La nascita di Gesù può regalare una nuova “presenza” in ognuno di noiIl Natale visto da Don Luigi Giussani. In “Dalla liturgia vissuta una testimonianza” (edizioni San Paolo, nuova edizione a cura di Francesco Braschi) il teologo e fondatore di Comunione e Liberazione spiega il senso della Natività e come dovrebbe va accolto.
1) UNA PRESENZA “NUOVA”
Col Natale, spiega Don Giussani, è entrata nel mondo una realtà nuova, una nuova presenza. La certezza diventa oggettiva. La presenza del Verbo non è solo una apparenza che possa ingannare.
L’annuncio di questa novità di vita, di questa presenza, prosegue il teologo, ci interessa perché è protesa a travolgere anche ognuno di noi. La prospettiva dell’incarnazione è assimilare noi alla Sua divinità. Verbo fatto carne… per assumere noi in Sé.
Dopo il Natale la nostra è una presenza nuova.
2) OBBEDIENZA NEL MONDO
Il richiamo del Mistero del Natale è il porsi dell’obbedienza nel mondo. Così l’umanità coglie la pace profonda che le viene dal ritrovare la sua giusta posizione: quella della creatura. «Pace in terra agli uomini che attendono la Sua venuta».
Non si può costruire se non nella pace.
Il Signore, che è venuto per ricostruire, per rifare l’uomo, il mondo, è venuto portando innanzitutto la pace.
3) COMUNIONE POTENTE
Tanto più è profondo il senso del Padre, ragiona Don Giussani, tanto più la comunione con quelli che Dio ci ha messo vicino è potente e inestirpabile (Cristo si sacrifica soprattutto per quelli che Dio gli ha messo vicino). Comunione che è come la permanenza dell’avvenimento; comunione che sta a tutto quello che faccio come il movente sta all’azione.
Questo è il primo nucleo della carità.
4) COME I PASTORI
Il nostro vero lavoro, osserva il teologo, ci è suggerito dall’atteggiamento dei pastori: «E, dopo aver veduto, i pastori fecero conoscere quanto era stato loro detto del Bambino».
«… i Pastori, intanto, se ne ritornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, conforme a quanto era stato loro detto».
Ciò che Cristo ha voluto comunicarci, noi lo manifestiamo come hanno fatto i Pastori: questo manifestarlo è l’identico gesto del lodarlo e glorificarlo.
La gioia del Natale nasce e si esprime come possesso di qualcosa – l’annuncio – che non è nostro, ma di un altro: una gioia che è amore puro, altruismo puro. Ecco perché il Natale è la festa del bambino – in senso evangelico – cioè della semplicità.
5) CON LO SPIRITO DI MARIA
Pensiamo a che cosa significava il Natale per la Madonna e come visse l’ubbidienza a esso.
Secondo Don Giussani c’è una analogia da fare con la nostra esistenza, nella quale Dio ci «chiama» attraverso momenti privilegiati. È un tipo di avvenimento che ha una funzione eminentemente rivelativa, illuminante tutto il resto, come per gli Apostoli la Pentecoste che non ha eliminato il momento del Calvario o della risurrezione, ma li ha illuminati, spiegati, resi significanti. In esso – in questo avvenimento «luce» – l’autorità del Padre si rivela e la storia del rapporto con la Chiesa acquista la forza del significato: inizia nella nostra vita una nuova parola, un nuovo discorso.
6) IL COMPITO DEL CRISTIANO
Tutta la nostra vita si esaurisce, come significato, nel rendere testimonianza al Signore, nel comunicare a tutti che Lui è venuto. Il cristiano, infatti, non è migliore degli altri, è colui che ha ricevuto il compito di comunicare agli altri l’annuncio, la gioia del Natale. Perciò il compito del cristiano, come tale, non è quello di rivoluzionare le strutture, ma di comunicare l’annuncio – annuncio che non si può, però, comunicare se non si è compagni dell’uomo.
7) LA PAROLA CHE RICOSTRUISCE IL MONDO
Nel periodo di Natale il richiamo sta nella Parola che ci si è comunicata, la Parola che ricostruisce il mondo, che edifica.
Bisognerebbe che la nostra persona desiderasse Cristo come il «Tutto» della vita propria e del mondo.
L’identificazione è possibile nella fede, e la fede è un giudizio che riconosce il valore e le implicazioni del Fatto accaduto fra gli uomini.