«Come umile collaboratore del Papa, sento il dovere di dirgli lealmente il mio pensiero quando è in fase di elaborazione una decisione. Una volta che è stata presa, io obbedisco totalmente al Santo Padre». L’arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato e stretto collaboratore di Francesco, commenta così, in un colloquio con Vatican Insider, le polemiche circa l’interpretazione dell’esortazione Amoris laetitia.
Come ha vissuto il Papa il giorno del compleanno?
«Dopo la prima colazione con alcuni senzatetto, nella Cappella Paolina ha celebrato con i cardinali presenti a Roma una messa di ringraziamento. Poi la giornata è trascorsa normale, con gli impegni presi in precedenza. Ha pranzato a Santa Marta. C’era una torta, piccolo segno di festa condiviso con gli altri commensali della Casa. Il Papa preferisce uno stile sobrio e semplice, non ama i grandi festeggiamenti. Gradisce gli auguri, ma chiede soprattutto di pregare per lui. Insomma, il tipico stile di Francesco: non ci devono essere occasioni per esaltare la propria persona. Una lezione per tutti noi!».
Ottant’anni, un traguardo: che bilancio si può fare di questa prima parte del pontificato?
«Fare un bilancio è difficile, ma i risultati del suo pontificato sono sotto gli occhi di tutti. Un Papa con un altissimo grado di popolarità, piace il suo stile, le sue parole toccano i cuori, la sua figura trascina. Sul piano ecclesiale ha avviato la riforma della Curia romana, ma soprattutto ha ridato dinamismo missionario alla Chiesa spingendola a non piegarsi su se stessa ma ad aprirsi alle periferie, nel loro significato fisico ed esistenziale. Ha fondato tutto il suo messaggio sulla centralità del vangelo.
Sul piano ecumenico c’è stato un risveglio di iniziative e di incontri con i rappresentanti delle varie confessioni cristiane. Uno su tutti, l’incontro con il Patriarca di Mosca Kirill, evento tanto atteso e desiderato dai predecessori di Francesco».
E sulla scena internazionale?
«Colpiscono le molte richieste di udienze provenienti da Capi di Stato e uomini di governo di tutto il mondo. Ma ancor più la quantità di richieste di intermediazione tra parti in causa fatte al Papa: Stati Uniti-Cuba, Venezuela, Colombia, Repubblica Centrafricana, etc. Qualcuno lo ha definito come un leader di statura mondiale, qualcun altro si spinge oltre: l’unico leader rimasto nel mondo! Penso che siano affermazioni ben fondate».
Che cosa preoccupa di più il Papa in questo momento?
«Certamente le varie situazioni di guerra esistenti in diverse parti del globo; soffre enormemente nel vedere le stragi di innocenti. Lo affliggono le differenziazioni sociali esistenti all’interno delle società occidentali e tra il Nord e il Sud del mondo come pure la progressiva scristianizzazione e decadenza morale dell’Occidente».
Come sarà il 2017 di Francesco?
«Dal punto di vista degli impegni straordinari dovrebbe essere un anno normale, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo! Il Papa attende a Roma i vescovi che dovranno venire in visita ad limina, così da recuperare quelle che non sono state effettuate durante il Giubileo. Quanto ai viaggi, oltre alle visite a Genova e Milano, ci sarà a maggio il pellegrinaggio a Fatima, mentre sono allo studio viaggi in Asia e in Africa».
C’è chi continua a polemizzare sull’interpretazione di Amoris laetitia. Come vive tutto questo il Papa?
«Il Papa è un uomo molto sereno, non gli manca mai il buonumore, ma è chiaro che ogni fonte di divisione è per lui motivo di preoccupazione e di dolore. Io non entro nel merito delle polemiche, ma voglio solo ribadire i principi che mi sono sempre stati insegnati dalla sana tradizione della Chiesa: come umile collaboratore del Papa, sento il dovere di dirgli lealmente il mio pensiero quando è in fase di elaborazione una decisione. Una volta che è stata presa, io obbedisco totalmente al Santo Padre. L’unità della Chiesa, per la quale Gesù ha sudato sangue e ha dato la vita, viene prima delle mie idee, pur belle che siano. Quelle vissute in disubbidienza hanno rovinato la Chiesa».