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Caritas Ambrosiana: in un anno i senzatetto sono aumentati del 21%

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Vatican Insider - pubblicato il 16/11/16
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Aumentano in misura considerevole i gravi emarginati. Tra gli assistiti da Caritas gli italiani mostrano il disagio più acuto e la minore capacità di resilienza. È quello che emerge dal XV Rapporto dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse presentato il 16 novembre nella sede di Caritas Ambrosiana nel corso del convegno “Una casa per tutti”. 

«Aumentano di circa il 21% i senza dimora. Cresce anche il numero degli italiani che oggi coprono il 40% degli utenti. A rivolgersi meno ai centri di ascolto sono soprattutto le donne immigrate anche perché con la crisi sono diminuite le famiglie che si rivolgevano a loro per far fronte al bisogno di assistenza domestica e di cura dei propri cari», ha sottolineato Elisabetta Larovere, redattrice del Rapporto. 

«La crisi è stata un terremoto sociale: ha aperto una faglia dentro la quale sono finiti quelli che avevamo definito equilibristi, persone che stavano sospese sulla soglia delle povertà. Oggi sono proprio loro, in genere italiani ultracinquantenni che stanno facendo più fatica a risalire dal baratro in cui sono caduti – ha sottolineato il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti -. Costoro sono anche le persone che hanno maggiori difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro e per questo vanno aiutate a recuperare il reddito, come si sta iniziando a fare coi nuovi provvedimenti del governo che valuteremo con attenzione. Subito dopo vengono i giovani che hanno lavori tanto precari ed intermittenti che non riescono a sostenere i costi degli affitti, tantomeno accendere un mutuo, specie nelle aree urbane. Per loro andrebbe fatta innanzitutto una politica della casa all’altezza della situazione». 

A margine del convegno rispondendo ai giornalisti Gualzetti ha aggiunto che «se si abbandonano le persone in stato di povertà, saranno queste le prime a cadere nel tranello di chi gli dice che c’è qualcun altro che gli ha portato via il poco che aveva. I centri di ascolto sono oggi 370 in tutta la diocesi e continuano a crescere: il che dimostra la volontà della Chiesa di stare accanto a chi soffre. Ma da soli non possiamo farcela: bisogna che la politica dia le risposte; predicare, invece, la guerra tra i poveri serve solo a far esplodere tensioni e conflitti specie nei quartieri periferici più difficili». 

Affrontando il tema della casa al centro del convegno Pierluigi Rancati, segretario generale Sicet Lombardia ha sottolineato che «secondo i dati del rapporto annuale per l’anno 2015 del Ministero dell’Interno, la Lombardia è la regione che presenta il maggior numero di sentenze di sfratto, il 19% del totale nazionale, ed è anche la regione con il maggior numero di sfratti eseguiti con l’intervento dell’ufficiale giudiziario (il 17,6% del totale nazionale) ed è un dato che non tiene conto dei rilasci spontanei, a fronte delle 61.268 richieste di esecuzione presentate dalla proprietà agli ufficiali giudiziari (il 18% in più rispetto al 2014)». 

In un solo anno, tra il 2014 e il 2015, è cresciuto del 21,3% il numero dei senza tetto che si sono rivolti al SAM, il servizio accoglienza milanese. Un dato che trova conferma a livello nazionale dall’Istat secondo cui proprio nel 2015 è stato registrato il picco più alto degli ultimi 10 anni di povertà assoluta con 4,5 milioni di individui (1 milione e 582 mila famiglie) che non riescono ad accedere al paniere di beni e servizi essenziali. 

Otto anni di crisi, infine, hanno cambiato profondamente la composizione sociale degli assistiti da Caritas Ambrosiana. Per quanto gli italiani rimangano ancora la minoranza degli utenti, il loro numero è cresciuto del 21,6% durante l’intero periodo ed oggi rappresentano ben il 37% degli assistiti. Sono diminuite le donne che passano dal 68,9% nel 2008 al 56,8% del 2015, diretta conseguenza del calo degli stranieri. Inoltre in generale la popolazione che chiede aiuto è invecchiata. Benché la metà degli assistiti dai centri Caritas sia in piena età lavorativa (25-44 anni), la loro presenza all’interno del campione negli otto anni considerati è scesa di 4 punti percentuali, a favore delle classi di età immediatamente successive (45-54 anni e 55-64 anni). In particolare i 45-54enni sono passati dal 19,5% al 23,2%, i 55-64enni dall’8,4% al 12%. 

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