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Perché noi cattolici siamo così poco inclini al cameratismo?

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Maria Garbis Davis - pubblicato il 13/12/16
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Gesù ha detto chiaramente che non dobbiamo compiere da soli il percorso cristianoDi recente sono stata invitata a parlare a un incontro di donne cattoliche. Ero molto propositiva fino a quando non mi è stato detto qual era il tema. “Cameratismo”.

Cameratismo? Mi sono venuti i brividi. Non poteva essere la sofferenza? La preghiera? La discordia familiare? Come mantenere la fede durante le crisi? No. Cameratismo.

Ho pensato immediatamente agli ex cattolici che oggi si dichiarano felici nella loro nuova comunità protestante, in cui sono ben accolti a differenza della parrocchia che frequentavano prima e nella quale si sentivano indesiderati, tra persone fredde, indifferenti, che non vivevano una vera esperienza di cameratismo.

Ho pensato alla formalità, che spesso mette a disagio, delle strette di mano al momento dello scambio della pace durante la Messa. Ho pensato alla fretta con cui gran parte dei fedeli esce dalla chiesa, quasi senza guardare nessuno.

Perché noi cattolici siamo così poco inclini al cameratismo?

Il cameratismo è semplicemente un rapporto amichevole, un convivio cordiale di persone con punti di vista e idee in comune. Perché è così difficile?

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È interessante, inoltre, che lo stesso concetto di cameratismo susciti il disprezzo di alcuni cattolici: “Non abbiamo bisogno di cameratismo. Andiamo a Messa per ricevere l’Eucaristia, non per salutare gli altri”, dicono alcuni, e altri aggiungono: “I protestanti hanno bisogno delle persone, noi no, abbiamo Gesù”.

Davvero? I cattolici non hanno bisogno di persone? Ce l’ha insegnato Gesù? Dove? Quando? Come?

Sì, abbiamo Gesù nell’Eucaristia, ma è sbagliato abbracciare una “spiritualità” senza comunità. Noi siamo la Chiesa! E “Chiesa” vuol dire “assemblea”, il che, in sostanza, significa che siamo una comunità.

Comunità di cosa? Di persone! Di persone in comunione! Il concetto di comunione è essenziale nel percorso cristiano!

Chiamandoci a far parte della sua comunità di amici, Gesù ha detto chiaramente che non compiremo da soli il percorso cristiano. Abbiamo bisogno d’amore e di sostegno reciproco – alla fine, è da questo che riconosceranno che siamo suoi discepoli, se ci ameremo gli uni gli altri! È chiaro che vogliamo assistere alla Santa Messa per ricevere Cristo nell’Eucaristia, ma ciò non significa affatto che la nostra esperienza di Chiesa debba essere limitata al momento della Comunione.

Alcuni anni fa sono stata invitata – varie volte! – a partecipare a un circolo di studi biblici per donne cattoliche. Ho accampato una serie di scuse per evitarlo, ma a un certo punto non sono più riuscita a evitare l’invito e sono andata.

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C’erano alcune donne con le quali avevo dei punti in comune, ma altre non avevano niente a che vedere con me, e tuttavia eravamo tutte unite dalla nostra fede cattolica. Tutte volevano vivere nel mondo senza essere del mondo, e ciascuna sapeva che non ci sarebbe riuscita da sola. Avevamo bisogno di sostegno.

Non c’è voluto molto perché scoprissi il motivo dell’insistenza dello Spirito Santo nel collocarmi in quel gruppo.

Era una bella mattina di ottobre e stavo portando i miei figli a casa di mia madre. Era una cosa abituale, ma quella mattina trovai mamma inerte nel suo letto. È stato allora che ho sentito maggiormente i benefici del fatto di partecipare a quel circolo biblico. In quello stesso giorno, mentre vegliavo mia madre malata, la corrente di preghiera del mio gruppo ci avvolgeva. E non è tutto: hanno iniziato ad arrivare pasti pronti, prodotti di igiene personale, offerte di disponibilità per prendersi cura dei miei figli. Ciascuna delle mie preoccupazioni ha trovato chi se ne facesse carico. E quella comunità, quella COMUNIONE di donne cattoliche, mi ha aiutata ad attraversare uno dei momenti più bui della mia vita.

Forse l’errore più grande che commettiamo noi cattolici – e saremo giudicati per questo – è la nostra mancanza di dimostrazione di apertura e cameratismo nei confronti delle persone che sono al nostro fianco nei banchi della chiesa ogni domenica.

Che tipo di corpo siamo se non viviamo consapevoli della nostra missione di guardare il prossimo, accoglierlo, alleviare la sua sofferenza e portare i nostri fratelli e le nostre sorelle a sperimentare Gesù Cristo?

La Santa Messa è ancora più bella e più potente quando è vissuta nella pienezza del suo proposito: la COMUNIONE. Con Cristo e, attraverso di Lui, tra tutti noi.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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