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Un popolo in fuga: 65,3 milioni i migranti forzati nel mondo

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Vatican Insider - pubblicato il 16/11/16
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E’ un popolo in fuga da guerre e situazioni di crisi legate ai conflitti quello descritto nel terzo rapporto sulla “Protezione internazionale” presentato a Roma e redatto da Fondazione Migrantes, Anci, Caritas Italiana, Cittalia e Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo) con la collaborazione dell’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati). Il volume aggiornato a poche settimane fa, fotografa una situazione in continua evoluzione, dai cui contorni emerge una mappa inedita del nostro mondo. E’ l’immagine di un’umanità in cammino attraverso nazioni, continenti, mari, deserti e città. Ben 35 guerre e 17 «situazioni di crisi» sono fra le principali cause – ma non le uniche – che hanno messo in movimento 65,3 milioni di persone in tutto il mondo, il dato è complessivo e riguarda scenari più antichi e più recenti. Di fatto però nel 2015 sono state costrette a fuggire 34mila persone al giorno, 24 persone al minuto. Nello specifico il dato generale si suddivide in: 21,3 milioni di rifugiati (5,2 mln di palestinesi), 40,8mln di sfollati interni, 3,2mlni di richiedenti asilo. Moltissimi sono i minori, in molti casi non accompagnati. 

Le guerre poi, oltre a causare morte e distruzione di città, Paesi, infrastrutture, «provocano la fuga di un numero tanto maggiore di persone quanto più lungo e cruento diventa il conflitto o quanto più perdurano nel tempo situazioni di insicurezza, violenza e violazione dei diritti umani. Altri motivi di fuga sono costituiti dalle disuguaglianze economiche, dalle disuguaglianze nell’accesso al cibo (per mancanza di un’equa distribuzione della produzione mondiale) e all’acqua, dal fenomeno del cosiddetto land grabbing, che sottrae terre produttive ai paesi più poveri (in favore di grandi gruppi multinazionali), e dall’instabilità creata dagli attentati terroristici». Tuttavia anche la fuga lascia dietro di sé una scia di vittime: 4900 sono quelli morti nel tentativo di raggiungere l’Europa, 3654 hanno perso la vita nel Mediterraneo (dati aggiornati a fine 2016). 

I principali Paesi d’origine di questi flussi umani, sono la Siria (4,9 mln), Afghanistan (2,7mln), la Somalia (1,1 mln) – questi tre Paesi da soli coprono il 54% dei rifugiati di tutto il mondo – poi seguono il Sud Sudan (7780mila), il Sudan (628 mila). Da sottolineare, ancora, che gran parte dei rifugiati a livello globale è stata accolta da Paesi in via di sviluppo; nel dettaglio: Turchia (2,5 mln), Pakistan (1,6 mln), Libano (1,1 mln), Iran (979 mila), Etiopia (736mila). Da rilevare che solo nel corso del 2015, «più di 12,4 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case» spiega il rapporto. 

In Italia nel 2015 e sono sbarcati 153.852 di rifugiati, a fine ottobre 2016 erano già 159.432, facendo quindi registrare un leggero aumento; si tratta di numeri che – secondo le previsioni di chi segue da vicino il fenomeno – dovrebbero rimanere stabili nei prossimi anni. Il che descrive un fenomeno costante e quindi non passeggero, allo stesso tempo però di dimensioni contenute. In Europa, nel 2015, sono state presentate 1.393.350 domande di protezione internazionale: un valore più che raddoppiato rispetto all’anno precedente. La Germania, con 476.620 domande presentate (pari al 36% delle istanze in UE) si conferma il primo paese per richieste di protezione internazionale, seguita da Ungheria, Svezia, Austria e Italia. Questi primi cinque paesi raccolgono il 74,8% delle domande presentate nell’Unione Europea (ne vengono accolte circa il 43%). 

Le domande di protezione relative all’Italia riguardano, sia nel 2015 che nel 2016, in modo particolare i profughi provenienti da cinque Paesi: Nigeria, Pakistan, Gambia, Senegal, Bangladesh. Si tenga presente che il Paese più colpito da attentati terroristici nel mondo è proprio la Nigeria. In generale però, ha spiegato monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, una parte consistente di quelli che sbarcano in Italia poi lascia il nostro Paese. Nel corso della presentazione della ricerca sono state avanzate varie proposte per sostenere e aiutare quei comuni che si fanno carico dell’accoglienza. 

Il rapporto è poi accompagnato da una serie di raccomandazioni rivolte ai governi e ai vari livelli istituzionali: sul piano italiano si chiede «una implementazione del sistema unico di accoglienza» con la costruzione «di hub di prima accoglienza sia per gli adulti che per i minori non accompagnati»; Quindi si chiede che «il disegno di legge sulle misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati prosegua il suo iteri al Senato, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 26 ottobre». L’Unione europea è poi chiamata in causa affinché «ottemperi ai suoi obblighi internazionali per la protezione dei diritti umani alle sue frontiere esterne, sostenendo e rafforzando sempre di più le operazioni di ricerca e salvataggio». 

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