Oggi la liturgia della Chiesa cattolica fa memoria dei santi innocenti. Sono le vittime della strage degli innocenti, i i bambini sotto i due anni che secondo il Vangelo Erode fece ammazzare nella regione di Betlemme, per essere sicuro di eliminare tra loro anche Gesù, appena nato. La Chiesa li celebra tre giorni dopo il Natale, per sottolineare che la loro vicenda tragica ha un legame misterioso con la promessa di salvezza entrata nel mondo con la nascita di Cristo.
Ci sono tanti santi innocenti anche oggi. Le foto e i filmati dagli scenari di guerra li mostrano mentre magari giocano tra le macerie delle loro case o quando riescono a divertirsi perfino tuffandosi nelle nei crateri creati dalle bombe che si sono riempiti d’acqua, che loro usano come se fossero piccole piscine.
Non c’è niente di più umanamente insostenibile del dolore dei bambini. E non c’è niente di più diabolico del dolore provocato ai bambini. Ne hanno accennato, nelle loro parole per il Natale, sia Papa Francesco sia Bartolomeo, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, con una sincronia eloquente. Il Successore di Pietro, nella omelia della notte di Natale, guardando al mistero della nascita di Gesù, ha invitato a lasciarsi interpellare «anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide “mangiatoie di dignità”: nel rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti». I bambini «che non vengono lasciati nascere», quelli «che piangono perché nessuno sazia la loro fame», quelli «che non tengono in mano giocattoli, ma armi».
Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, nella sua lettera enciclica per il Natale 2016, ha chiesto di proclamare il 2017 come Anno della sacralità dell’infanzia. «I bambini e le bambine di oggi – ha rimarcato il Successore di Andrea nel suo appello natalizio – non sono solo vittime delle guerre e delle migrazioni forzate», ma sono minacciati anche nei Paesi economicamente sviluppati e politicamente stabili, dove vengono manipolati dalla televisione e da internet, e da un’economia che mira solo a trasformarli «fin dalla giovane età in consumatori». Nella sua Lettera natalizia, il Primus inter pares tra i primati delle Chiese ortodosse ha riproposto le frasi del Vangelo in cui si condensa la predilezione di Gesù per i bambini: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli»; e «chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». Dio – scrive Bartolomeo nella sua ultima Lettera enciclica – si rivela al mondo col «cuore puro e la semplicità di un bambino», e i bambini «comprendono verità che sfuggono alle persone sapienti». Nel suo messaggio, il Patriarca ecumenico cita anche il poeta greco Odisseas Elytis: «Si può costruire Gerusalemme solo coi bambini!»
I Santi Innocenti del Vangelo sono i primi ad essere uccisi a causa di Cristo, anzi al posto di Cristo, senza neanche saperlo. Sono il fiore dei martiri, come scrive il poeta francese Charles Péguy nel suo Il Mistero dei Santi Innocenti. La sofferenza degli innocenti, che altri scrittori – a cominciare da Albert Camus – vedono come l’emblema del male invincibile e la prova dell’inesistenza di Dio, per Péguy può essere abbracciata solo nel mistero di una salvezza donata e ricevuta gratuitamente. Così, i Santi innocenti vanno in Paradiso senza aver avuto neanche il tempo di fare del bene. E Péguy se li immagina che giocano anche lì, usando le corone del martirio per il gioco dei cerchietti, sorprendendo e allietando così il cuore stesso di Dio.