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Siamo spettatori passivi nella lotta contro l’oscurità?

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Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 09/11/16
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Fare il Segno della Croce vuol dire essere pronti a perdere tutto, pur di vincere il male. Tutto, persino la nostra vita“Sta per giungere la fine del mondo, e io voglio fare la mia parte!”. Oppure, più teologicamente, “Cos’è l’Apocalisse? E come posso contribuire?”

In questo momento mi vengono in mente pestilenze, carestie, guerre e morti. E non soltanto perché sto scrivendo queste righe la notte prima delle elezioni statunitensi. Ho appena letto “Unveiling the Apocalypse” e “The Five Beasts of St. Hildegard: Prophetic Symbols of Modern Society.” E avvicinandoci alla fine dell’anno liturgico, il tono apocalittico delle letture della Messa fa presagire che la gloria sarà preceduta da oscurità e sventura.

Ma non farò speculazioni sulla conversione della Russia o sul significato dei recenti terremoti, né interpreterò l’ascesa del nuovo presidente americano come un segno della misericordia di Dio o del Suo castigo. Voglio soltanto condividere con voi dei pensieri che spero possano ispirarvi e farvi riflettere.

Noi cristiani sappiamo che: 1) Siamo mortali; 2) Gesù Cristo tornerà nella gloria. Non possiamo evitare nessuna di queste due cose. Come dobbiamo dunque condurre le nostre vite?

La Chiesa ci insegna che il miglior modo per raggiungere la santità è compiere i nostri doveri in questa vita, al meglio delle nostre capacità e mostrando grande amore. Facile a dirsi, un po’ più complicato a farsi.

Non possiamo vivere la nostra vita ed essere pronti a qualsiasi possibile evenienza. Non possiamo contemporaneamente prepararci ad una guerra nucleare, all’inflazione estrema e ad un’invasione aliena. Possiamo, però, essere dei fedeli amministratori delle persone, delle verità e dei beni a noi affidatoci. E farci trovare pronti – che il Signore venga a prenderci singolarmente con la morte, o che ci accolga nel Suo trionfante ritorno – in modo che Lui possa compiacersi in noi. E cosa c’è meglio di questo?

Nella mia infanzia Gesù mi è stato presentato come un supereroe. Tutto ciò che dovevamo fare era evitare il peccato mortale, aspettare il ritorno di Gesù, e poi Lui avrebbe sistemato le cose e fatto fuori i cattivi. In Malachia 3:19-20 leggiamo: “Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà – dice il Signore degli eserciti – in modo da non lasciar loro né radice né germoglio”. Questo dovrebbe risolvere la questione, no? Dio sta per venire a far fuori i cattivi; quindi non dobbiamo fare altro che tenere a bada i nostri peccati, e poi Dio brucerà tutto il male.

Ora, questo punto di vista ha un certo fascino, soprattutto per chi è incline ad essere più scrupoloso che coraggioso. Ma le cose non stanno esattamente così. E ne è la prova il Segno della Croce. Scrive John Senior: “Farsi il Segno della Croce è pericoloso, perché significa: ‘Sono disposto a morire in questo modo’ . I cattolici non fanno il Segno della discesa della Colomba, né il Segno della Stella della Speranza, né qualsiasi altro segno”.

Chi si fa il Segno della Croce dichiara, davanti a Dio e al mondo, che non sarà uno spettatore passivo nella guerra contro le tenebre. Il Segno della Croce rivela che l’unico modo per avere la vittoria è essere disposti a perdere tutto – persino la stessa vita – pur di non permettere al male di avere dominio su di noi. Sì, alla fine vincerà Nostro Signore, ma le moltitudini di cristiani morti prima di noi ci ricordano che non necessariamente Cristo tornerà nella gloria prima della nostra morte.


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C’è una guerra tra la Cultura della Morte e la Cultura della Vita. Lo Stato ha dichiarato che la Chiesa non è la benvenuta. Coloro che dovrebbero saperne di più etichettano come “cristiano” qualcosa che nessun Apostolo avrebbe mai riconosciuto come tale. Sta andando tutto a rotoli? Scrive William Barclay: “Se il messaggio cristiano è vero, il mondo non sta per disintegrarsi, ma per essere consumato”.

La nostra speranza è nello scegliere di essere pronti per Dio, senza alcuna riserva. Pronti ad accoglierLo e a cooperare con Lui, nei tempi e nei modi che Lui sceglie. Sarebbe invece una pia illusione (che poi diventerà una delusione) pensare che tutto andrà bene pur non facendo niente, perché tanto siamo delle bravissime persone. Questa pia illusione coincide con il desiderio più ardente che ha satana.

Per amore verso Dio e il nostro prossimo, dobbiamo agire con coraggio contro il peccato, contro il male. Iniziando dal peccato che dimora nel nostro cuore. Dobbiamo iniziare, tutti quanti, a guardarci allo specchio.

Da adesso fino all’Avvento, preghiamo per ottenere tre grazie. In primo luogo preghiamo per ricevere onestà, in modo da poter riconoscere la radice del peccato che è nei nostri cuori. In secondo luogo preghiamo per ricevere chiarezza, in modo che il male attorno a noi possa essere identificato e chiamato per nome. In terzo luogo preghiamo per ricevere coraggio, in modo che chi fa il Segno della Croce possa rimanere fedele. Fedele fino alla morte, oppure fino al glorioso ritorno di Cristo.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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