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Papa Francesco: no ai cristiani tiepidi, la loro tranquillità inganna

Pope Francis General Audience October 05, 2016. © Antoine Mekary / ALETEIA

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Domenico Agasso jr - Vatican Insider - pubblicato il 15/11/16
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Il pontefice a Santa Marta: «Né freddi, né caldi», sono convinti di essere ricchi, di avere bisogno di nulla, invece sono miserabili, «nudi» senza accorgersene e non notano le bellezze di DioDio cerca continuamente si svegliare gli uomini dal torpore, dal sonno. Vuole destare le anime addormentate nel tepore. Dunque bisogna guardarsi dal diventare «cristiani tiepidi», perché così si perde di vista il Signore. Papa Francesco rilancia questo ammonimento nell’omelia di questa mattina, 15 novembre 2016, a Casa Santa Marta, come riporta Radio Vaticana. Anche perché, esorta il Pontefice, bisogna essere pronti a discernere quando Cristo «bussa alla nostra porta».

Il Vescovo di Roma si basa sulla Prima Lettura odierna, in cui si legge del rimprovero di Dio ai cristiani «tiepidi» della Chiesa di Laodicea. Il rischio tepore nella Chiesa, per Francesco, c’è oggi come allora. Il Papa mette in evidenza come il Signore usi un linguaggio duro per i «tiepidi», ossia quei cristiani «che non sono né freddi, né caldi». A loro dice addirittura: «Sto per vomitarti dalla mia bocca».

Dio non accetta quella tranquillità «senza consistenza» dei tiepidi. Perché è una «tranquillità che inganna».

Si domanda il Pontefice: «Ma cosa pensa un tiepido? Lo dice qui il Signore: pensa di essere ricco. “Mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla. Sono tranquillo”. Quella tranquillità che inganna. Quando nell’anima di una Chiesa – avverte – di una famiglia, di una comunità, di una persona sempre tutto è tranquillo, lì non c’è Dio».

E ai tiepidi il Papa chiede con forza di non addormentarsi nel tepore, nella convinzione – anche un po’ presuntuosa – di avere bisogno di nulla, di fare male a nessuno.

Il Signore descrive queste persone come infelici e miserabili. Concetti pesanti, severi, ma che non derivano da una sorta di «cattiveria», bensì dall’«amore» di Dio per gli esseri umani: sono stimoli affinché si scopra un’altra ricchezza che solo Lui può donare.

Non è «quella ricchezza dell’anima – precisa – che tu credi di avere perché sei buono, fai tutte le cose bene, tutto tranquillo: un’altra ricchezza, quella che viene da Dio, che sempre porta una croce, sempre porta tempesta, sempre porta qualche inquietudine nell’anima». Francesco consiglia «di comperare abiti bianchi, per vestirti, perché non appaia la tua vergognosa nudità: i tiepidi non si accorgono di essere nudi, come la favola del re nudo che è un bambino a dirgli: “Ma, il re è nudo!”… I tiepidi sono nudi».

Inoltre «perdono la capacità di contemplazione, la capacità di vedere le grandi e belle cose di Dio». Ecco perché Cristo prova a svegliarli, ad aiutarli a convertirsi.

Di più: Dio «sta», è presente, anche «in un’altra maniera: “sta” per invitarci: “Ecco, “sto” alla porta e busso”». Papa Bergoglio sottolinea l’importanza di essere capaci e pronti a «sentire quando il Signore bussa alla nostra porta, perché vuole darci qualcosa di buono, vuole entrare da noi».

Osserva infatti il Vescovo di Roma: ci sono cristiani che «non si accorgono quando bussa il Signore, ogni rumore è lo stesso, per loro». Dunque occorre «capire bene» quando bussa Dio.

Perché Cristo sta davanti a ciascuno anche «per farsi invitare».

Dio «”sta” – ripete – Alza gli occhi e dice: “Ma, vieni, invitami a casa tua”. Il Signore “sta”… sempre “sta” con amore: o per correggerci o per invitarci a cena o per farsi invitare. “Sta” per dirci: “Svegliati”. “Sta” per dirci: “Apri”. “Sta” per dirci: “Scendi”. Ma sempre è Lui».

Francesco propone un esame di coscienza: «Io so distinguere nel mio cuore quando il Signore mi dice “svegliati”? Quando mi dice “apri”? E quando mi dice “scendi”?».

Lo Spirito Santo «ci dia la grazia – conclude – di saper discernere queste chiamate».

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