di Lauren Ramseyer
Oserei dire che ogni persona potrebbe essere ‘colpevole’ di paragonare se stessa agli altri, per invidia, orgoglio o insicurezza. Potrebbe trattarsi di paragoni su qualità fisiche, sulla propria famiglia, sull’istruzione, sulla carriera, o persino sulla maturità spirituale, solo per nominarne alcuni.
Come mostrato dal video “Are You Happy”, l’epoca dei social media ha dato maggiore enfasi a questo “gioco della contrapposizione”.
All’inizio la voce narrante riconosce che “in quanto umani, abbiamo bisogno di rispettare noi stessi e gli altri”, ma poi spiega che questo non può essere l’unico scopo nella vita delle persone. Chi cerca soltanto di ottenere attenzione e rispetto dagli altri, rischia di finire intrappolato in questa “gara dei paragoni”.
È una gara che offre solo tre percorsi: essere vincenti, essere perdenti, o trovarsi a metà tra le due condizioni.
Come mostra il video, essere dei perdenti porta un senso di inferiorità e di solitudine, oltre alla paura di lasciarsi andare. Questa condizione è reale, e le persone che vi si trovano potrebbero finire addirittura con l’adeguarsi e godere della propria autocommiserazione. Se questa posizione è così banalmente sgradevole, le altre dovrebbero essere tutte migliori, giusto? No, sbagliato.
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Se la prospettiva di essere dei vincenti potrebbe inizialmente portare alla felicità, prima o poi arriverà qualcuno più in gamba di noi che attirerà le attenzioni del pubblico distratto. E quando questa persona arriverà, si porterà via la nostra fragile fonte di felicità. “Se si è felici soltanto primeggiando, il futuro avrà in serbo vergogna, solitudine e disperazione. In altre parole, anche vincere è un inferno”.
Poi c’è il terzo gruppo, in cui c’è un costante chiacchiericcio sull’essere quasi vincenti o quasi perdenti. Chi è in questa condizione vede necessariamente ogni persona attorno a sé come un nemico. “Non si è mai tranquilli abbastanza da essere se stessi”, perché ogni errore potrebbe costare caro e far allontanare per sempre la chimera dell’essere vincitori. Questa vita non può che essere superficiale e paranoica, conducendo ad un’esistenza fatta di solitudine.
Alla luce di queste considerazioni, la conclusione dei creatori del video è che a prescindere dalla posizione che si ricopre in questa “gara dei paragoni”, si finirà comunque per perdere. In ogni caso.
Gli insegnamenti della Bibbia e della Chiesa Cattolica sulla felicità si discostano notevolmente dalla prospettiva che mette l’uomo al centro di tutto. Cristo ha promesso: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Matteo 5:11-12). Più avanti nelle Scritture, leggiamo le parole di San Paolo: “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore” (Colossesi 3:23-24).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica mostra inoltre che “soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa” (CCC 27). In quanto cattolici, ci è stato insegnato che “la vera felicità non si trova né nella ricchezza o nel benessere, né nella gloria umana o nel potere, né in alcuna attività umana, per quanto utile possa essere, come le scienze, le tecniche e le arti, né in alcuna creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore” (CCC 1723).
L’unico modo per riuscire a vincere la “gara dei paragoni” è compiendo la scelta consapevole di non giocare.
Vogliamo concludere con tre domande sulle quali riflettere:
- Ti sei mai trovato intrappolato in questa “gara dei paragoni”?
- Da cosa dipendono questi sentimenti o queste azioni (il video mette enfasi sui social media, ma potrebbero esserci molte altre motivazioni, interne o esterne)?
- I social media sembrerebbero avere una continua influenza su tutti e tre i gruppi definiti sopra. Come pensi si possano utilizzare i social media per portare avanti un messaggio più positivo di quello che potrebbe sembrare predisposto a diffondere?
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[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]