di Marco Respinti
Napa, capoluogo dell’omonima valle della California famosa per il buon vino, ha dato i natali, 45 anni fa, a Joseph C. Sciambra, uno dei più noti porno-attori della galassia omosessuale. Oggi però è un ex, amaramente pentito e attivissimo sul fronte opposto, un vero apostolo della fede da che, nel 1999, avendo seriamente rischiato la vita, si è convertito, anzi riconvertito al cattolicesimo.
Cattolico Sciambra ci è infatti nato, allevato in una solida famiglia cattolica, allievo di scuole cattoliche dall’asilo alle medie, insomma nulla poteva far presagire ciò che sarebbe successo. Apparentemente. Perché segretamente Joseph dubitava di tutto, dalla fede alla vita. A 18 anni, dice oggi raccontandosi a Jim Graves sulle pagine di The Catholic World Report si sentiva completamente disorientato. «La pornografia dà dipendenza, ed è progressiva», spiega lucidamente. «La si può paragonare alla droga. Quando cominci ad assumerla, non inizi con l’eroina, ma con l’alcool o con la marijuana. Poi perdi il senso di ciò che stai facendo e passi a droghe più pesanti». Uguale con il porno. «Cerchi le cose soft. Per la mia generazione era la rivista Playboy». Sciambra la vide in mano al fratello maggiore e poi la ritrovò “normalmente” sfogliabile dal barbiere o nei posti più impensabili. Adesso, dice, c’è Internet, e tutto è più rapido. I video, le cantanti, la pubblicità ammiccano disinvoltamente alla sessualità e instillano nei giovanissimi l’idea che il sesso facile sia bello, desiderabile. Questo «ricodifica il modo in cui gli adolescenti pensano alla sessualità».
Appena maggiorenne, Joseph lasciò la famiglia e, forse senza nemmeno sapere come, si trovò catapultato dalle ridenti colline delle provincia californiana alla babele di Castro, il torbido e torrido quartiere cuore del mondo Lgbt di una delle città a più altra concentrazione omosessuale del mondo, San Francisco. Un posto, insomma, dove il lunario lo sbarchi solo se sei del giro: Sciambra lo capì sulla propria pelle subito e per 11 anni ne è rimasto schiavo, passando dalle prostitute dei sex club e dei bordelli legali della non lontana Las Vegas al fiele della vita gay e del suo corollario di set pornografici. «Quando sono entrato a far parte della cultura omosessuale, ho scoperto che è una società fondata sul porno. Nel mondo gay il porno era il collante che ci teneva uniti». Una esistenza, spiega adesso, di mestizia e tristezza, in cui il naturale desiderio umano di essere accolto e amato veniva invece costantemente frustrato da un’agghiacciante realtà quotidiana di miseria. A chi gli ribatte che ciò che gli mancava era solo un rapporto omosessuale stabile, risponde secco: «Nei miei 11 anni di vita gay, e oggi nell’attività di apostolato che svolgo verso quel mondo, non ho mai incontrato una coppia gay felice. Le relazioni sono passeggere, fluttuanti e basate sul rapporto fisico».
I giorni scorrevano uguali a se stessi, e i giorni diventavano settimane, mesi e anni di una routine sordina e deludente. «Molto dei amici morirono di aids, suicidio o droga». Lui stesso era sempre ammalato, avendo nella sua vita contratto tutta la gamma delle malattie veneree. Per colmare il vuoto del cuore si gettò persino nel New Age e da lì approdò a culti neopagani, talvolta addirittura satanisti. Senza fondo. Ma il fondo invece c’era, bastava volerlo, avere la capacità di riconoscerlo, d’invertire la marcia. Certo, pressoché impossibile a farsi da soli. Ed è stato qui che è entrata in gioco Courage (clicca qui) , l’organizzazione cattolica che ha sede centrale a Norfolk, nel Connecticut, e che privilegia l’apostolato verso chi si sente attratto da persone del proprio sesso. «Il giorno che decisi di mutare vita ero impegnato in un film porno. Mi sentii male e mi trovai in ospedale, sicuro di morire. Ma mi resi conto che la morte mi avrebbe portato all’inferno. E io all’inferno non volevo andarci. Volevo uscire da quella vita». Quando ancora faticava a tornare pienamente nella Chiesa, fu persino aiutato da un sacerdote la cui preghiera lo fece «sentire liberato da molteplici influssi demoniaci».
Con gli amici di Courage Sciambra ha dunque finalmente scoperto un altro se stesso; uno Sciambra vero, che in qualche modo era sopravvissuto. Oggi è tornato a casa, vive a Napa e si guadagna modestamente da vivere mandando avanti un piccola libreria cattolica. La sua lunga prigionia non l’ha però scordata. «C’è tutta una vita oltre l’essere gay», dice, e per mostrarlo concretamente si è impegnato in una crociata di testimonianza e di apostolato ? forte anche di un’autobiografia, Swallowed by Satan (SOS Publishing/Next Century Publishing, Las Vegas 2013) ? per aiutare chi ancora non se ne rende conto a smettere di buttarsi terribilmente via. Sì, se ne può uscire: Joseph Sciambra ne è un’altra, ennesima prova vivente.