La “bambina miracolo” è sopravvissuta nella bustina di un paninoNon è stato un anno facile per questa bambina britannica. Quando è nata, i dottori l’hanno messa nella busta di un panino per tenerla al caldo, una decisione fondamentale per la sua sopravvivenza.
Pixie ha deciso di dover lottare, ed eccola qui. Nata a 28 settimane pesando 500 gr., la sua sopravvivenza era considerata a rischio. Ma con l’impegno dei medici e la sua straordinaria voglia di vivere, la piccola è riuscita a compiere un anno, arrivando a pesare oltre 3 kg.
È stata chiamata ‘bambina miracolo’, e la sua storia è diventata molto conosciuta. Ci sono molti altri casi simili al suo, seppur non sia una situazione comune, spiega il dottor Máximo Vento, presidente della Società Spagnola di neonatologia: “Che un bambino di 500 grammi sopravviva dipende soprattutto dalla sua maturità. Se è sviluppato coerentemente con i mesi di gravidanza, è quasi impossibile che sopravviva. Se invece il bambino è più maturo, ma un problema alla placenta gli ha impedito di prendere peso, potrebbe avere una percentuale di sopravvivenza del 35-40% se ha 25-26 settimane; a 28 settimane, seppur pesi soltanto 500 grammi, possono esserci buone aspettative”.
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Discorso a parte va fatto per le conseguenze che soffriranno questi bambini nati prematuramente: “A 28 settimane il polmone non è ancora ben sviluppato, la sua capacità di respirare è scarsa. E che dire dell’alimentazione? All’inizio si deve procedere con la nutrizione parenterale e poi – nel tempo, e molto gradualmente – con quella enterale, sia con il latte materno che con quello della Banca del latte”.
Vento precisa anche che “si tratta di ricoveri molto prolungati e, se la malnutrizione è eccessiva, possono verificarsi problemi secondari”.
Saranno normali i bambini nati in queste condizioni? Máximo Vento sostiene che “a un anno non è possibile considerare superato ogni problema. A due anni i bambini vanno sottoposti a degli esami di controllo, prima di entrare nell’età scolare. Raggiunta la quale devono continuare ad essere monitorati, perché alcuni problemi – come l’iperattività – non si riscontrano prima degli 8 anni d’età”.
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