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Etiopia, l’appello della Chiesa contro le mutilazioni genitali femminili

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Vatican Insider - pubblicato il 04/01/17
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Le mutilazioni genitali femminili (Mgf) vanno combattute attraverso l’educazionee: a ribadirlo è stata la Commissione episcopale per il sociale e lo sviluppo della Chiesa cattolica etiope, durante un seminario svoltosi ad Addis Abeba e indirizzato, in particolare, ai direttori scolastici ed agli insegnanti. 

Durante i lavori – riferisce l’agenzia cattolica africana Canaa rilanciata da Radio Vaticana – è stato evidenziato come le Mgf siano frutto di «pressioni sociali»: infatti, sono soprattutto «il timore della stigmatizzazione e la paura di risultare inadatte al matrimonio» a spingere le donne ad accettare simili mutilazioni, «nonostante la consapevolezza della loro pericolosità». Di qui, il richiamo della Commissione episcopale ad affrontare la problematica in maniera globale, partendo dall’educazione dei giovani, i quali possono portare nella società 

«un cambiamento di atteggiamento nei confronti degli stereotipi tradizionali». 

In quest’ottica, il seminario ha esortato le scuole cattoliche a prendere in considerazione la proposta di integrare la lotta alle Mgf all’interno dei programmi didattici, coinvolgendo direttamente sia gli studenti che i loro genitori. L’obiettivo sarà quello di accrescere «la consapevolezza sociale del problema». Da ricordare che in Etiopia le Mgf sono illegali e quindi punibili per legge. Tuttavia, esse vengono ancora praticate, soprattutto nell’Eparchia di Emdeber, che conta il tasso percentuale più elevato di casi. 

Quello dei giorni scorsi non è stato il primo appello della Chiesa cattolica etiope contro le mutilazioni genitali femminili. Già nel febbraio del 2013, infatti, i vescovi si erano schierati, categoricamente, contro tali pratiche, ribadendo come esse non avessero «alcuna base religiosa». « 

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