La lectio magistralis del Patriarca ecumenico a Bari: il sinodo di Creta è stato «un esempio di comunione»di Stefania Falasca
«Un esempio di comunione». Anzi. «È stato un “mare di comunione” per l’intera Chiesa Ortodossa e per il mondo». Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I – nella storica visita di oggi a Bari in occasione della festa liturgica di san Nicola – ha così definito con puntualità anche quanto è scaturito dal Concilio pan-ortodosso svoltosi a Creta nel giugno scorso. Ne ha voluto parlare nel corso della sua lectio magistralis, tutta incentrata sulla comunione a partire dal suo significato teologico, che ha tenuto proprio nell’antica Basilica del santo patrono per l’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese, ricevendo il premio «San Nicola» da parte dell’Istituto Ecumenico.
È la prima volta che un patriarca ecumenico di Costantinopoli viene ricevuto da questa città sul mare, vincolo di convivenza e ponte tra i cristiani d’Oriente e d’Occidente, che da oltre mille anni custodisce le reliquie del santo della Chiesa indivisa, da sempre venerato da cattolici e ortodossi. La valenza ecumenica della visita di Bartolomeo I, che dal 1991 presiede nella carità e nella diaconia l’insieme delle Chiese ortodosse, perseguendo instancabilmente l’unità dei cristiani e la pace, è incentivata dalla convinzione che l’ecumenismo è compito di ogni Chiesa locale. E il «significativo riconoscimento», oggi conferito a Bartolomeo dalla diocesi di Bari, è stato da Papa Francesco rilanciato nel suo messaggio come «segno di gratitudine per il servizio da lui reso alla promozione di una sempre maggiore comunione tra tutti i credenti in Cristo». Segno, che da parte sua il Patriarca ha accolto come «profetico dell’unità di tutte le Sante Chiese di Dio» sottolineando il cammino teologico «tra le nostre Chiese e l’amore, il rispetto e la collaborazione».
Comunione, Concilio, condivisione, dialogo, integrazione. Questi dunque i motivi ripresi nella lectio magistralis di Bartolomeo a Bari dal titolo: «Adriatico e Ionio, mari di Comunione». In piena sintonia con i pronunciamenti di Papa Francesco, per primo, nel suo intervento, il Patriarca di Costantinopoli ha spiegato il concetto di comunione come espressione di amore della relazione Trinitaria citando i passi della Scrittura: «Comunione è comune partecipazione di grazia, amore e comunione alla vita di Dio, che diviene esperienza stessa dell’“essere in relazione”. Significa partecipare insieme della natura divina attraverso la grazia dataci da Dio a tutti gli aspetti della vita cristiana. Significa condivisione della fede, condivisione della spiritualità, pregare gli uni per gli altri, significa realizzare concretamente questa comunione delle nostre vite e metterla in pratica. Pertanto se siamo riconciliati con Dio per mezzo di Gesù Cristo, intimi con lui – ha spiegato ancora Bartolomeo – percepiamo i fratelli come coloro che ci appartengono, che condividono la nostra stessa origine trinitaria e che camminiamo verso la stessa meta che è Cristo che ricapitola tutto in sé». Perché «l’Amore Trinitario ci rende persone in relazione, soggetti comunionali, connaturati nel dialogo, capaci di una relazione d’amore che trasfigura il nostro io, e ci rende capaci di agire e pensare che la pace sgorga dal dialogo e che il dialogo porta all’unità».
Da qui il Patriarca ecumenico ha voluto sottolineare come la Chiesa ortodossa abbia dato esempio di comunione a Creta: «La nostra Santa Chiesa Ortodossa, ha manifestato la sua ”comunione” nello scorso mese di giugno, quando a Creta, per decisione unanime di tutti i Primati delle Chiese ortodosse autocefale, è stato convocato il Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa». Dopo quasi cinquantacinque anni di preparazione, di discussioni, d’incontri e sinassi dei Primati, nonostante i problemi manifestati a pochi giorni della sua convocazione e l’assenza di alcune chiese, il Concilio pan-ortodosso si è svolto – come sottolinea il Patriarca – in un clima di preghiera e dialogo, su temi attuali quali la missione della chiesa nel mondo contemporaneo e la relazione delle Chiese ortodosse con il resto del mondo cristiano.
Per Bartolomeo «questa grande assise conciliare ha parlato con una sola voce ai propri fedeli, alle Chiese e al mondo». È stata testimonianza di comunione ed esempio di relazione ad immagine delle relazione trinitaria, e nella Enciclica al mondo essa ha definito i principi fondanti della comunione: «La Chiesa non vive per se stessa. Offre alla intera umanità, attraverso l’elevazione e il rinnovamento del mondo in cieli nuovi e terra nuova». Ha inoltre espresso il modo di esprimersi della sua Comunione: «La Chiesa è per se stessa Concilio, fondata da Cristo e guidata dallo Spirito Santo, in accordo col detto apostolico: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (Atti 15,28)». Secondo Bartolomeo quindi il Concilio ha sentito l’esigenza della comunione col mondo, e con tutto ciò che ad esso è connesso. Si è occupato dei cambiamenti attuali, della necessità di una attenzione alla persona umana, anche di fronte alle conquiste scientifiche, alla genetica e alle nuove scienze. Ha alzato la sua voce per la povertà diffusa, per la minaccia che incombe sull’ambiente naturale. Non ha inoltre sottaciuto ai problemi derivanti dalla globalizzazione, dagli estremi fenomeni di violenza e dell’immigrazione. Particolare attenzione ha dato alla vocazione comunionale della famiglia come «Chiesa domestica» e al dialogo, come esperienza intrinseca al sentire ortodosso, in linea con quanto espresso per il concetto di comunione: «In questo spirito di riconoscimento della necessità di una testimonianza e di una disponibilità, la Chiesa Ortodossa ha sempre attribuito grande importanza al dialogo, e in particolare a quello con i cristiani non ortodossi».
Bartolomeo ha poi rivolto l’attenzione alla testimonianza dell’antica e pacifica convivenza tra greci e latini in terra pugliese. Culla di storia, civiltà, lingue, culture e religioni capaci di interconnessioni e di scambi, che hanno guidato i processi sociali dell’intera area per secoli, contribuendo alla crescita dei popoli che si affacciano sul Mare Nostrum. Come allora oggi non potremmo trovarci in relazione con Dio e con i nostri fratelli e sorelle che soffrono – ha detto Bartolomeo – senza dare pratica attuazione alle proposte umane e sociali del Concilio della Chiesa ortodossa e alimentare i principi di dialogo, amore e pace davanti ad un «Mare Nostrum che è diventato la tomba di tanti fratelli e sorelle che sognavano una vita migliore. Crediamo che il ruolo delle religioni – ha detto infine il Patriarca – divenga fondamentale nel creare, avviare e consolidare il principio di comunione per la collaborazione e la comprensione reciproca, allontanando i fondamentalismi che si trovano in tutte le società e religioni. C’è necessità di ricreare la reciproca stima tra i popoli, superando diffidenze, violenza, stragi e genocidi. Bisogna che la giustizia sociale e la giustizia tra le nazioni prevalga sui meri interessi della economia mondiale e della globalizzazione più sfrenata, così da porre fine a migrazioni incontrollate».
Domani il Patriraca di Costantinopoli riprenderà questi motivi nella sua omelia, scenderà nella cripta della Basilica per venerare le reliquie di san Nicola e assisterà alla concelebrazione eucaristica per la solennità del Santo patrono presieduta dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, che ha definito la storica visita a Bari del patriarca ecumenico di Costantinopoli «un passo importante nel cammino che avvicina i fedeli cattolici e ortodossi nella comune memoria del Santo di Myra e coronamento di un lungo cammino». Intanto la Conferenza episcopale italiana ha già reso noto che dal prossimo anno il 6 dicembre sarà obbligatorio celebrare la memoria di San Nicola in tutte le chiese in Italia.