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Come mio marito ed io abbiamo imparato a litigare bene

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Dena Dyer - pubblicato il 10/11/16
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Dopo 20 anni siamo ancora sposati, continuiamo a discutere… e ad essere molto feliciQuando mio marito Carey ed io eravamo appena sposati odiavo il conflitto. Lo temevo. Eravamo stati ottimi amici prima di fidanzarci, e pensavo che questo volesse dire che non avremmo discusso neanche una sola volta da sposati. Non c’era dubbio, pensavo, che se ci amavamo abbastanza e comunicavamo bene avremmo potuto evitare il conflitto. Ingenua, vero?

Quando, ovviamente, discutevamo, io facevo un passo indietro e mi chiudevo in me stessa. Il mio rifiuto di partecipare alla discussione faceva sì che Carey si sentisse rifiutato, e così lui continuava a cercare di interagire. Parlava a voce più alta e si avvicinava di più a me. Allora io mi chiudevo, fisicamente, nella nostra camera da letto e rifiutavo di parlare con lui. Rimaneva arrabbiato e risentito, soprattutto se io andavo a dormire senza cercare di risolvere il problema. Basta dire che i primi anni di matrimonio sono stati difficili.

Ad ogni modo, non era tutto perduto. Lo scorso anno abbiamo festeggiato i 21 anni di matrimonio. Siamo arrivati tanto lontano perché nessuno dei due era disposto ad abbandonare, e perché abbiamo scoperto una combinazione di amore incondizionato, accompagnamento cristiano, pura e semplice testardaggine e la grazia di Dio.

Una delle cose fondamentali che abbiamo imparato a migliorare dopo quei primi anni è stata come litigare in modo più produttivo. Abbiamo iniziato a vedere il conflitto come un’opportunità.

Le discussioni appaiono sempre quando due persone sono coinvolte in un rapporto a lungo termine. Dopo tutto siamo umani, ciascuno ha i propri difetti, le proprie stranezze e le proprie abitudini fastidiose. Il conflitto, però, può portarci a un maggiore livello di intimità con il nostro coniuge.

1. Connessione all’interno del conflitto

Se possiamo imparare a evitare comportamenti come il sarcasmo, interrompere l’altro e alzare gli occhi, possiamo anche imparare a comunicare in modo più efficace. Durante le discussioni, è importante dare spazio al partner perché esprima i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni.

Anche se si è in disaccordo radicale con il punto di vista del partner, c’è molissimo da guadagnare solo ascoltando e anche ripetendo a voce alta ciò che questi ha appena detto (vi sorprenderete: anche quando credete di ripetere quanto avete ascoltato parola per parola, non suona sempre uguale a quando lo ha detto il partner!)

Leslie Vernick è un’operatrice sociale clinica, coach di coppie e autrice di sette libri, tra i quali The Emotionally Destructive Marriage [Il matrimonio emotivamente distruttivo]. Nel suo blog, Leslie ha risposto a una lettrice che aveva problemi di comunicazione nel suo matrimonio con questo consiglio:

“È importante che tu sia capace di esprimere le tue necessità e i tuoi desideri senza giudicare l’altro né accusare. Ad esempio, potresti dire ‘Mi manca parlare con te’ o ‘Vorrei che passassimo un po’ di tempo insieme questo fine settimana facendo qualcosa di divertente’. Suona molto diverso da ‘Non hai mai tempo per me’ o ‘Anteponi sempre i tuoi amici a me’. Le prime due frasi generano una risposta più positiva e conciliante, le ultime due suscitano una risposta difensiva che è probabile porti a un ulteriore allontanamento e al ritrarsi in sé. Quando ti senti male e inizi a insistere e lui continua ad evitarti, resti con un senso di abbandono e di mancanza d’amore”.

Quando entrambi gli sposi si sentono rispettati e amati, la coppia può avanzare verso una soluzione soddisfacente per entrambe le parti.

Mio marito lo esprime così: “Cerco di pensare: ‘Questa discussione che stiamo iniziando Dena ed io è volta a produrre i risultati desiderati?’ In altre parole, è davvero utile o siamo solo entrati in un circolo emotivo di sfinimento?”.

2. Trovare il punto intermedio

Un altro modo per avere una discussione giusta è trovare un compromesso in un punto intermedio.

Ad esempio, nei primi anni di matrimonio Carey voleva discutere fino a quando non arrivavamo a un accordo, anche se la discussione doveva durare delle ore. Io, invece, volevo parlare del conflitto, poi pensare alla questione a livello individuale e riprendere l’argomento dopo aver ponderato le mie idee e raggiunto una qualche chiarezza.

Dopo alcuni anni di scontri provocati dalle nostre differenze, abbiamo trovato un compromesso che ha funzionato. Abbiamo deciso di non andare mai a dormire quando siamo arrabbiati, ma anche di rimandare certe discussioni se io ero troppo stanca e costernata per poter continuare.

3. Tenere a freno la lingua

Se vogliamo che il nostro matrimonio prosperi, dobbiamo anche imparare a tenere a freno la lingua. Uno dei problemi principali durante le discussioni è che la nostra tendenza umana ci porta in primo luogo a parlare (spesso senza filtri) per far ascoltare la nostra posizione.

Deb De Armond, coautrice con il marito Ron del libro Don’t Go to Bed Angry: Stay Up and Fight! [Non andare a dormire arrabbiato: resta alzato e litiga!], afferma che “in Giacomo 3, 2 si legge ‘Tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo’. Col passare degli anni, sono diventata più consapevole della necessità di fare attenzione alle conversazioni con Ron quando sorge un conflitto, soprattutto perché lo Spirito del Signore è stato persistente nella sua opera di segnalare opportunità perdute, piccoli scivoloni e importanti lapsus della lingua”.

Sono molto grata a Deb per la sua prospettiva. Navigare negli alti e bassi del matrimonio può essere stressante, e a volte perdiamo la pazienza e diciamo cose che feriscono. Se non facciamo attenzione, quelle azioni possono diventare un’abitudine.

Quando uno o entrambi i membri della coppia liberano troppo la lingua e perdono l’autocontrollo, l’atmosfera diventa tesa e perfino tossica. Crescono allora il risentimento e il rancore, si allontana il perdono e si instaura l’amarezza.

Mio marito ed io diciamo ai nostri due figli che solo perché qualcosa è difficile non significa che non sia buono.

Fare attenzione a ciò che si dice è più facile a dirsi che a farsi, ma non siamo soli. Avete una natura sarcastica? Pregate chiedendo aiuto per riuscire a mordervi la lingua durante un conflitto e cercare di trovare un’altra via d’uscita, più salutare, per questo aspetto della vostra personalità.

Una delle prime cose che mi hanno attirato in mio marito è stato il suo senso dell’umorismo. Non prendeva mai in giro nessuno più di se stesso. Ammiravo questo fatto in lui allora e ne sono ancor più grata ora.

Forse avete dei problemi per il fatto di essere troppo musoni, e allora la prossima volta che iniziate a ricordare al vostro coniuge qualcosa che ha dimenticato di fare respirate a fondo, recitate una rapida preghiera e scrivete semplicemente il vostro promemoria su un pezzetto di carta. Includete frasi come “Per favore”, o “Ti sarei molto grato/a se…”. Poi collocate il biglietto in un luogo in cui il vostro coniuge possa vederlo. Se volete, aggiungete un cioccolatino o un regalino.

4. Cambio di traiettoria

Cambiare le abitudini negative nella comunicazione è difficile, soprattutto quando mettiamo in atto questi comportamenti fin dall’infanzia. La cosa certa è che il matrimonio a volte può essere difficile, ma come diciamo ai nostri figli Carey ed io, solo perché qualcosa è difficile non significa che non sia buono. Tutto ciò che vale la pena – paternità, lavoro, amicizia, ministero, servizio, salute… – contiene un elemento di difficoltà.

Quando lo permettiamo, Dio ci viene incontro a metà strada dei nostri problemi. Quando chiediamo aiuto ce lo offre. Usa anche i momenti difficili per sviluppare il nostro carattere e insegnarci lezioni che abbiamo bisogno di imparare. Non è divertente che la nostra volontà si arrenda, ma il risultato – pace, prospettiva e pazienza rinnovate – vale sempre la pena.

Le ricompense per il fatto di lavorare a favore di un matrimonio salutare sono poi enormi, non solo per noi, ma anche per le generazioni future.

Psicologi come i dottori Howard Markman, John Gottman e altri hanno compiuto studi scientifici con le coppie negli anni Settanta e Ottanta e hanno scoperto che “la qualità dell’interazione tra mariti e mogli era altamente predittiva di difficoltà matrimoniali o di divorzio”.

La ricerca dei dottori ha segnalato che le coppie che interagivano – e reagivano – spesso in modo negativo avevano matrimoni problematici. Questi standard di comportamento indicavano anche un altissimo livello di futuri problemi nella relazione, incluso il divorzio. Un estratto importante degli studi è questo: “L’interazione negativa si considera un fattore di comportamento dinamico che le coppie possono cambiare per migliorare le loro possibilità di rimanere insieme”.

Se un matrimonio duraturo e pieno di sostegno reciproco non è un incentivo per “litigare bene”, non so cosa potrebbe esserlo. Perché rimanere insieme è proprio una delle ragioni per le quali ci siamo sposati.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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