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Da bambino cantava in cambio di un gelato. Oggi è un prete e musicista

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Padre Edward Gilbert - pubblicato il 16/11/16
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In un’intervista esclusiva a Cecilia, un sacerdote della Diocesi di Phoenix condivide la sua storiaPadre Edward Gilbert, nato nella Repubblica Dominicana, è un sacerdote della Diocesi di Phoenix, Arizona. Cecilia ha incontrato questo sacerdote, che ha messo al centro del suo sacerdozio proprio la musica, per chiedergli alcune domande:

Qual è stato il tuo primo strumento musicale?

La mia voce… ed è ancora l’unico strumento che uso.

Puoi raccontarci qualche storia della tua infanzia legata alla musica?

Quando ero un ragazzino, per farmi comprare un gelato o per farmi portare alle giostre, cantavo canzoni di Pedrito Fernández, come “la mochila azul” (“lo zainetto blu”). I miei zii si riunivano per ascoltarmi, ogni volta un grande spettacolo.

Chi ti ha insegnato a pregare?

Mia madre. Ero molto timoroso, e il buio mi terrorizzava. Mia mamma mi ha insegnato a pregare per calmarmi e per farmi comprendere che Dio mi avrebbe sempre protetto.

Cosa hai provato il giorno della tua ordinazione sacerdotale?

Il momento più commovente è stato quando mi sono prostrato a terra per cantare le Litanie. Ricordo che è stato l’unico momento in cui ho pianto. È difficile da spiegare… è come se un singolo istante desse significato al passato, illumini il presente e riempia ogni mio pensiero di speranza pura. Tutto ciò per cui ho combattuto mi è stato dato in dono.

Riesci a conciliare la tua vocazione sacerdotale con la musica?

All’inizio parte della mia opera pastorale consisteva nell’aiutare i cori a migliorare la propria esecuzione. È scoraggiante sentire un coro che canta male. Poi ho scoperto il talento dei ragazzi di Kaivós e ho compreso che sarebbe stato importante fare un passo avanti e occuparmi di produzione musicale. Adesso è fondamentale saper gestire il mio tempo, dare priorità al ministero e ai miei doveri. Arricchisco la mia attività pastorale con il servizio della musica, che diventa parte dell’opera evangelizzatrice nella Chiesa. 

Ti è mai successo qualcosa di buffo mentre stavi cantando?

Accade sempre una cosa: appena salgo sul palco, il mio ginocchio destro inizia a tremare, e per i primi cinque minuti, mentre canto, devo provare a controllarlo.

E cosa mi dici della frase “Chi canta prega due volte”?

Beh… haha… la frase originale in latino è “chi canta BENE prega due volte”. Ho sempre trovato interessante che tra le indicazioni per cantare l’Exsultet durante la Settimana Santa c’è: se non riuscite a cantarlo dignitosamente, “leggetelo”. Nella Chiesa la musica ha sempre richiesto specializzazione, buon gusto, impegno… una buona esecuzione aiuta molto a entrare nella pace che un momento di preghiera richiede; aiuta ad avvicinare i propri cuori a Dio, e da essa possono scaturire delle esperienze spirituali autentiche.

Qualche consiglio per chi vuole avvicinarsi alla musica?

Il primo è di esercitarsi. L’ispirazione da sola non è abbastanza. Se riuscite a frequentare una scuola di musica sarebbe l’ideale. Nella mia parrocchia le cose hanno iniziato a cambiare quando abbiamo deciso di insegnare musica. Se ciò non fosse possibile, l’importante è cercare delle opportunità per migliorarsi: non siate mai soddisfatti con ciò che avete raggiunto, cercate sempre di fare di meglio.

Jonatan Narvaez

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