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Fidanzati, 10 domande da porvi prima di sposarvi!

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Catholic Link - Aleteia Team - pubblicato il 07/11/16
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Ci sono conversazioni che non possono essere rimandate al futuro Quando papa Francesco ha affermato che gran parte dei matrimoni sacramentali è nullo, non pochi cattolici hanno ammesso di pensarci già da tempo.

Lavorando nel campo della consulenza familiare, intervistando coppie in crisi e valutando come e perché si sono sposate, constato spesso che molte volte marito e moglie considerano il sacramento una semplice benedizione, più un costume sociale che una realtà soprannaturale.

Di fronte all’enorme quantità di matrimoni in crisi, è il caso di chiedersi se tutte quelle coppie sono davvero “sposate come Dio comanda”. La risposta alla crisi può risiedere proprio in questo, nella mancanza di una comprensione reale degli effetti del sacramento per i coniugi e i figli.

Oltre a non sapere cosa sia il matrimonio, un altro problema generalizzato alla base delle crisi matrimoniali è la mancanza di conoscenza reciproca tra i coniugi. Si sposano perché sono innamorati, e quando la passione svanisce vogliono “disposarsi”. Non sanno semplicemente che fare di quel rapporto diventato “strano”.

Per tutto questo, insieme a un denso rafforzamento della catechesi prematrimoniale e successiva al matrimonio, gli sposi hanno bisogno di dialogare per prevenire e minimizzare il rischio delle crisi.

In questo senso, ci sono domande da porre chiaramente prima del matrimonio, che altrimenti potrebbe essere addirittura nullo! Eccone 10:

1. Comprendiamo davvero il dono e il mistero del sacramento del matrimonio?

Il matrimonio è un sacramento, ovvero un segno sensibile ed efficace della grazia. E qual è la grazia propria del sacramento? Il perfezionamento dei coniugi! Ciò non vuol dire che l’obiettivo di un coniuge sia perfezionare l’altro, ma che ogni coniuge conta sull’aiuto di una grazia speciale di Dio, che è la grazia propria del sacramento del matrimonio, per perfezionare se stesso in relazione al coniuge. Tutti vogliono sposarsi con il partner perfetto, ma pochissimi sono disposti a trasformarsi nel partner perfetto per il proprio coniuge. È proprio in questo che aiuta la grazia sacramentale!

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2. Siamo davvero impegnati?

Il fidanzamento è il periodo privilegiato di preparazione al matrimonio, e questa preparazione è per essere fedeli, amare e rispettare nella salute e nella malattia, nella prosperità e nell’avversità, per sempre (o almeno “per tutti i giorni della mia vita”). Questa ferma volontà di assumere l’impegno per sempre dev’essere un tema di conversazione obbligatoria prima di prendere la decisione di sposarsi. Poi, quanto arriveranno le difficoltà (e arriveranno), ci sarà forza per affrontarle grazie alle basi su cui é stata presa quella prima decisione: “Le supereremo, perché siamo determinati a perseverare nel nostro matrimonio per sempre”.

3. Com’è la nostra amicizia?

Sembra incredibile, ma poca gente vede il proprio futuro coniuge come il suo “migliore amico”. Ci sono molte idee superficiali e infondate sul presunto “rischio” che l’amicizia “spenga la passione”. È evidente che l’amicizia coniugale sia un tipo di amicizia particolare, ma ha molte caratteristiche in comune con l’amicizia intesa in senso “comune”: anch’essa ha bisogno di essere arricchita tutti i giorni, coltivata mediante il dialogo, l’attenzione, la gentilezza, la fiducia. E dopo il matrimonio bisogna coltivare questa amicizia ancor più intensamente!

4. Quanti figli avremo?

Tema fondamentale! E ancor di più: come li educheremo? Come li formeremo nella vita cristiana? E se non riuscissimo ad avere figli? Li adotteremo? Quanti?
Queste domande portano a un’altra ugualmente essenziale: la visione della sessualità matrimoniale.

5. Comprendiamo la sessualità all’interno del matrimonio?

Può essere una questione difficile da affrontare per alcuni fidanzati prima del matrimonio, ma è fondamentale! Bisogna studiare, comprendere e saper spiegare gli insegnamenti della Chiesa relativamente alla trasmissione della vita. La serie di catechesi di San Giovanni Paolo II che compone la cosiddetta “Teologia del Corpo” è straordinaria. Se non è possibile conoscerla a fondo, è necessario almeno leggere cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla sessualità. Il suo rapporto diretto con la virtù della castità è un altro elemento essenziale da comprendere, perché è molto comune cadere nell’errore di interpretare la castità come assenza di una sessualità attiva, mentre in realtà la castità è il modo cristiano di orientare e vivere la dimensione sessuale umana, e non la negazione del sesso. Questa comprensione è imprescindibile perché non solo si sappia aspettare fino al matrimonio per esercitare cristianamente la sessualità coniugale, ma anche perché si capisca come e perché aspettare.

6. Come proteggeremo il nostro matrimonio dall’infedeltà, dalla pornografia e dalle altre tentazioni collegate al vivere la sessualità?

La castità coniugale può e dev’essere scoperta e coltivata prima del matrimonio, e parlare di queste minacce contro di lei aiuterà a prevenire e perfino a “blindare” il matrimonio. Viviamo in un’epoca ipersessualizzata, che banalizza i rapporti affettivi e attacca il matrimonio con una valanga di pornografia dalla quale è praticamente impossibile allontanarsi completamente. Il ricorso frequente ai sacramenti e la conversazione aperta e trasparente come coppia aiutano ad affrontare gli attacchi con meno rischi.

7. Come rapportarsi alle proprie famiglie?

Nella Genesi, nei Vangeli e nella Lettera di San Paolo agli Efesini, la Bibbia ripete questa idea almeno tre volte: “Per questo, l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie”. Mantenendo sempre il dovuto rispetto e l’affetto per i genitori e i familiari, una distanza salutare ed equilibrata è necessaria per cementare la pace coniugale. Non si tratta, ovviamente, di abbandonare i genitori, ma di difendere l’intimità della coppia da eventuali intromissioni.

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8. E le finanze?

È un altro tema delicato, ma che proprio per questo va affrontato prima del matrimonio per evitare conflitti. Se i fidanzati vogliono vivere un progetto in comune, devono stabilire insieme a cosa vogliono dare priorità con le loro risorse materiali. Le risorse che verranno dedicate alla famiglia sono della famiglia, non di ogni coniuge: ciascuno, quindi, dovrà rinunciare a certe abitudini della vita da single.

9. Come reagiremo quando avremo delle discussioni?

È importante conoscere il temperamento e il grado di autocontrollo sia proprio che del futuro coniuge. Bisogna sapere quali sono gli “indici” di rancore, violenza, capacità di perdono… I disaccordi sorgeranno quasi inevitabilmente nella vita da sposati, e per superarli i due coniugi devono saper cedere, ascoltando e comprendendo l’altro – e comprendendo anche le circostanze che possono portare ai disaccordi.

10. Come vivremo la nostra vita di preghiera?

“La famiglia che prega unita rimane unita”. Il dialogo tra i coniugi sarà tanto più solido quanto più è solido il loro dialogo con Dio, sia personale che di coppia. Ed è molto importante abituarsi fin dal fidanzamento a conversare insieme con Dio. Più staremo vicini a Dio, più i coniugi saranno vicini l’uno all’altro. Promuovendo la vita di preghiera, la partecipazione alla Santa Messa e una vita piena di integrazione nella Chiesa, la casa della nuova famiglia si trasforma in “Chiesa domestica” in cui i figli consolidano una fede sicura e forte – e anche i loro genitori!

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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