7 dritte per discernere se Dio ti sta chiamando alla vita consacrataDi Fr. Edgar Henríquez Carrasco, L.C.
Quando si parla di vocazione molti si spaventano. Pensano innanzitutto ad abiti, preghiere incessanti, convivenza nella stessa casa, lontananza dalla famiglia… La verità, però, è che è molto più di questo. Per noi che abbiamo deciso di lasciare tutto e seguire Gesù nella vita consacrata è una vera gioia. Ci sono molte gratificazioni, ma anche sacrificio e duro lavoro. Dio chiama per renderci suoi: per lasciarci alle spalle la vita che conducevamo e offrirci totalmente a Lui. Non tutti sono chiamati a questo cammino, ma ce ne sono molti che forse possono essere chiamati ma non sanno come ascoltare Dio.
Come sapere se Dio mi chiama a seguirlo nella vita consacrata o sacerdotale? Ecco sette chiavi per discernere con maturità se Dio ci chiama o meno a questo cammino. Fate attenzione, perché se prendete sul serio queste raccomandazioni Dio potrebbe davvero bussare alla porta del vostro cuore per rendervi suoi come ha già fatto con noi.
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1. Pregate… pregate… e pregate
Sembra ovvio, ma è ciò che è più necessario. Santa Teresina di Lisieux diceva: “Per me l’orazione è un impulso del cuore, un semplice sguardo diretto al cielo, un grido di gratitudine e di amore, tanto in mezzo alla tribolazione come in mezzo all’allegria”. Riassume tutto. La preghiera è qualcosa di semplice. Immaginate di arrivare da scuola e di voler parlare con i vostri genitori di com’è andata la vostra giornata: le gioie e i dolori, i sogni e le frustrazioni… questo dialogo con Dio è la preghiera. Si parla di tutto con Lui. Con fiducia e fede. Si sa che ci ascolta e per questo non ci si stanca di parlargli. Pregare è un dialogo, non un monologo. Si parla ma si ascolta anche, e per ascoltare è necessario il silenzio. Sì, il silenzio. Non dico solo assenza di rumore, ma mettere da parte le preoccupazioni (commentandole con Dio, ovvio) e rasserenare l’anima per ascoltare la Sua voce. Ricordate che nell’Antico Testamento Dio parla con una brezza leggera (1 Re 19, 12-14)? Se state attenti lo ascolterete e saprete cosa fare. Non è misticismo, è pura realtà.
“Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Matteo 6, 6).
2. Accostatevi ai sacramenti: l’Eucaristia e la penitenza
Se non andate spesso a Messa o non vi confessate frequentemente, è un suggerimento eccellente. Per guarire e ripulire l’anima i sacramenti sono necessari. L’Eucaristia è il nostro cibo spirituale, la cosa più grande che Gesù ci ha lasciato in eredità, ed è alla portata di tutti. La nostra vita dev’essere una costante azione di grazie nei confronti di Dio, una lode perenne, e per questo la Messa è imprescindibile. Se è quotidiana meglio, altrimenti si può andare tutte le domeniche. Dall’altro lato, la penitenza è necessaria per lavare la nostra anima dalle impurità del peccato e renderci trasparenti davanti a Dio. Abbiamo bisogno di chiedere perdono a Dio per le cose negative che abbiamo fatto. Quando siamo riconciliati con il Padre il cuore si riempie di pace, ed è in quel momento che siamo più disposti ad accoglierlo e a rispondergli con generosità. La confessione, come dice papa Francesco, non è una sala delle torture, al contrario, è l’incontro con l’amore misericordioso di Dio. Il papa aggiunge che “gli apostoli e i loro successori — i vescovi e i sacerdoti loro collaboratori — diventano strumenti della misericordia di Dio. Agiscono in persona Christi. È molto bello questo”. E allora non stateci tanto a pensare e accostatevi ai sacramenti.
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame… Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (Giovanni 6, 35.50).
“Tu vuoi la sincerità del cuore… Purificami con issopo e sarò mondo… Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Salmo 51, 8-9.11-12).
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3. Chiedete direzione spirituale
La direzione spirituale è un dono. “Lo Spirito Santo dà ad alcuni fedeli doni di saggezza, di fede e di discernimento in vista di quel bene comune che è la preghiera” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2690). Sacerdoti, religiose o religiosi possono aiutarvi a vedere la volontà di Dio nella vostra vita, a incamminarvi sulla via che Dio ha tracciato per voi. San Giovanni della Croce segnala al riguardo: “Il direttore dev’essere non solo saggio e prudente, ma anche di esperienza… Se la guida spirituale non ha esperienza della vita spirituale, è incapace di condurre attraverso di essa le anime che Dio chiama in ogni caso, o addirittura non le comprenderà”. Per questo scegliete bene chi volete che vi diriga. Questo punto è importante, perché si mette la propria anima nelle mani di un uomo o di una donna perché ci aiuti a cercare la volontà di Dio. Se volete scoprire cosa vi chiede Dio, la direzione spirituale sarà per voi un cammino sicuro. Pregate e chiedete al Signore di mandarvi dal vostro direttore spirituale, il migliore che troverà per voi, e di confidare in lui. Dio si avvale di strumenti umani per effondere le sue grazie sulla terra.
“Frequenta spesso un uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti e la cui anima è come la tua anima; se tu inciampi, saprà compatirti… Al di sopra di tutto questo prega l’Altissimo perché guidi la tua condotta secondo verità” (Siracide 37, 12.15).
4. Abbiate un atteggiamento disponibile nei confronti del progetto di Dio
È facile da dire quando non ci si trova nella situazione, ma quando è la vita intera ad essere coinvolta questa frase ha un peso maggiore. Amate Dio e confidate in Lui. Vivete nel suo amore, in riconciliazione con Lui, pregate molto, confidate nei sacramenti e il vostro cuore sarà disponibile a tutto ciò che vi chiederà. Se vi chiede di cambiare una cosa potrete farlo. Se vi chiede di sforzarvi in una virtù, ci riuscirete. Ma cercate sempre di coltivare un cuore disponibile, generoso nei confronti di Dio. Papa Benedetto XVI ha detto all’inizio del suo pontificato: “Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”. Con un cuore disponibile Dio può lavorare, può modellarlo. Ma ha bisogno che voi facciate la vostra parte. La decisione spetta a voi.
“Beato l’uomo che spera nel Signore… Allora ho detto: ‘Ecco, io vengo’.
Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero” (Salmo 40, 5.8-9).
5. Cercate di cambiare le abitudini che non vi aiutano
È molto importante cambiare le vecchie abitudini per trasformarci in uomini e donne nuovi. Le feste eccessive, i fine settimana fuori casa, spendere denaro in modo poco saggio, le parole volgari, tra le altre cose, possono essere abitudini che vanno bene nel mondo di oggi, ma non lo sono per chi desidera fare ciò che Dio gli chiede. La nostra vita deve avere il profumo di Cristo. Tutti sappiamo quali sono le nostre debolezze, in cosa dobbiamo migliorare. Metterci uno sforzo extra sarà un aiuto molto grande per discernere bene la propria vocazione. È ora di cambiare alcune cose, di ordinare la propria vita, di stabilire delle priorità. Priorità? Sì, ad esempio condividere di più con la famiglia, far visita ai malati, aiutare il prossimo e mille altre cose. La cosa migliore è sostituire un vizio (qualcosa di negativo) con una virtù (qualcosa di positivo). Se prima si perdeva tempo scommettendo, ora si donerà quel denaro a un’istituzione benefica. Se prima si andava a fare baldoria tutti i fine settimana, ora si dedicherà un weekend al volontariato o aiutando in parrocchia. Smettere di mentire, bandire l’ira, seminare allegria… Da questo punto di vista tutto sembra facile. Difficile è metterlo in pratica, ma Dio è sempre con noi per aiutarci.
“Se proprio gli avete dato ascolto [a Cristo] e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Efesini 4, 21-24).
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6. Sforzatevi di vivere in modo coerente
“Agere sequitur esse” in latino significa “Il fare segue l’essere”. Si agisce in base a ciò che si è. Sono figlio di Dio, agisco in quanto tale. Sono un uomo in discernimento vocazionale, agisco in quanto tale. È semplice, pura logica. Anche questo costa lavoro. Serve un impegno serio e maturo. Dice papa Francesco: “Non è facile, lo sappiamo tutti, la coerenza nella vita fra la fede e la testimonianza; ma noi dobbiamo andare avanti e fare nella nostra vita, questa coerenza quotidiana. ‘Questo è un cristiano!’, non tanto per quello che dice, ma per quello che fa, per il modo in cui si comporta”. Si dice che le parole convincono ma la testimonianza trascina. Trascineremo il mondo ancor di più verso Dio se siamo coerenti con quello in cui crediamo! Al giorno d’oggi questo atteggiamento è necessario. Come i primi cristiani, che erano capaci di morire per essere coerenti con la loro fede. Non esitavano a dare tutto per Gesù. E voi? Correggete la vostra vita fin d’ora. Le vostre azioni, i vostri pensieri e i vostri desideri devono concordare con Dio. Dipende da voi agire in base a quello che siete.
“Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?… La fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Giacomo 2, 14.18).
7. Vivere con generosità
Vivere conformemente a Dio è necessariamente vivere in modo generoso. Non possiamo essere cristiani autentici senza la generosità come una delle nostre caratteristiche essenziali. Se siamo cristiani, siamo generosi. Non parliamo del fatto di dare denaro a tutti, di distribuire le cose di casa nostra a chi ne ha bisogno o di regalare cibo ai poveri. Sì, questo è necessario, ma c’è una generosità ancor più difficile: quella del cuore. Quando si compie un atto disinteressato non si sta facendo necessariamente un atto con un cuore generoso. L’atteggiamento interiore è fondamentale perché quell’atto sia di vera rinuncia. Posso dare molte cose ma con un atteggiamento amareggiato che nessuno sopporta, e questa non è vera generosità. Posso invece essere molto povero ma donare il mio tempo a chi ha bisogno di sfogarsi. Dono il mio tempo gratuitamente, senza che nessuno mi veda, senza lamentarmi, e questa è generosità interiore. Tutto dipende dall’atteggiamento. Se l’atteggiamento è distaccato, l’atto sarà generoso di per sé. Vivere così è alla portata di tutti, ma dobbiamo essere uniti a Dio per non lamentarci di quello che doniamo agli altri.
“Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Corinzi 9, 6-7).
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Queste sette chiavi vi aiuteranno molto a discernere se la vita sacerdotale o religiosa è il vostro cammino nella vita. Un cuore umile, che cerca incessantemente Dio in tutte le cose, piccole o grandi. Dio sia l’amore della vostra vita. Coltivate questo piccolo seme nella terra del vostro cuore e i risultati arriveranno. E preparatevi, perché Dio ci promette (nella vita consacrata) il centuplo, e questo è molto bello, ma il versetto termina dicendo “con persecuzioni”, per cui non vi stupite se qualcuno si opporrà alla vostra vocazione, se a qualcuno non piacerà il cammino che Dio ha scelto per voi, perché è successo a tutti noi. L’importante è che discerniate bene e che quella che darete al Signore sia un’offerta sincera.
“Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna” (Marco 10, 29-30).
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]