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Due quadri famosi sul Gesù risorto sono in contrasto con i Vangeli

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 28/11/16
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Gesù che torna in vita, tra gli uomini. La Risurrezione e poi l’Ascensione al cielo sono i due episodi chiave di ciò che accade dopo la morte di Cristo. Ma esistono opere d’arte che li rappresentano? E nel caso, come sono stati riprodotti visto che si parla di episodi descritti nei Vangeli ma ai quali (la Risurrezione) non avrebbe assistito nessuno?

La risposta la dà Gérard Denizeau in “La Bibbia attraverso la pittura” (edizioni Paoline).

IL RACCONTO SULLA RISURREZIONE

Intanto, premette l’autore, la Risurrezione, trattata in Matteo 28,1-10, Marco 16,1-8;, Luca 24,1-12 e Giovanni 20,1-18 appare soltanto allusivamente nel Nuovo Testamento, non essendo stato osservato in modo diretto da un testimone che ne abbia riferito il dettaglio. Certo, i quattro evangelisti lo riferiscono con devozione. Ma sempre fondandosi su testimonianze indirette, dal momento che la risurrezione stessa – dunque l’uscita di Cristo dalla tomba – è avvenuta di notte, in assoluta discrezione, mentre gli uomini incaricati di fare la guardia dormivano. E così è alle prime luci del giorno dopo il sabato – dunque la domenica – che le sante donne (Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, e Salome) arrivano al sepolcro di Gesù. Un angelo annuncia loro che Gesù è risorto.

QUATTRO TESTIMONIANZE DIVERGENTI

A partire da qui, le testimonianze differiscono un po’. Secondo Matteo, è Gesù in persona che, avvicinandosi alle donne, le invia ad annunciare ai discepoli che li ritroverà in Galilea. Secondo Marco, questo annuncio tocca a un giovane, «vestito d’una veste bianca». Luca, invece, riferisce che Pietro, in un primo tempo incredulo, va a verificare la scomparsa del corpo di Gesù. Infine, è in Giovanni che troviamo il celebre episodio del Noli me tangere («Non mi toccare»), parole rivolte dal Risorto a Maria Maddalena, che lo riconosce dopo averlo scambiato per il custode del giardino, ma non deve toccarlo finché non è salito al Padre.

IN CONTRASTO CON I VANGELI

La risurrezione di Cristo” il più celebre capolavoro di Hans Memling, artista tedesco di formazione fiamminga, vissuto nel quattrocento, ne dà una rilettura unica nel suo genere perché non coincide con i Vangeli.

In lontananza si distinguono le sagome delle tre sante donne che vengono da Gerusalemme portando vasi di aromi destinati a imbalsamare il defunto. Placido e monumentale, avvolto in un grande mantello rosso, uscendo dalla tomba Cristo effettua un gesto di benedizione. Se i due soldati in primo piano sono ancora profondamente addormentati, gli altri due si svegliano, incerti davanti alla scena alla quale assistono, come attestato dallo stropicciarsi gli occhi del secondo, atteggiamento comune a tutti coloro che «non credono ai loro occhi». Da osservare che questo risveglio dei soldati è in contraddizione con le Scritture, che evocano lo spavento delle guardie soltanto quando il mistero della tomba aperta è loro rivelato dall’angelo.

L’ANGELO APRE IL SARCOFAGO

L’angelo segnalato dai Vangeli al momento della rivelazione della Risurrezione alle sante donne, ha appena aperto il sarcofago, approfittando del sonno pesante delle sentinelle inviate da Ponzio Pilato attorno alla sepoltura di Gesù.

GERUSALEMME E LE TRE CROCI

Da una parte e dall’altra del volto di Cristo, il sole nascente rosseggia sull’orizzonte. A destra la città di Gerusalemme è identificabile dalla Cupola della Roccia, tempio principale della Città santa. Sulla sinistra, la funerea montagna del Golgota è sormontata dalle tre croci: quella di Gesù al centro e, ai lati, quelle dei due ladroni associati al suo martirio.

IL RACCONTO SULL’ASCENSIONE

L’altro episodio di cui è protagonista Cristo dopo la Risurrezione è l’Ascensione, che non viene narrato dai Vangeli di Matteo e di Giovanni, mentre in quelli di Marco e Luca costituisce l’ultimo avvenimento della loro cronaca.

TRE VERSIONI

Per Marco: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro (gli apostoli), fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Marco 16,19) .

Per Luca: «Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia

e stavano sempre nel tempio lodando Dio» (Luca 24,51).

Negli Atti degli Apostoli, Luca fornirà una precisazione supplementare, relativa alla presenza di una nube che sottrasse velocemente Gesù dallo sguardo dei testimoni. «Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (Atti degli Apostoli 1,9).

COMPLICITA’ DI SGUARDI

“L’ascensione di Cristo” più celebre è quella del Perugino. Ma in questo caso, come per la risurrezione di Memling, non concorda con i Vangeli.

Nell’opera di Perugino le figure principali sono: Maria, Cristo e il Padre. Un gioco di sguardi e di atteggiamenti con il compito di dare alla totalità della composizione una carica psicologica potente quanto commovente. Da una parte e dall’altra, apostoli e angeli musicanti animano uno spazio che si diluisce verso l’orizzonte di una piccola città fortificata nel cuore di montagne improbabili.

I TREDICI APOSTOLI

Attorno alla Vergine, gli apostoli sono tredici, duplice strappo ai testi biblici: da una parte, al momento dell’ascensione Paolo non è ancora convertito; dall’altra, Giuda, il traditore, non è ancora stato sostituito da Mattia. Due eventi il cui annuncio sarà dato soltanto negli Atti degli Apostoli. Tredici è anche il numero dei piccoli serafini che, sono curiosamente dotati di tre paia di ali.

Intorno alla Vergine, Perugino rappresenta: san Paolo, armato di spada; san Pietro, con le chiavi del paradiso; mentre san Giovanni è isolato, in primo piano, con un libro in mano.

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