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Quello che dovrebbero aspettarsi da Francesco le 99 pecore non smarrite

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Tom Hoopes - pubblicato il 15/11/16
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Questo è un grande pontificato… se sei una di quelle che si sono perseCos’ha in mente papa Francesco, e perché fa tanto impazzire i cattolici?

Non era questo il fulcro del simposio su papa Francesco svoltosi la scorsa settimana all’Università Francescana di Steubenville (Ohio, Stati Uniti), ma questa domanda è emersa nel background delle discussioni promosse da oratori come l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, e il sacerdote gesuita padre Robert Spitzer.

Per usare una terminologia politica, il papa sembra aver “offeso la sua base”. Alcuni cattolici presenti al simposio non erano contenti del papa per una serie di ragioni. Le considerazioni sulla forma straordinaria della Messa sono solo l’esempio più recente. Alcuni non amano la sua critica del “proselitismo” senza definire cosa significhi, o i suoi avvertimenti sul rigorismo quando ne vedono ben poco nelle loro parrocchie. Non amano neanche la sua retorica, dal “Chi sono io per giudicare?” alle regole da “mente chiusa”, al non essere “come conigli” e così via.

Sono rimasto abbastanza perplesso da queste dichiarazioni papali da scrivere un intero libro che cerca di arrivare al cuore di queste affermazioni – e le note del simposio elaborate sullo stesso tema.

Forse Francesco sta facendo quello che ha detto Gesù – lasciare indietro le 99 pecore per cercare quella che si è smarrita.

Per la pecora perduta è fantastico; non altrettanto per le 99 per le quali il pastore diventa una figura distante e oscura.

Padre Spitzer, gesuita come papa Francesco, ha parlato in modo da suggerire che la strategia di papa Francesco potrebbe essere proprio questa.

Ci sono tre domande che i gesuiti si pongono ogni anno quando fanno gli esercizi spirituali, ha affermato:

Qual è il più grande bisogno universale per la Chiesa e per Gesù Cristo? Puoi far fronte in qualche modo a questo bisogno? Qualcun altro lo sta facendo? Se sì, lo sta facendo abbastanza bene da far sì che tu lasci stare o devi riempire qualche vuoto?”

Il sacerdote ha immaginato quale sarebbe l’analisi di papa Francesco.

Chiederebbe: “A chi fanno attenzione pochissime persone? Chi viene ignorato e Gesù Cristo non ignorerebbe?”, e la sua risposta sarebbe: “Gli emarginati. Gli alienati. Chi vive nelle periferie. Chi è povero a livello non solo materiale, ma spirituale”.

E sono molti. Ampie fasce di persone hanno liquidato la Chiesa cattolica come del tutto irrilevante. Molti di loro citano la scienza e altri discorsi razionali per dire che la Chiesa non è più importante.

Altri sono alienati dal divorzio. La loro situazione coniugale li tiene lontani dalla Chiesa. Altri non pensano che la Chiesa si preoccupi di quello di cui si preoccupano loro – questioni secolari scottanti come l’ambiente non sembrano importanti per i cattolici.

Papa Francesco, il gesuita, concluderebbe in questo modo parlando della sua priorità: “In primo luogo, prendersi cura di quanti sono alienati dalla Chiesa”.

Poi si preoccuperebbe di agire usando qualsiasi mezzo a sua disposizione, cedendo su ogni punto non essenziale che gli impedisce di comunicare Gesù Cristo a coloro che ha bisogno di raggiungere.

Padre Spitzer ha citato il principio gesuita dell’inculturazione ricordando padre Matteo Ricci, che si vestiva come un cinese e ha adottato qualsiasi costume ha potuto per integrarsi tra coloro che sperava di convertire. Pensiamo anche ai gesuiti del film Mission.

Questo approccio viene adottato anche da papa Francesco nella Laudato Si’.

“Papa Francesco sta citando scienziati che io non citerei mai. Alcuni sono manifestamente atei e manifestamente agnostici. Si legge questo e si pensa: ‘E i nostri scienziati?’”, ha commentato il sacerdote. Il papa affronta poi tutti i tipi di questioni pratiche che non sono oggetto vero e proprio del Magistero, come il riscaldamento globale.

Perché? Vuole raggiungere le persone che hanno trovato semplice il fatto di liquidare la Chiesa. “Non si può liquidare la Chiesa come un’argomentazione fittizia quando la Chiesa cita i tuoi scienziati e abbraccia le tue argomentazioni”, ha detto padre Spitzer.

L’intervento dell’arcivescovo Chaput ha avuto un taglio simile, citando Martin Luther King, Jr.

“Martin Luther King, Jr. ha detto ai suoi seguaci che volevano cambiare il mondo che è importante amare i propri nemici in modo tale che sappiamo che li amiamo”, ha dichiarato.

Se non facciamo questo, rischiamo di rendere la Chiesa un “bozzolo esclusivo di persone che la pensano allo stesso modo”.


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Entrambi gli interventi hanno tuttavia sottolineato il grande rischio insito in questo metodo: quando si cede su ciò che non è essenziale, si rischia di perdere ciò che è davvero fondamentale.

“La verità senza amore è un’arma, e l’amore senza verità non è vero amore, ma un sentimento che dura solo fino a quando durano i sentimenti di una persona”, ha avvertito l’arcivescovo Chaput.

Tutto questo dove porta i cattolici che si sono sentiti offesi dal papa?

È nostro compito continuare a proclamare con vigore la verità per come la conosciamo, di modo che non si perda mai, ma non ci possiamo aspettare un trattamento diverso da papa Francesco.

Ci sentiamo lasciati indietro, perché lo siamo. Il pastore è via, a cercare la pecora smarrita, confidando nel fatto che noi resteremo lì.

Preghiamo per il suo successo, e aiutiamolo ad accogliere chiunque possa portare tra noi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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