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Don Bosco e i soldi: 6 episodi in cui la Provvidenza ha aiutato il santo dei giovani

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 19/12/16
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Dalla intercessione della Madonna ai doni di sconosciuti sino alla realizzazione del santuario dell’AusiliatriceQuante volte la Provvidenza ha aiutato don Giovanni Bosco quando aveva bisogno di soldi? Ecco sei aneddoti che raccontano come, incredibilmente, il santo sia riuscito a superare situazioni di grande disagio economico.

1) IL DONO DELLO SCONOSCIUTO

Sul principio del 1858 don Bosco deve estinguere un grosso debito, ma non ha un centesimo in tasca. Il creditore aspetta già da tempo e per il 20 del mese vuole assolutamente essere pagato. In quelle strettezze, don Bosco chiama alcuni ragazzi: «Quest’oggi ho bisogno di una grazia particolare», dice loro; «io andrò in città e durante tutto il tempo che vi rimarrò, qualcuno di voi sia sempre in chiesa a pregare». I ragazzi glielo promettono. Don Bosco esce. Giunto presso la chiesa dei Preti della Missione, in via Arcivescovado, gli si avvicina uno sconosciuto e garbatamente gli presenta una busta con dentro parecchi biglietti da mille lire, una somma altissima per quel tempo. Meravigliato del dono, Don Bosco esita nell’accettarla: «A che titolo mi offre questa somma?» «Prenda e se ne giovi per i suoi ragazzi», insiste lo sconosciuto. E si allontana senza palesare il donatore (Il Timone, 19 dicembre).

Sempre così: quando aveva bisogno di qualche cosa, Don Bosco era solito ricorrere alla preghiera. Otteneva tutto. Diceva ai suoi ragazzi: «Chi prega è come colui che va dal re».

2) L’AIUTO DELLA MADONNA DELLA CONSOLATA

In un’altra occasione, mentre i ragazzi sono in preghiera davanti al SS. Sacramento, don Bosco si affida alla Madonna della Consolata e di lì a poco uno sconosciuto molto elegante gli si avvicina: «Lei è Don Bosco?». «Sì, per servirla». «Il mio padrone mi ha incaricato di darle questa busta». Anche in quella occasione ci fu denaro sufficiente per pagare tutti i debiti.

3) LE 33 LIRE PER PIO IX

Nel 1848, durante i moti rivoluzionari, papa Pio IX è costretto alla fuga da Roma e accompagnato da pochissimi fidati collaboratori, è finalmente in salvo nella fortezza di Gaeta. Da ogni parte la solidarietà dei fedeli si mette in moto per far giungere a Gaeta aiuti d’ogni genere. La notizia giunge anche a Torino, dove subito si apre una sottoscrizione in favore del Santo Padre in esilio.
Don Bosco e i suoi ragazzi sono tra i primi ad aderire con entusiasmo a questa iniziativa (www.pastorale.salesianipiemonte.it).


A Valdocco il sacrificio in poche settimane, raccogliendo le piccole offerte frutto delle volontarie rinunce e dei sudati risparmi dei giovani, in oratorio si raccolgono ben 33 lire. Somma certamente non ingente, ma dal valore incalcolabile vista la sua provenienza. Tramite il Nunzio Apostolico l’offerta arriva a Gaeta e viene consegnata nelle mani del Papa. Lo stupore di Pio IX è grande di fronte a questo dono: non lo scorderà più, esprimendo la sua gratitudine ancora nel 1858 nel ricevere don Bosco per la prima volta in udienza in Vaticano.

Rientrato in Vaticano nell’aprile del 1850, Pio IX non dimentica la generosità dei giovani di don Bosco. Fatte acquistare ben 720 coroncine del Rosario, le benedice e le fa spedire a Torino, proprio per i suoi piccoli benefattori di Valdocco. Questi sono i semi che, anni più tardi, faranno affermare a don Bosco: «Scopo principale della Società Salesiana è sostenere l’autorità del Papa».

4) IL SANTUARIO DELL’AUSILIATRICE

Costruire un Tempio, grande e sfarzoso, richiederebbe oggi centinaia e centinaia di milioni. Don Bosco iniziò la costruzione del magnifico Santuario dell’Ausiliatrice a Torino senza denaro; e non solo la Chiesa, ma anche i locali annessi, cioè un grandioso Ospizio.

Don Bosco aveva fatto il disegno del Santuario, come gli era stato mostrato nelle visioni, lo aveva fatto approvare, aveva posto la prima pietra il 27 Aprile 1865 e aveva dato l’incarico della costruzione all’impresario Carlo Buzzetti.

Don Bosco gli disse:  «Ti voglio dare subito un acconto per i grandi lavori. Non so se sarà molto, ma sarà tutto quello che ho».

Messo fuori il borsellino, lo capovolse nelle mani di Buzzetti e vennero fuori otto soldi.

«Con questo lei vuole innalzare un grande Tempio?».

«Stai tranquillo, che la Madonna penserà a provvedere il denaro!».

Da quel momento furono tante le grazie concesse dalla Madonna a coloro che concorrevano alla costruzione della nuova Chiesa, che Don Bosco potè dire: «La Vergine Santissima si è edificata da se stessa la sua casa; ogni mattone del Tempio ricorda una grazia da lei concessa».

5) IL “MIRACOLO” DELLE VENTIMILA LIRE

Don Bosco si trovava a San Benigno Canavese. I sacerdoti suoi amici Don Rua e Don Lazzero erano preoccupati, dovendosi pagare d’urgenza venti mila lire. Questa somma oggi equivarrebbe almeno a due milioni. Mentre si studiava il modo di procurare il denaro, Don Bosco estrasse da tasca una busta sigillata, che gli era stata consegnata e non aveva ancora aperta.

Era un signore che scriveva, dicendo che aveva già pronte ventimila lire da mandare per qualche opera di beneficenza.

Don Bosco esclamò: «Queste sono cose di ogni momento; eppure i posteri non le vorranno credere e le porranno tra le favole!».

6) DON BOSCO E IL CONTE

Si erano spese trentamila lire per mettere in efficienza un’abitazione a Mathi Torinese. Don Bosco era a pranzo dal Conte Colle a Tolone e pensava nella sua mente la maniera di raccogliere quella somma per darla all’impresario; non manifestò il suo pensiero.

Finito il pranzo, il Conte, che nulla sapeva dell’affare di Don Bosco, gli con-segnò un plico, dicendo: «Serva per le sue opere».

Il plico conteneva trenta mila lire. Il Santo, sorridendo, si rivolse al Conte: «Durante il pranzo pensavo al debito di trenta mila lire; lei è stato scelto da Dio a strumento della sua Provvidenza». Il Conte a queste parole pianse di consolazione.

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