quanto alla Cina Open Doors la colloca stabile alla trentanovesima posizione, tra i Paesi dove la persecuzione è definita «alta».
Va comunque precisato che l’estremismo islamico resta il fattore più significativo nelle persecuzioni contro i cristiani oggi: è dominante in 14 dei primi 20 Paesi della graduatoria. Sull’Iraq il rapporto non manca di registrare come – nonostante la liberazione della Piana di Ninive dalle mani dello Stato islamico – restino gravi preoccupazioni sul futuro dei cristiani che abitavano quei territori, anche per via degli atti di ostilità commessi nel Paese dagli sciiti. Più in generale il giudizio di Open Doors è che i cristiani escano come i grandi sconfitti dal caos in Medio Oriente: «Anche nei Paesi dove i governi esercitano un controllo molto rigido sugli estremisti musulmani – denuncia il rapporto – i cristiani si trovano comunque a subire gravi pressioni».