Racconto una storia reale, modificata perché si tratta di persone concrete, che non voglio vengano riconosciute. In questo periodo di rinnovamento nella Chiesa un certo, chiamiamolo così, Sandro, nel suo avvicinarsi finalmente a Cristo, si trova, senza potersene subito avvedere in quanto neofita, in un gruppo ultratradizionalista. Alla ricerca connaturale dei frutti dello Spirito, amore, gioia, pace, tale persona si ritrova sempre più turbata da queste monocordi invettive contro il papa, i preti, tanta gente… Dopo qualche tempo, scoraggiato, decide di tornare alla vita di prima, senza più pensare molto a Dio. Passano un paio di mesi durante i quali non va più in chiesa, poi una volta vi ritorna ma solo per amicizia. Un suo caro ex compagno di università infatti si sposa. Trovandosi nei dintorni per dei servizi entra in un’antica pieve per sincerarsi che sia quella indicata per il matrimonio, che avverrà a giorni. Il prete gli dice che sì, è proprio lì che è stato fissato. Non si sa come cominciano a parlare e Sandro racconta che aveva avvertito anche una certa chiamata ad avvicinarsi a Dio ma tutta quella sfiducia lo aveva esacerbato, disincantato e non voleva più saperne di niente. Il sacerdote gli dice di non perdersi il dono di Dio, che Gesù non ci prende in giro, anche nella sua sequela si possono incontrare difficoltà. Ma la differenza è che su quella via sono per una vita che viene, più forte anche della morte. Poi il sacerdote deve celebrare la messa feriale del giorno. In quella chiesa del centro storico a messa, quel giorno, non c’è nessuno, mentre la domenica si vedono sempre un po’ di persone. Al momento della comunione il prete scende dall’altare e allora Sandro gli va incontro e riceve l’eucaristia. Poi però pensa che il sacerdote gli ha dato la comunione conoscendo il suo essersi allontanato dalla Chiesa, senza confessione… È turbato ma una gioia, una pace, mai sperimentate lo invadono. Piange a dirotto. C’è un Amore che comprende, anche che sorpassa, ogni cosa. Una guida sentendo questa storia afferma scandalizzata che la Chiesa non ritiene e non riterrà mai giusto dare la comunione in una tale situazione oggettivamente di allontanamento.
Devo solo aggiungere che ora posso anche rivelare che i veri protagonisti di questo racconto, sono quelli di Lc 24, 13-35, i discepoli di Emmaus. Forse abbiamo tante cose da scoprire nei vangeli, nel cuore di Gesù. Certo le cose si fanno nella Chiesa, con la Chiesa e non di testa propria. Inoltre questa storia non indica, per esempio, che non esista e non sia un grande dono il sacramento della confessione, come accenno in precedenti interventi (si veda per esempio qui)
Può risultare fruttuoso vissutamente meditare con attenzione come Gesù ci ha donato la rivelazione virtualmente piena, con tutti i riferimenti essenziali, e al tempo stesso lasciando tutto lo spazio necessario ad una maturazione graduale, nella storia, nella fede. Si tratta dell’insieme di vita e parole dei vangeli che hanno poi permesso alla Chiesa per esempio di chiarire dogmaticamente, nel dono dello Spirito, alcuni punti della fede. Altri aspetti, pur essenziali, possono non essere ancora stati, almeno in qualche caso, maggiormente approfonditi. Pensiamo ai fondamentali riferimenti del discernere concreto del Gesù dei vangeli, nelle loro linee generalissime narrativamente ben delineati per esempio in Gv 1, 29-34. E approfonditi, tra l’altro, in Lc 10, 27. Uno stile insomma, questo di Gesù, tra l’altro ben diverso da quello di certe correnti israelite dell’epoca che potevano tendere in qualche caso a codificare ogni minuzia. Ci si può chiedere dunque se anche questo orientamento di Gesù non possa risultare un riferimento di fondo al quale tornare sempre più. Liberando la Chiesa di una eventuale, talora, smania, in senso lato, codificatrice e appunto di eccessive, in vario modo, “codificazioni”, che possono finire in varia misura per, in qualche caso, ingabbiarla. Tornare, per grazia, al Gesù dei vangeli è proprio la via per approfondire, sviluppare, liberare, sempre più la tradizione. Questa è la viva tradizione. Dunque una possibile strada di fondo potrebbe per esempio essere quella di fissare alcuni punti essenziali, alla luce delle parole e/o della vita di Gesù, e porre attenzione a, perlomeno, non chiamare dottrina definitiva altri, che non di rado si possono per esempio essere sviluppati non per una loro tassatività, ma per motivi di ordine pratico.
Allo stesso, in fondo, modo possiamo osservare che Gesù ha rivelato e vissuto un amore radicale ma ha anche accompagnato ogni persona sul suo graduale, ben al di là degli schemi, cammino verso la vita. Il cristiano non è un energumeno tutto perfetto ma un piccolo tra le braccia del suo Dio. Così la Chiesa sta donando tante positive, rinnovate, indicazioni, anche per i futuri sacerdoti. È al tempo stesso importante che si possa porre sempre più profonda attenzione a maturare criteri equilibrati nel discernere le vocazioni presbiterali. Si può per esempio soggiacere, in buona fede, a tutta una serie di orientamenti scientisti, efficientisti, che con la fede, l’abbandono, nel Cristo dei vangeli poco hanno a che vedere.
In mille modi l’astratta ragione sta alla radice di tante distorsioni nella Chiesa. Stiamo per esempio sempre più scoprendo, con gioia, mille vie di nuova maturazione e partecipazione, nella Chiesa e nella società. Ma, in ogni cosa, può essere, Dio volendo, cosa buona porre attenzione a non comprendere anche vie rinnovate in modo a sua volta razionalistico, da tavolino, meccanico. La partecipazione può rivelarsi positivo maturarla gradualmente, a misura, nell’accoglienza, nel dialogo, nell’esperienza vissuta, personale, comunitaria, etc., della fede. Il fare, anche cose buone, le può privare del loro, equilibrato, senso profondo, costruendo sulla sabbia. Talora per esempio ci si può appellare da parte di alcune guide allo sviluppo dei consigli pastorali parrocchiali ma su una inconsapevole, indifferenziata, via del fare che può causare molte difficoltà, perché non si edifica in un’adeguata maturazione nella fede. È tutto un possibile cercare, nel cuore divino e umano di Gesù, un nuovo equilibrio oltre lo spiritualismo elitario, il razionalismo, il pragmatismo… Graduale, a misura, ben al di là degli schemi, accompagnamento è una delle parole chiave.
L’eventuale sviluppo, in tanti modi, della partecipazione nella Chiesa potrebbe forse orientare a quel criterio “a misura d’uomo” cui mi sono riferito in precedenti interventi anche, per esempio, riguardo ad un possibile rimpicciolimento delle diocesi.
Se ad alcune guide, a qualche intellettuale, particolarmente strutturati, sembra stiano in varia misura crollando certi riferimenti nella Chiesa ciò può essere dovuto alle loro impostazioni intellettualiste, che poggiano su logiche schematiche, da tavolino. Si tratta di sicurezze fasulle mentre la via della serena fiducia mi pare proprio quella della graduale, personalissima, maturazione della coscienza spirituale e umana nella luce che scende a misura, delicatamente, come una colomba. Una maturazione nel discernimento (in Gesù) viva, in vivo contatto con la realtà viva, non schemi prefabbricati, sicurezze di carta. Non si sente qui l’eco della Trinità in Cristo? Il razionalismo è, invece, chiuso in sé. Il pragmatismo è variamente schiacciato su un fare poco in cerca di luce profonda. Quello che sta crollando è una secolare, talora radicatissima, strutturazione razionalista e, tendenzialmente, le sue possibili conseguenze.